Messenger, Facebook sta testando la cifratura end-to-end per le chiamate

Stando a quanto scoperto da una ricercatrice nel codice dell'app Messenger, Facebook starebbe testando la cifratura end-to-end per chiamate e videochiamate tramite Messenger, ma solo nella modalità Conversazioni Segrete.

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a cura di Alessandro Crea

Conversazioni Segrete di Messenger potrebbe presto arricchirsi di nuove funzionalità. Stando infatti a quanto riportato dalla ricercatrice Jane Manchun Wong, nel codice di Messenger ci sarebbero le prove del fatto che Facebook stia testando la cifratura end-to-end per chiamate e videochiamate, ma appunto solo in modalità Conversazioni Segrete.

È anche importante notare appunto che attualmente questa modalità prevede lo stesso tipo di cifratura esclusivamente per i messaggi e che tra tutte le app di Facebook WhatsApp è l'unica ad offrire come modalità predefinita di base una cifratura end-to-end di messaggi, chiamate e videochiamate, mentre Messenger, anche nel caso in cui la nuova funzione dovesse arrivare ufficialmente, la offrirebbe solo in modo limitato, attivando Conversazioni Segrete.

L'argomento comunque è assai delicato, perché com'è noto la funzione di cifratura è dibattuta in quanto, se da una parte aumenta la sicurezza degli utenti garantendo che neppure l'azienda che eroga il servizio possa sapere cosa viene comunicato e scambiato tra gli utenti, dall'altra offre uno strumento di comunicazione sin troppo accessibile ed efficace per criminali di vario tipo e terroristi, tagliando fuori qualsiasi agenzia governativa dalla possibilità di accedere a messaggi e conversazioni, sia retrospettivamente, ad esempio una volta entrata in possesso dello smartphone di un sospettato, sia in maniera preventiva.

Il rovescio della medaglia purtroppo consiste nel rischio di controllo di massa da parte delle agenzie stesse. Non è un caso se proprio in questi giorni WhatsApp ha denunciato la società israeliana di cybersicurezza NSO Group per aver impiegato la sua tecnologia di spionaggio al fine di controllare 1400 persone in 20 Paesi, attraverso la popolare app di instant messaging.

Insomma sembra proprio che chiunque voglia i nostri dati, i provati come risorsa per i propri affari, i governi per proteggere i propri interessi. Quel che forse manca è un quadro normativo chiaro, in grado di armonizzare le esigenze di tutti, garantendo la giusta privacy ai cittadini, i guadagni alle aziende e la possibilità di prevenire i crimini ai governi nazionali.