Emissioni: la Francia non approva l'Euro 7

Lo standard Euro 7 potrebbe avere conseguenze distruttive per l'intera industria automobilistica. Il parere del ministro dell'economica francese mette in dubbio la validità dei limiti fissati dall'unione europea, impossibili da rispettare anche secondo i costruttori.

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a cura di Tommaso Marcoli

Il passaggio allo standard Euro 7 per le emissioni inquinanti, non è visto di buon occhio dalla maggior parte dei costruttori di automobili. Sin dalla sua prima formulazione, sono state numerose le voci di dissenso, alle quali oggi si aggiunge l'autorevole presa di posizione da parte del governo francese, per mano del ministro dell'economia Bruno Le Maire. Quest'ultimo avrebbe bocciato l'introduzione dei nuovi limiti fissati dall'Unione Europea.

Secondo il ministro, allo stato attuale l'introduzione di un simile regolamento risulterebbe distruttiva per l'intera industria automobilistica. La transizione verso una mobilità sostenibile rimane sicuramente l'obiettivo da perseguire a lungo termine, si tratta tuttavia di un percorso complicato, che richiede dialogo tra istituzioni e costruttori. Imposizione arbitrarie rischierebbero di compromettere l'integrità di un settore industriale che occupa migliaia di lavoratori.

In termini concreti, il ministro francese (in un'intervista rilasciata al quotidiano Le Figaro) anticipa che entro il 2030 potrebbero essere persi 50 mila posti di lavoro, con una crisi che coinvolgerebbe in particolare il settore della componentistica. Uno scenario da scongiurare. Proprio per questo è auspicabile un confronto e un dialogo con tutti gli attori coinvolti: dalla politica all'industria.

Dello stesso avviso è Carlos Tavares, manager del gruppo Stellantis, il quale ha francamente ammesso l'impossibilità da parte dei costruttori di automobili di rispettare in così poco tempo i parametri sulle emissioni Euro 7. O meglio, per farlo sarebbe richiesto il completo e irreversibile abbandono al motore a combustione interna, soluzione al momento non percorribile viste ancora le numerose difficoltà del passaggio alla mobilità elettrica.

Se le nuove disposizioni dovessero trovare concreta realizzazione, alcuni costruttori potrebbero smettere per sempre di progettare e realizzare motori a combustione, come nel caso di Audi. Lo scenario, però, è da evitare: la riconversione degli impianti e la diffusione di auto elettriche in massa non può avvenire così rapidamente. Deve essere dato tempo alle società di prepararsi, con investimenti e programmi specifici.

Nel caso di Stellantis, per esempio, è stato già avviato un programma di sviluppo che prevede la progettazione, la costruzione e lo studio di componenti, motori e batterie sul territorio francese. Entro il 2023 sarà operativa l'enorme fabbrica da 5 miliardi di euro realizzata in collaborazione con Total, qui si produrrà la maggior parte delle batterie che andranno ad alimentare la flotta di nuova generazione del gruppo. Un'occasione per mantenere posti di lavoro e offrire una soluzione concreta al problema delle emissioni, ma che richiede tempo per essere attuata.