Altered Carbon seconda stagione: la recensione del ritorno di Takeshi Kovacs

Takeshi Kovacs torna in azione su Netflix nella seconda stagione di Altered Carbon, andando a scoprire alcuni dei segreti più incofessabili del Protettorato

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a cura di Manuel Enrico

Come si può affrontare la morte, se l’anima diventa immortale e può esser trasferita in un nuovo corpo? E quante vita possono caratterizzare un’esistenza interminabile? Da questi interrogativi è nato Altered Carbon, romanzo di fantascienza di Richard K. Morgan, primo capitolo della Trilogia di Takeshi Kovacs, divenuto negli scorsi anni una serie Netflix. Produzione che lo scorso weekend si è arricchita della sua seconda stagione.

La prima stagione di Altered Carbon, rimanendo quanto più fedele al romanzo originale, si era lasciata ispirare dall’anima cyberpunk della narrativa di Morgan, delineando un universo futuro estremamente amorale e cupo, in cui la società è governata dai Mat, persone capaci di vivere in eterno e guidare la società umana. Tutto possibile grazie alla Pila, un congegno creato grazie ad una tecnologia aliena rinvenuta sul mondo di Harlan’s World, che consente di incamerare la coscienza e scaricarla in un altro corpo.

Il futuro dell'umanità è l'immortalità?

Questo aspetto è essenziale per la dinamica narrativa di Altered Carbon. Nella prima stagione veniva utilizzato come espediente per animare una società profondamente divisa tra la difesa del concetto di mortalità (specialmente in una dimensione religiosa) e lo sfruttamento di una tecnologia appannaggio di una ristretta casta. L’intera serie veniva connotata come un’indagine per omicidio, lasciando che l’aspetto fantascientifico venisse utilizzato come elemento centrale per il caso, facendoci ambientare in questa società di maschere.

Come nella Trilogia letteraria, la seconda stagione di Altered Carbon cambia contesto. O per restare in tema, cambia Custodia. Se in precedenza ci si era basati sul cyberpunk per dare una connotazione al futuro di Altered Carbon, la seconda stagione tende a lasciare scivolare in secondo piano l’attenzione per il cyberpunk, centrale nella definizione degli spazi urbani nella prima stagione, affidandosi ad una dimensione fantascientifica più ‘classica’, avventurosa e con una componente aliena.

Anche la gestione degli spazi è radicalmente cambiata nella seconda stagione di Altered Carbon. La Bay City della prima serie era un personaggio vero e proprio della storia, richiedendo una definizione maggiore del contesto urbano e portando alla creazione di spazi ampi e affollati, sia in notturna che durante il giorno. I nuovi episodi di Altered Carbon rispecchiano l’approccio più intimo e profondo della trama andando a privilegiare scenari contenuti e raccolti, che chiedono poco in termini di costruzione e valorizzazione. Rimane inalterato il look tecnologico della precedente stagione, ma non ha più quell’aspetto centrale riscontrato in precedenza.

Takeshi Kovacs, scoprire il passato per salvare il futuro

Un cambio di passo non indifferente, che consente di mostrare un Takeshi Kovacs, nell’aspetto e nell’indole. Nella prima stagione avevamo un Kovacs cinico e disilluso, con il volto di Joel Kinnaman, ma la seconda stagione di Altered Carbon ci offre un Kovacs differente, interpretato da Anthonie Mackie, che sulla scia del finale della precedente serie ha un nuovo scopo che lo rende vivo.

Takeshi Kovacs, alla ricerca della sua amata Quellcrist, torna sul suo pianeta natale di Harlan’s World. Questo mondo è stata la prima colonia fondata dall’umanità, un mondo dove i coloni trovarono i resti di un’antica civiltà, gli Antichi, le cui tecnologie consentirono ai Fondatori umani di creare la scienza che portò alla creazione delle Pile.

Kovacs è convinto che Quellcrist Falconer sia ancora viva, nonostante la donna sia stata data per morta da più di 300 anni. La sua ricerca lo porta a doversi confrontare con verità nascoste e a lungo taciute, che rischiano di far crollare l’intero ordine della società umana, raccolta nel Protettorato.  La pericolosità di Kovacs è tale che la famiglia a capo di questo pianeta, capeggiata da Danica Harlan, non intende lasciare che Kovacs mini il loro potere, al punto di assumere una cacciatrice di taglie, Trepp (Simone Missick).

Ma la ricerca di Kovacs del suo amore perduto arriverà a scuotere nel profondo la società di Harlan’s World, e forse l’intero Protettorato.

Nuovo pianeta, nuova Custodia, stesso Takeshi

La seconda stagione di Altered Carbon ha il merito di sondare maggiormente quelli che sono gli elementi essenziali dell’universo futuro in cui si muovono Kovacs e gli altri personaggi. Nella prima stagione, la tecnologica delle Pile e delle Custodie era una caratteristica quasi secondaria e funzionale solo per l’indagine, ma nella seconda stagione di Altered Carbon la nascita di questa incredibile scienza viene finalmente svelata, mostrando anche i lati meno nobili della creazione delle Pile.

Pur cambiando le tensioni narrative rispetto alla precedente stagione, i nuovi episodi di Altered Carbon mantengono quella dimensione di futuro opprimente e dalla morale inquietante che avevano caratterizzato la prima avventura televisiva di Kovacs.  Rispetto all’interpretazione di Kinnaman, incentrata principalmente sulla costruzione emotiva, Mackie si trova a doversi impegnare maggiormente sul piano fisico complice una presenza maggiore di scene di combattimenti.

Si tratta di una variazione rispetto alla prima stagione di Altered Carbon, nata dalla volontà di non creare una trama troppo complessa e verbosa, come accaduto in precedenza. L’avventura a Bay City di Kovacs era stata caratterizzata da un tono narrativo che spesso sembrava troppo lento, per quanto necessario a sviluppare in modo funzionale la trama, ma per l’arrivo dello Spedi su Harlan’s World si imbastisce una trama più dinamica ed action, che si sposi meglio ad una storia essenzialmente politica e di intrighi, in cui le doti di combattente di Kovacs trovano un maggiore ruolo.  La storia più compatta consente di ridurre il numero degli episodi (passati da 10 a 8), limitando tempi morti e lenti attimi di spiegazioni presenti nella precedente stagione, dando vita ad una trama convincente ma meno evoluta rispetto all’indagine a Bay City

Mackie eredita un ruolo difficile, dovendo convivere sia con il ricordo del Kovacs di Kinnaman che con la presenza in scena del ‘vero’ Kovacs, interpretato da Will Yun Lee. Pur non raggiungendo l’intensità del suo predecessore, Mackie si rivela all’altezza del compito, aiutato anche dal fatto di dover esprimere un diverso Kovacs, quasi una transizione dall’immagine creata nella precedente serie alla versione definitiva del personaggio, eredità che il Sam Wilson del Marvel Cinematic Universe lascia a Will Yun Lee.

https://youtu.be/al2rc30nuq4

Chi però emerge come personaggio appassionante e umanamente entusiasmante è Poe. La I.A., interpretata da Chris Corner, è il più riuscito dei personaggi della seconda stagione di Altered Carbon, animato da un’umanità sofferta e autentica, animato da pulsioni autentiche e costretto ad affrontare una condizione precaria, che non gli impedisce di mostrarsi come un qualcosa di più di un semplice strumento di Kovacs, diventando ciò che fin dall’inizio gli spettatori hanno visto un lui: un ottimo amico.

Da notare come sia cambiata anche la percezione delle figure femminili, rispetto alla precedente stagione. Accogliendo certe critiche sulla gratuità del nudo (accuse a volte eccessive onestamente), la seconda stagione di Altered Carbon è più morigerata sotto questo aspetto, andando però a premiare l’animo femminile. Che siano le eroine o le cattive della storia, le tre figure femminili di questa stagione (Quellcrist, Danica e Trepp) sono ben delineate e hanno i giusti tempi e spazi per esprimersi al meglio. Forse Trepp avrebbe potuto avere qualche sviluppo ulteriore, visto le ottime premesse di questo personaggio, ma la sua presenza sullo schermo ha sempre avuto un ottimo riscontro, risultando una pedina essenziale e mai scontata di questa seconda stagione.

Conclusioni

La seconda stagione di Altered Carbon riconferma le ottime sensazioni avute dalla precedente avventura di Takeshi Kovacs. Pur mantenendo una linearità di fondo con quanto già raccontato, la nuova avventura dello Spedi abbandona le tinte da crime story noir tipiche della prima stagione per una narrazione più veloce e ispirata da una fantascienza più pura. Una scelta vincente, capace di stupire gli spettatori con un livello realizzativo di altro profilo e facendo sperare in una terza serie ancora più elettrizzante.

Se volete approfondire il mondo di Takeshi Kovacs, vi consigliamo la lettura del primo romanzo della Trilogia di Richard Morgan, Altered Carbon