Prova, Mazda MX-5: la sportiva che mette tutti d’accordo

In produzione ormai da oltre 30 anni e giunta alla quarta generazione (denominata ND) nel 2015, la Mazda MX-5 è una delle spider più longeve e famose al mondo, disponibile ora in due motorizzazioni. Abbiamo provato la variante con tetto in tela e motore da 1,5 litri.

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a cura di Federico Vecchio

Per i pochi che non la conoscono, Mazda MX-5 è una spider due posti giapponese in commercio dal 1989 e che ha negli anni fatto innamorare e divertire chiunque abbia potuto salirci; la filosofia è sempre la stessa, semplicità, anche se i tecnici giapponesi hanno dedicato enorme impegno per renderla l’icona che conosciamo oggi. Rinomata in tutto il mondo come Miata, ad oggi ne sono state commercializzate quattro versioni; la prima ha visto la luce nel 1989 ed è chiamata NA e la si riconosce per i fari popup, a seguire sono arrivate la NB, poi la NC ed infine la ND, oggetto di questa prova.

Prima di iniziare questa prova però, ci tengo a sottolineare che l’ho vissuta in maniera più personale e approfondita del solito; questo perché oltre ad essere un appassionato di automobili sono un fiero possessore di MX-5, prima con NBFL 1.8 Sport e ora con NC RC 2.0. Questa prova per me era molto più di un semplice test, ho potuto assaporare con mano l’evoluzione tecnologica adottata da Mazda e le similarità - o diversità - con i modelli del passato.

La quarta generazione di Mazda MX-5 si presenta drasticamente diversa dalla precedente, andando controcorrente rispetto quanto visto nel mercato dell’automobile negli ultimi anni; Mazda, infatti, ha diminuito le dimensioni ed il peso del veicolo stesso per migliorarne le doti sportive ed il conseguente divertimento dietro il volante. Questa serie di modifiche ha portato ad una vettura lunga appena 392 cm, addirittura più corta del modello originale del 1989.

I dati tecnici di MX-5, però, stupiscono quando si scopre che oltre al peso piuma di circa 1.000 kg, quest’ultimo è distribuito 50-50, rendendo la Miata una vettura bilanciata e divertente; il motore 1.5 Skyactiv-G da 131 cv si trova all’anteriore e, grazie alla sua elevata capacità di salire di giri, si sposa in maniera perfetta con la filosofia di guida studiata dai tecnici giapponesi. La trazione è ovviamente posteriore ed in questo caso è abbinata ad un differenziale open ma è possibile passare all’autobloccante nella versione 2.0 Sport.

Il fascino della Miata è sempre stato anche caratterizzato dal tetto in stoffa che si riesce ad aprire e chiudere in pochi secondi. Sulla Mx-5 ND il meccanismo è stato reso ancora più semplice ed intuitivo, così ben congeniato da poter essere utilizzato anche con una mano sola; da notare che è anche disponibile una versione con tetto elettrico chiamata RF (retractable fastback) per chi dovesse preferirla.

Entrati nell'abitacolo ci troviamo davanti ad un ambiente accogliente e funzionale anche se molto piccolo e poco pratico anche rispetto alle versioni passate della MX-5; la mancanza di portaoggetti infatti si fa sentire nell’uso quotidiano non avendo un luogo dove mettere il telefono ed il portafoglio insieme, inoltre non è nemmeno presente un vano per gli oggetti davanti al passeggero. Tutto questo viene presto dimenticato non appena inizia un tratto di strada adatto perché Mx5 è proprio questo, come dicono i giapponesi "Jinba Ittai" ovvero il rapporto perfetto di armonia tra il cavaliere ed il cavallo.

La versione da noi provata era rifinita con un bellissimo interno in pelle Nappa White, in contrasto con l’esterno verniciato in Deep Crystal Blue Metallic (700,00 €). La presenza di Apple CarPlay wireless è un’ottima aggiunta così come i vari ADAS che non ci si aspetterebbe di trovare su una spider di questo tipo (Cruise control, lettura dei segnali stradali, frenata di emergenza automatica, lane assist e monitoraggio angoli ciechi). Il bagagliaio ha un ingresso ampio ma la capacità è limitata ad appena 130 litri, 20 litri in meno della precedente versione; la nota positiva è che il tetto, in entrambe le declinazioni (tela o rigido), non andrà a limitare ulteriormente la capacità di carico.

Siamo rimasti davvero stupiti dall’efficienza di questa vettura, infatti in un percorso di circa 250 km ad andatura regolare - mischiando autostrada e superstrada - siamo riusciti a mantenere una media di 6.1 lt/100km, mentre in situazioni più impegnative come le strade di montagna abbiamo toccato 8.5 lt/100km. Rispetto alle Mx5 del passato c’è una differenza immensa, infatti questa Miata riesce a garantire affidabilità, consumi irrisori e grande divertimento senza sacrificare niente. La dinamica di guida è infatti il suo punto forte, non appena si impugna il volante e si familiarizza con il cambio molto secco e deciso ci si sente subito a proprio agio; pur essendo uno sterzo elettrico e non idraulico il feeling è sempre veritiero e non troppo filtrato, riuscendo ad impostare le curve in maniera sincera ed efficace e trasmettendo le asperità dell’asfalto.

Il rollio c’è - infatti la barra duomi che potrebbe diminuirlo è presente solo sulla versione 2.0 Sport da 184cv - ma non è invadente ne fastidioso, anzi riesce ad accompagnare l’auto nei cambi di direzione in maniera prevedibile e precisa; se si esagera, la trazione posteriore si fa subito sentire e pur avendo i controlli inseriti ci si riesce a divertire. Non mi sarei mai aspettato un feeling di questo tipo da una macchina moderna, infatti come sensazioni di guida è molto più simile alle prime MX-5 tanto amate dai puristi rispetto alla terza generazione - di cui io sono in possesso - che risulta meno affilata.

Il propulsore 1.5 Skyactiv-G da 131 cv potrebbe sembrare sottodimensionato sulla carta rispetto al fratello 2.0 da 184 cv eppure non appena ci si mette alla guida ci si dimentica di tutto quello che si è letto e si capisce come mai i tecnici Mazda abbiano spinto così tanto su questa motorizzazione; rapida, emozionante ed appagante, questi sono i termini che utilizzerei per descrivere questo gioiello. Abbinata ai cerchi da 16 ed ai pneumatici 195/50 R16, la sensazione è di avere il peso delle masse non sospese ridotto ai minimi termini.

Provenendo da un 2.0 160 cv ero curioso di sentire la differenza di cavalli, ma tutti i possibili punti a sfavore del motore più piccolo che mi ero immaginato di sono svaniti nei primi metri dopo averla accesa; la facilità con cui il motore prende giri, il limitatore a 7500 giri/minuto e la sensazione di leggerezza che ti trasmette questa Miata la rendono decisamente più divertente del previsto, raramente mi sono divertito così alla guida di un auto pur avendo provato vetture decisamente più prestanti. C’è da dire che in situazioni limite anche il controllo di trazione fa fatica a rimetterla dritta, quindi bisogna conoscerla gradualmente e non esagerare, specialmente su asfalti umidi.