CBDC, ecco cosa sono le valute digitali delle banche centrali

Le cosiddette CBDC o valute digitali delle banche centrali promettono di combinare i trasferimenti di denaro elettronico peer-to-peer delle normali criptovalute con il peso economico e la stabilità delle valute legali.

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a cura di Alessandro Crea

Le valute digitali delle banche centrali, o CBDC, non sono altro che versioni digitali della valuta fiat di uno Stato. Sono dunque concettualmente simili alle cosiddette stablecoin, che sono ancorate a un rapporto 1: 1 con una particolare valuta fiat. Ma le stablecoin come Tether (USDT) sono gestite da entità private che detengono liquidità emessa dalla banca centrale o equivalenti in contanti. Detengono tali attività in modo che le loro stablecoin possano riflettere il valore esatto delle valute legali. Tuttavia differiscono anche dalle normali valute fiat, in quanto le banconote fisiche nel portafoglio non soddisfano il criterio della "forma digitale" e il denaro che muoviamo digitalmente attraverso le banche è in realtà una serie di depositi elettronici sostenuti dalle attività delle banche commerciali.

Il Fondo Monetario Internazionale considera invece le CBDC come una nuova forma di denaro, caratterizzata da forma digitale, emissione dalla banca centrale di un Paese e funzionamento comparabile a quello di una vera e propria moneta a corso legale. Bitcoin, la più importante criptovaluta mondiale, soddisfa due dei criteri di cui sopra: è digitale e ora funge da corso legale in El Salvador. Ma Bitcoin non ha nulla a che fare con il "CB" in CBDC. Non è emesso dalla Central Reserve Bank di El Salvador, anche se la banca estraesse Bitcoin in massa, ciò non conterebbe come "emissione di denaro".

La Banca dei Regolamenti Internazionali cita tre ragioni per il recente aumento delle CBDC nel suo rapporto annuale (giugno 2021): l'attenzione intorno a Bitcoin e altre criptovalute, il dibattito sulle stablecoin e l'ingresso delle Big Tech nella finanza. Le preoccupazioni per l'invasione delle grandi aziende tecnologiche nella finanza, come ad esempio la stablecoin sostenuta da Facebook, sono riprese anche dalla Banca centrale europea (BCE), tanto da affermare in un recente rapporto del giugno scorso che i governi che evitano di introdurre CBDC potrebbero dover affrontare minacce ai loro sistemi finanziari e all'autonomia monetaria da "giganti tecnologici stranieri che potenzialmente offriranno valute artificiali in futuro".

Attualmente ci sono già 81 Paesi, tra cui autorità monetarie come l'Unione Europea, che perseguono un progetto CBDC in un modo o nell'altro, rappresentando così circa il 90% del PIL globale. Solo cinque di loro però hanno già lanciato una CBDC, tutte nazioni insulari caraibiche: Bahamas, Saint Kitts e Nevis, Antigua e Barbuda, Santa Lucia e Grenada. La maggior parte degli altri Paesi – 32 – sono invece ancora in una fase di "ricerca". È in questa fase che le banche centrali cercano di capire di cosa si tratta e se vogliono effettivamente avere una CBDC, come sta accadendo ad esempio negli Stati Uniti, che hanno mantenuto un basso profilo sulle proprie esplorazioni digitali in dollari.

Altri 16 Paesi invece sono nella fase di "sviluppo". Ad aprile scorso ad esempio, la Banca del Giappone ha lanciato la prima fase di uno studio di fattibilità per il suo yen digitale, che durerà un anno prima di ulteriori studi. Nel frattempo, la Corea del Sud sta andando avanti a tutto vapore, con la sua CBDC che dovrebbe passare alla fase pilota a partire dal mese scorso. 14 Paesi infine sono ora nella fase pilot, avendo già sviluppato una CBDC in fase di test nel mondo reale. è il caso della CBDC cinese, lo yuan digitale, utilizzato in oltre 70,75 milioni di transazioni, pari a 34,5 miliardi di yuan o 5 miliardi di dollari, alla fine di giugno scorso. Altri Paesi con progetti pilota sono  la Svezia, la Cambogia e l'Ucraina.

Tuttavia, alcuni hanno sollevato preoccupazioni sulla privacy delle CBDC, in quanto rappresentano un'opportunità per gli Stati di tenere sotto controllo i flussi monetari a livello macro e, più problematicamente, a livello individuale. Mu Changchun, direttore del Digital Currency Research Institute della People's Bank of China, ha già dichiarato che lo yuan digitale avrà "un anonimato limitato", con piccoli pagamenti legati ai numeri di telefono degli utenti e pagamenti più grandi che richiedono dati più estesi.