Batman - i fumetti essenziali

Batman: fumetti e letture fondamentali per conoscere il personaggio! Quale volume acquistare per iniziare la lettura? Dove trovo le origini?

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a cura di Domenico Bottalico

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Quale fumetto o volume acquistare per iniziare la lettura? Dove trovo le origini? Quali sono le storie imprescindibili? Queste sono solo alcune delle domande che un lettore si pone quando deve addentrarsi in un nuovo universo narrativo e che, soprattutto per quanto riguarda l'ingresso nel mondo dei fumetti supereroistici, rappresentano spesso un ostacolo davvero difficile da sormontare a causa della forte stratificazione narrativa e dei continui rimaneggiamenti e rilanci delle serie e dei personaggi. Il secondo appuntamento di questo spazio pensato per condurvi nella maniera più diretta e facile possibile all'interno dell'Universo DC e delle sue molte ramificazioni, andando alla scoperta dei suoi iconici e leggendari personaggi e offrendovi una panoramica (il più possibile ragionata con puntuali riferimenti cronologici) delle letture da aggiungere alla vostra libreria, è dedicato al personaggio più famoso al mondo: Batman!

Batman: fumetti essenziali e letture consigliate

Le Origini

Come accaduto per Superman anche le origini di Batman non vengono narrate nell'albo di esordio ovvero Detective Comics #27 bensì in Detective Comics #33 e riprese poi su Batman #1. Sia la tragica rapina che porterà all'omicidio dei coniugi Wayne che il giuramento che ne conseguirà, e consacrerà Bruce ad una crociata senza fine, vengono ripresi, rimaneggiati e ampliati molto volte nel corso degli anni. Quasi subito in Detective Comics #38 con l'introduzione di Dick Grayson e in maniera più importante in Batman #47  in cui facciamo la conoscenza del killer dei Wayne ovvero Joe Chill.

In Detective Comics #235 (data di copertina settembre 1956) apprendiamo che l'omicidio dei Wayne è stato commissionato dal boss Lew Moxon, mandato in prigione proprio da Thomas Wayne di cui Bruce ricorda il rapimento durante una festa di Halloween e in cui il padre indossava un costume da pipistrello. Proprio durante la Silver Age viene ampliato il background legato alla famiglia Wayne e ai suoi antenati: le loro vicende si intrecciano quindi con quella della storia americana e sono strettamente connessi alla Guerra di Indipendenza per esempio.

Negli anni '60 e '70 le origini non vengono pressoché mai rimaneggiate. Nel 1980 toccherà invece Len Wein, John Byrne e Jim Aparo rinarrarle, inglobando gli elementi principali dei decenni precedenti nella mini-serie The Untold Legend of the Batman ed in cui si parla in maniera più organica anche dei vari addestramenti a cui il giovane Bruce si è sottoposto prima di indossare il costume. Questo approccio verrà sintetizzato in Secret Origins #6 (data di copertina settembre 1986) che ingloberà elementi dell'oscuro Detective Comics #265 e Detective Comics #33.

L'approccio è quello corretto ma necessita di essere ancora più puntuale. L'occasione è ovviamente rappresentata da Crisi sulle Terre Infinite che permette a Frank Miller di rinarrare le origini di Batman prima ne Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e poi nell'arco narrativo Anno Uno. Miller crea nuovamente un vuoto (gli anni dell'infanzia e dell'addestramento) che verranno colmati in diverse occasioni e con diversi gradi di profondità. Dopo l'evento Ora Zero, nel 1994, dalle origini sparisce la figura di Joe Chill mentre, agli inizi degli anni 2000, Ed Brubaker riporta in primo piano addirittura Lew Moxon e sua figlia. Gli ultimi a rimettere mani alle origini sono Grant Morrison, il quale nella sua run recupera a piene mani una serie di elementi disseminati nella Silver Age, e Scott Snyder che, insieme a Greg Capullo, costruisce l'arco narrativo Anno Zero le cui vicende si inseriscono non senza difficoltà fra le origini vere e proprie e Anno Uno.

Anno Uno

Come per molti altri suo illustri colleghi, anche per Batman il "pretesto" per una rivisitazioni delle origini avviene in concomitanza con il fondamentale Crisi sulle Terre Infinite. Mentre DC però azzerava il suo universo narrativo optando per un massiccio rilancio che rimaneggiava in maniera sostanziale alcuni suoi personaggi, basti vedere Superman, le origini di Batman rimasero di fatto invariate.

Questo però non impedì a Frank Miller di rivisitare il primo anno di attività di Batman a Gotham City nell'imprescindibile arco narrativo Anno Uno apparso originariamente su Batman #404-407 (data di copertina febbraio/maggio 1987).

Non si rivisita il tragico omicidio dei coniugi Wayne ma al contrario incontriamo nuovamente Bruce ormai adulto di ritorno a Gotham City. Dove sia stato e cosa abbiamo fatto viene fatto intendere successivamente mentre facciamo la conoscenza del giovane tenente James Gordon appena trasferitosi da Chicago, anche qui il motivo del suo trasferimento è esplicato successivamente.

Dalla tensione di questi due punti di vista, opposti nelle modalità ma identici nel fine, viene fuori il racconto dell'esordio di Batman a Gotham come quello di una pulp story cruda e abrasiva, magistralmente illustrata dalle matite cineree di David Mazzuchelli, in cui la peculiare galleria di nemici deve ancora fare il suo esordio e il Cavaliere Oscuro deve invece affrontare nemici forse più temibili come la corruzione dilagante e le famiglie mafiose che si spartivano i territori della città.

Dove finisce la giustizia e inizia il vigilantismo? Può un uomo solo sobbarcarsi il peso di una crociata senza fine e al limite della legalità? cosa ne è della legge e dei suoi rappresentati in uno scenario eccezionale come quello creato dalla stessa presenza di Batman? Un Frank Miller lontano dai suoi eccessi, positivi precedenti e negativi successivi, per quella che forse è una delle storie più influenti di Batman basti (ri)vedere Batman Begins.

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Il Lungo Halloween

Gli esordi di Batman esercitano soprattutto sugli scrittori successivi a Frank Miller un fascino particolare. Fra questi spicca anche il veterano Jeph Loeb che nel 1996 imbastisce, coadiuvato dalle inconfondibili matite chiaroscurali di Tim Sale, una serie di 13 numeri ambientata subito dopo Anno Uno e dall'enigmatico titolo de Il Lungo Halloween.

Batman decide di liberare Gotham dalla malavita organizzata capeggiata da Carmine "Il Romano" Falcone e per farlo stringe un patto con James Gordon e il procuratore distrettuale Harvey Dent, trovando anche una insospettabile alleata in Catwoman (che aveva esordito, rivisitata da Frank Miller, sempre in Anno Uno).

Quello con cui il trio non ha però fatto i conti è la comparsa a Gotham di un misterioso assassino che uccide solo durante le festività e per questo velocemente soprannominato Holiday. Questo killer prende di mira sia membri delle famiglie mafiose che pedine fondamentali per i "buoni" finendo per seminare discordia e sfiducia non solo fra i Falcone e i Maroni, con il boss Sal pronto a cantare in tribunale, ma anche fra Batman e Harvey Dent.

Un incredibile gioco di scatole cinesi in cui a farne le spese è proprio Dent, sfigurato con l'acido in un aula di tribunale, e che alla fine ha forse più di una colpae. Un giallo di fatto senza risoluzione che risulta essere per assurdo una sconfitta per Batman: Gotham ha perso il volto pubblico della lotta al crimine, qualcosa che lui non potrà mai essere o colmare.

Fortemente influenzato da Il Padrino, Il Lungo Halloween sfuma verso il noir più intricato, l'hard boiled di Miller diventa sin da subito lo standard per le storie più mature e complesse del Cavaliere Oscuro in cui risulta vivo tanto l'affresco della malavita quanto quello della tragedia che colpisce irrimediabilmente Harvey Dent.

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Vittoria Oscura

La rivisitazione dei primi anni di attività di Batman da parte di Jeph Loeb e Tim Sale si conclude con Vittoria Oscura del 1999.

Sequel diretto del precedente Il Lungo Halloween, in questa serie, sempre di 13 albi, Batman deve affrontare un altro assassino che colpisce sempre durante le festività, prendendo questa volta come bersaglio i poliziotti, soprannominato L'Impiccato. Con la fiducia di Gordon, della nuova procuratrice distrettuale e di tutta l'opinione pubblica al minimo, Batman deve venire a patti con la possibilità che il killer sia Due-Facce, ovvero Harvey Dent, in cerca di vendetta per quanto accadutogli.

Tuttavia c'è anche la figlia del boss Carmine "Romano" Falcone, Sofia Falcone Gigante, ormai ridotta in sedia a rotelle, decisa a vendicarsi di Dent che inizia una caccia all'uomo in tutta la città. Mentre Gordon vede le fila dei suoi uomini più fidati assottigliarsi, il vuoto di potere lasciato dai Falcone e dai Maroni è preda di altri attori come Tony Zucco che vuole sfruttare il famoso Circo Haly per i suoi traffici illeciti.

Mentre un giovane di nome Dick viene preso sotto l'ala protettrice di Bruce Wayne, il mistero de L'Impiccato si risolve in maniera drammatica senza un vero e proprio vincitore se non la sete di vendetta.

Ricalcando la struttura narrativa estremamente complessa della serie precedente, Vittoria Oscura chiude uno splendido, macabro,  ruvido, imperfetto cerchio sugli esordi di Batman con una storia che, pur risultando meno fresca della precedente, è ugualmente incerta e tutta focalizzata sul carattere solitario della vendetta e della crociata del Cavaliere Oscuro spezzata solo dall'esordio al fulmicotone di Robin.

Nota a margine: Jeph Loeb narrerà in Catwoman - When in Rome del 2004 eventi successivi a Il Lungo Halloween e paralleli a Vittoria Oscura con protagonisti Selina Kyle alla ricerca delle sue origini italiane...

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La run

Batman di Scott Snyder e Greg Capullo

L'importanza di Batman nell'economia della produzione editoriale della DC e in generale dei comics supereroistici è enorme. Basti pensare come alcuni degli scrittori e dei disegnatori che si sono avvicendati alla guida delle serie batmaniane abbiano in qualche modo influenzato poi tutta la produzione fumettistica successiva: partendo dalle intuizioni di Bill Finger, Bob Kane e Jerry Robinson passando a Sheldon Moldoff, Gardner Fox e Dick Sprang per la Golden e Silver Age. Il ritorno a temi più robusti negli anni '70 con Mike W. Barr, Neal Adams, Denny O'Neil e Steve Englehart fino al revisionismo degli anni '80 di Frank Miller che portò alle atmosfere cineree degli anni '90 di Kelley Jones, Norm Breyfogle, Alan Grant e John Wagner fino alle spettacolari tensioni dei 2000 con Ed Brubaker, Grant Morrison, Jeph Loeb e Paul Dini.

In questo senso ogni epoca ha davvero il suo Batman e ogni lettore potrebbe idealmente scegliere un decennio e tuffarsi in atmosfere spesso diverse ma sempre contraddistinte dal grande fascino esercitato dal Cavaliere Oscuro.

Tuttavia se si dovesse scegliere una run in particolare bisognerebbe tenere conto di almeno due aspetti: accessibilità e organicità. In questa senso uno dei recuperi migliori da fare è senz'altro quello della gestione di Batman firmata nel 2011 da Scott Snyder e Greg Capullo in seno al rilancio New 52.

Approfittando di uno starting point netto, Scott Snyder imbastisce la sua gestione su due binari ben precisi: la connessione fra Batman, le storiche famiglie di Gotham e la città stessa e il rapporto morboso fra Batman e la sua nemesi, Joker. Le atmosfere sono crepuscolari, tendenti spesso all'horror, con grande attenzione per l'azione e la coralità degli avvenimenti.

Il risultato è un incredibile viaggio che trova in due archi narrativi specifici il suo apice ovvero La Corte dei Gufi e Morte della Famiglia. Quello di Snyder è un Batman resiliente ma non invincibile, un detective che non deve risolvere casi semplici ma di natura decisamente eccezionale in cui le scelte personali e gli avvenimenti passati giocano un ruolo fondamentale.

Incredibile poi il capitolo dell'eterna lotta fra Batman e Joker. Il Principe Pagliaccio del Crimine non è mai stato così terrificante, quasi soprannaturale, con un Batman messo davvero a dura prova e colpito forse nell'unico suo vero punto debole: i suoi alleati.

A coronare il tutto ci sono le spettacolari e muscolari matite di un Greg Capullo che realizza il suo lavoro della maturità con personalità e sicurezza. Il Batman di Greg Capullo e Scott Snyder è davvero il primo Batman "moderno" cioè il primo che ha fatto tesoro delle esperienze videoludiche, cinematografiche e televisive e le ha rilette per il medium fumetto in maniera eccezionale seppur non perfetta.

L'unico appunto che si potrebbe fare a questa run è infatti legato ai finali dei vari archi narrativi. Snyder, qui ancora in fase di crescita, tende troppo spesso a lasciare aperte le vicende salvo addirittura ispirarsi pesantemente allo Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle per il finale del già citato Morte della Famiglia.

Il recupero può essere effettuato in due modi. Grazie alla collana DC Best Seller che ha riproposto l'intera run in brossurati economici formato bonellide oppure in volumi omnibus di cui è stato pubblicato il primo volume di due previsti.

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L'evento

Una Morte in Famiglia di Jim Starlin e Jim Aparo

Batman è direttamente o indirettamente pressoché sempre presente nei grandi eventi della storia editoriale DC. Se però dovessimo scendere nel particolare e fare un viaggio negli eventi circoscritti alle sue testate mensili (che ricordiamo in alcuni momenti a cavallo fra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90 furono anche più 4!) e quelle dei suoi alleati (Nightwing, Robin, Batgirl...) ci ritroviamo di fronte ad eventi che si possono definire soltanto con un aggettivo: drammatici.

Questo non solo perché forieri di profondi scossoni nello status quo del Cavaliere Oscuro ma anche perché le loro conseguenze si sarebbero riverberate per molti, molti anni a venire e in maniera profonda sia su Batman e che proprio sui suoi alleati.

In tal senso è imprescindibile il recupero di Una Morte in Famiglia, arco narrativo originariamente apparso su Batman #426-429, e firmato da Jim Starlin e Jim Aparo. Nel 1983 era stato introdotto Jason Todd, il secondo Robin, personaggio che, pur con pesanti rimaneggiamenti dopo Crisi sulle Terre Infinite, non aveva mai fatto breccia nel cuore dei lettori. DC allora imbastisce un arco narrativo che, tramite il mitico sondaggio telefonico, avrebbe dovuto sancire la vita o la morte del personaggio.

Smanioso di rintracciare la madre, Jason si imbarca in una ricerca che lo porta ad incrociare il cammino con quello del Joker e di un suo folle piano che prevede anche una pericolosa testata nucleare. Intralciare il Joker non è mai saggio e Jason ne fa tragicamente le spese soccombendo sotto i violenti colpi del Principe Pagliaccio del Crimine e del suo piede di porco. I lettori dell'epoca infatti sancirono la morte di Jason (morte come sempre mai definitiva nei fumetti) consegnandoci l'iconica immagine di Batman con il suo corpo esanime fra le macerie.

Le conseguenze psicologiche della morte del secondo Robin saranno pesantissime su Batman che per molti, molti anni si rifiuterà di avere un Robin al suo fianco ritenendo la sua crociata troppo personale e pericolosa per essere condivisa e gravata sulle spalle di un nuovo giovane aiutante. Starlin affresca in maniera semplice e incisiva il dramma personale di Jason Todd ancora prima di quello di Robin mentre Jim Aparo, con il suo tratto scattante, ci regala una iconografia del Joker che entrerà subito nell'immaginario collettivo.

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Terra di Nessuno

Il cambio di millennio per Batman avviene con un evento di proporzioni bibliche sia nella forma che nel contenuto: Terra di Nessuno. Al netto del tentativo di cavalcare l'onda della "morte e resurrezione" con la lunga saga Knightfall di metà anni '90, Terra di Nessuno uno degli eventi più entusiasmanti, coinvolgenti e corali della storia editoriale del Cavaliere Oscuro tanto da essere imitata e rimaneggiata in numerosi altri ambiti fumettistici e non (vedasi Batman Arkham City o Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno).

Terra di Nessuno è la diretta conseguenza di Cataclisma in cui Gotham City viene devastata da un pauroso terremoto di 7.6 gradi sulla scala Richter. Si tratta di una occasione senza precedenti per il sottobosco criminale di Gotham che si spartisce letteralmente la città in aree di influenza in cui vige la legge del più forte se non addirittura il caos totale. Il Congresso degli Stati Uniti non può fare altro che interrompere tutti i collegamenti con la città (i suoi famigerati ponti) dichiarando la legge marziale e il territorio come "terra di nessuno" appunto.

Batman (e il suo alter-ego Bruce Wayne per vie ufficiali) insieme ai suoi alleati cercherà di ripristinare l'ordine guidando atti di guerriglia e riconquistando così man mano piccole zone della città fino alla "liberazione".

Terra di Nessuno fu, editorialmente, uno sforzo senza precedenti. Durò dal gennaio al dicembre del 1999, quasi un anno solare, coinvolgendo oltre 80 albi oltre a svariati one-shot e graphic novel. La saga, oltre che per la sua suggestiva ambientazione, introduce o reintroduce nuovi e vecchi personaggi oltre a gettare le basi per il futuro delle testate batmaniane dell'immediato futuro.

Fra gli eventi più importanti basti citare l'introduzione di Cassandra Cain, che sarebbe diventata la terza Batgirl, e quella di Harley Quinn che entra ufficialmente a far parte dell'Universo DC fumettistico principale dopo l'esordio animato e fumettistico legato a quell'universo. Muore Sarah Essen, moglie di Gordon, assassinata da Joker e si sviluppa la relazione fra Due-Facce e Renee Montoya, fondamentale per la bellissima serie Gotham Central. La saga inoltre termina con il provvidenziale intervento di Lex Luthor che, guadagnando il sostegno da parte dell'opinione pubblica, avrebbe poi vinto la corsa alla Casa Bianca divenendo Presidente degli Stati Uniti nel 2000.

In Italia l'evento fu pubblicato prima da Play Press nello spillato Batman Nuove Serie e poi da Planeta DeAgostini nella collana Batman La Leggenda. Per una edizione "definitiva" comprensiva di prologhi e conseguenze dovremo attendere RW Lion che ha ristampato la saga nella collana DC Essential.

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L'albo singolo

"Night Of The Stalker" (Detective Comics #439) di Steve Englehart & Sal Amendola

Batman, rientrando a grandi linee nel genere thriller/murder mystery, per sua stessa natura ha una produzione di storie singole e brevi molto ampia la cui qualità è però altalenante. Negli ultimi anni inoltre c'è stata una vera e propria rivalutazione della produzione della Silver Age, bizzarra e psichedelica, che ha affiancato il periodo più gettonato dai lettori e dai fan ovvero quello che grosso modo abbraccia il periodo 1986/1999.

Tuttavia è soprattutto nella Bronze Age che bisogna scavare alla ricerca di alcune gemme davvero preziose e che sanno mediare fra le atmosfere più rarefatte degli anni '50 e '60 con quelle più robuste degli anni 80 in un realismo teso e vibrante.

Un fulgido esempio è rappresentato da una delle migliori storie "auto-conclusive" del Cavaliere Oscuro apparsa su Detective Comics #439 (data di copertina marzo 1974) e intitolata "Night of the Stalker" firmata da Steve Englehart (già autore del seminale arco narrativo Strane Apparizioni) con matite di Sal Amendola.

Un gruppo di rapinatori in fuga spara e uccide una giovane coppia lasciando loro figlio orfano. Batman assiste impotente rivivendo quello che anni prima era stato il suo dramma. A questo punto i criminali sono già spacciati. Il Cavaliere Oscuro inizia una caccia senza sosta per acciuffarli uno a uno senza tregua in quella che è una vera e propria caccia senza quartiere.

Night of the Stalker è una storia geniale. Non solo perché rievoca le origini e le prime storie di Batman ma perché è una delle poche storie narrate dal punto di vista dei criminali. Per la prima volta infatti possiamo esperire il terrore di essere cacciati da un uomo (?) vestito da pipistrello di quasi 2 metri insensibile al dolore e letale nel corpo a corpo. L'altra intuizione geniale fu quella dell'editor Archie Goodwin che decise di eliminare tutti i dialoghi di Batman. Il Cavaliere Oscuro infatti non parla mai nel corso delle 20 pagine dell'albo lasciando ai criminali e alle didascalie il compito di narrare il plot.

Piccola curiosità: di questa storia esiste un remake realizzato dal grande Darwyn Cooke sull'antologia Solo e pubblicata nel sesto numero.

Detective Comics #439 è stato recentemente riproposto da Panini DC Italia nel volume Batman: I racconti di Steve Englehart.

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La gemma del passato

Batman di Neal Adams & Denny O'Neil

Su Batman si sono avvicendati tanti team creati eccellenti sin dai suoi esordi ma nessuno ha lasciato una impronta così incisiva con quello composto da Neal Adams ai disegni e Denny O'Neil ai testi.

Il motivo è presto detto: da un lato il disegnatore costruisce una nuova iconografia estremamente moderna e vibrante già a partire dalla fine degli anni '60 (su The Brave and The Bold e Detective Comics) dall'altro lo scrittore riporta Batman sulle strade per storie dirette, crude e drammatiche. Si tratta di una tensione nata quasi spontaneamente dopo il decennio precedente in cui Batman era diventato il buffo personaggio interpretato da Adam West in televisione e che altrettanto spontaneamente è protagonista di storie viscerali che lo riportano alle sue radici.

Ne è un esempio The Original Demon Saga ovvero Batman #232, 235, 240, 242-244 dove un Batman muscolare ma agile, un po’ Bruce Lee un po’ James Bond, è impegnato a combattere il crimine in missioni in giro per il mondo come quelle che gli faranno incrociare la strada con Ra’s Al Ghul e sua figlia Talia, personaggi creati ex-novo che ben presto diventeranno protagonisti fissi delle avventure del Cavaliere Oscuro.

Ma Gotham non è certo diventata una città tranquilla come testimoniano la seminale La vendetta in cinque atti del Joker! in cui Batman insegue un Joker intento a vendicarsi degli scagnozzi che lo hanno fatto arrestare o ancora La notte della mietitrice! in cui compaiono addirittura rifugiati nazisti.

Il Batman di Neal Adams e Denny O'Neil è costituito da circa una dozzina di storie, un recupero agile in un solo volume che è fondamentale per conoscere un passaggio fondamentale nella storia del Cavaliere Oscuro e una versione davvero iconica.

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Arkham Asylum di Grant Morrison & Dave McKean

Per decenni abbiamo visto Batman portare i suoi nemici nel manicomio di Arkham affinché venissero detenuti e curati. Ma cosa si nasconde dietro la lugubre struttura? È Grant Morrison a darci la risposta nel 1989 con il graphic novel Arkham Asylum, altra storia divenuta poi estremente influente tanto da essere rimaneggiata in più di una occasione e in diversi media.

Batman viene chiamato con urgenza dal Commissario Gordon: i pazienti dell'Arkham Asylum, capeggiati dal Joker, hanno preso possesso della struttura e tengono in ostaggio il personale. Batman è costretto quindi a sottostare al folle gioco del Principe Pagliaccio del Crimine ovvero entrare da solo nell'edificio e in un'ora uscirne sano e salvo respingendo gli attacchi di alcuni dei suoi più temibili "inquilini".

Nel mentre, con alcune suggestive e puntuali, sequenze in analessi riviviamo la storia del fondatore Amadeus Arkham, spinto a diventare uno psichiatra a causa della malattia mentale della madre.

Contrapponendosi al forte realismo imperante degli anni '80, Grant Morrison realizza un lavoro onirico e profondamente psicologico in cui Batman è costretto per la prima volta ad entrare (letteralmente) nel mondo e nella mente dei suoi villain. La follia assume quindi un connotato jungiano e lovercraftiano.

L'approccio di Morrison trova perfetto riscontro nelle illustrazioni surreali e pittoriche di Dave McKean che decostruisce le figure e la pagine in una stilizzazione estrema, sfocata e primordiale. Un lavoro unico nel suo genere.

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La gemma del presente

Batman di Grant Morrison

Agli inizi degli anni 2000 la produzione batmaniana è tutta imperniata sul thriller, sul noir e sul murder mystery di stampo urbano. Nel 2006 questa tendenza viene profondamente stravolta dall'arrivo di Grant Morrison sulla testata principale del Cavaliere Oscuro.

Il Batman di Grant Morrison (un ciclo che si protrarrà in varie testate fino al 2013) risponde primariamente ad una esigenza filologica e revisionista alla cui base vi è la ricerca, quasi spasmodica, di un sincretismo fatto di recupero e rilettura continua delle storie del passato secondo un assunto tanto semplice quanto assurdo: come sarebbe Batman se avesse davvero vissuto 75 anni di avventure, battaglie e casi da risolvere?

L'autore scozzese sgambetta subito il lettore rivelando che Batman ha un figlio concepito con Talia Al Ghul, come visto nel graphic novel Batman: Son of the Demon di Mike W. Barr e Jerry Bingham che ora viene messo in continuity insieme ad un corpus di storie, prevalentemente mutuato dalla Silver Age, per un puzzle tutt'altro che semplice e molto stimolante per il lettore.

Il percorso di Morrison, tutt'altro che lineare, trova il suo apice nell'arco narrativo R.I.P dove il Black Glove, la misteriosa organizzazione che dirige il crimine organizzato di Gotham, convince quindi Bruce Wayne di essere diventato pazzo ma non fa i conti con la possibilità che Batman sia pronto a tutto anche ad avere una personalità di riserva… il Batman Zur-En-Arrh.

Quella di Morrison è una operazione sincretica quasi perfetta, quasi perché non può cesellare per sua stessa natura tutti gli elementi di un affresco che vive in molti punti di vita propria, in cui trova spazio anche una riflessione personale dell'autore. I due antagonisti principali il Dottor Hurt prima e Talia al Ghul dopo servono infatti ad esorcizzare quelli che sono gli stessi traumi vissuti da Morrison dopo la separazione dei genitori.

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Batman and Robin di Peter J. Tomasi & Patrick Gleason

Nella ricostruzione sincretico-filologica di Grant Morrison non poteva mancare una strizzata d'occhio al Batman televisivo di Adam West. A metà della sua run infatti l'autore scozzese lancia la serie Batman and Robin in cui Damian fa coppia con il "nuovo" Batman ovvero Dick Grayson che sostituisce temporaneamente Bruce Wayne dato per morto. Questa serie è uno di quei passaggi necessari a Morrison ma lasciati poi "incolti" dopo averne esaurita la funzione formale: mostrare la dinamica più giocosa del Dinamico Duo con un Robin "moderno" e sbarazzino.

Esautorata questa funzione toccherà al team creativo composto da Peter J. Tomasi & Patrick Gleason dare dignità principalmente al personaggio di Damian Wayne, che Morrison introduce ma utilizza senza un particolare approfondimento, e poi alla stessa serie prima del rilancio New 52 e dopo con una run trionfale.

Prendendo l'ottima intuizione di Morrison legata alla dinamica fra l'eroe e la sua spalla, Peter J. Tomasi scava nell'inedito rapporto fra Batman, il redivivo Bruce Wayne, e Robin, suo figlio Damian. Si tratta più di un semplice rapporto "di lavoro" come quello stretto con i Robin precedenti ma qualcosa di più intimo e profondo. L'inadeguatezza di Damian, concepito in vitro e indottrinato dalla madre e dalla Lega degli Assassini ad essere l'erede perfetto di Batman e una macchina di morte perfetta, si scontra con la rigida disciplina psicologica e morale del padre.

È una tensione davvero inedita che scavando nel passato dei due personaggi plasma un quadro a volte tenere del rapporto padre/figlio mentre lo scrittore sgrezza il personaggio di Damian che finalmente si scrolla di dosso l'etichetta di macchietta divenendo un personaggio credibile e a tutto tondo.

Grandissimi i disegni di Patrick Gleason che qui esplode facendosi conoscere dal grande pubblico. Le sue matite sono tondeggianti e dinamiche, chiaroscurali quanto basta e mai banali nella costruzione della tavola.

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L'elseworld

Anno 100 di Paul Pope

Le caratteristiche di Batman (le sue origini, le sue motivazioni, il suo costume) lo portano inevitabilmente ad essere protagonista degli elseworld più disparati e ambientati anche in diverse epoche storiche dal medioevo all'epoca piratesca fino al... futuro!

Ecco dove il geniale Paul Pope ambienta il suo Batman - Anno 100.

Siamo nel 2039 infatti e Gotham City è uno stato distopico di polizia nel quale i cittadini sono privi di privacy e tutti conoscono tutti, con una sola anomalia: Batman. Quando il Cavaliere Oscuro viene accusato dell'omicidio di un agente federale gli viene sguinzagliato contro contro un contingente dei migliori uomini da Washington, tra i quali l'agente Tibble e il telepate Mercer coadiuvati da Jim Gordon, nipote del famoso commissario Gordon. Batman, con l'aiuto di Oracolo e Robin dovrà scrollarsi di dosso l'accusa di omicidio e scoprire il vero colpevole.

Con il suo stile grafico inconfondibile fatto di linee melliflue e tratteggi sporchi, Paul Pope rilegge le radici pulp di Batman senza rinunciare però al tocco di fantascienza che fa presupporre l'ambientazione. Si crea così un mistero nel mistero: chi ha incastrato Batman ma soprattutto chi è Batman? La risposta è impossibile. Così impossibile che, come tutte le grandi storie, non può rimanere solo "immaginaria" e infatti Scott Snyder ha ripreso alcune "intuizioni" di Pope per il finale della sua gestione su Batman e per il suo evento Dark Nights: Metal.

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Gotham by Gaslight di Brian Augustyn & Mike Mignola

Batman è un personaggio gotico. A seconda delle epoche editoriali, questo aspetto è stato più o meno accentuato. Nel 1989 questo aspetto venne portato all'estremo con quello che per molti è ritenuto il primo e vero elseworld della storia editoriale della DC ovvero Gotham by Gaslight di Brian Augustyn & Mike Mignola

Siamo nel 1889. Bruce Wayne torna a Gotham City dopo essersi recato a Vienna per studiare sotto l'ala protettrice del Dottor Sigmund Freud a cui ha chiesto aiuto a seguito degli incubi legati alla morte dei genitori. Al suo ritorno però trova la città in uno stato di degrado in cui il commissario Gordon può fare ben poco. Wayne decide così di mettere le sue capacità e la sua ricchezza al servizio del bene pattugliando le strade come il vigilante mascherato soprannominato Batman.

Tuttavia Batman non dovrà affrontare solo semplici criminali. Una serie di omicidi, tutte donne, insanguina le strade delle città. Il modus operandi del killer ricorda quello di altri omicidio avvenuti a Londra pochi mesi prima e attribuiti al misterioso Jack Lo Squartatore.

Il punto di forza di Gotham by Gaslight (oltre la sua snellezza, poco meno di 60 pagine) sta tutta ovviamente nel fondere le atmosfere vittoriane e gotiche con elementi da murder mystery e un pizzico di meta-letteratura che, qualche anno dopo avrebbe fatto la fortuna di molti autori, vedasi tutto il filone simil-ucronico e meta-letterario di produzione franco-belga o i lavori dell'Alan Moore "maturo" ovvero quello de La Lega degli Straordinari Gentleman in poi.

Il tutto ovviamente è impreziosito dalle matite chiaroscurali di Mike Mignola, interprete perfetto di queste atmosfere ed in cui il nero è materia primaria da modellare ora in anatomie stilizzate ma scattanti ora in inquadrature suggestive e di grande impatto.

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Il volume per il neofita

Hush

Grazie alle sue molte ed eterogenee interazioni (cinematografiche, televisive, animate, videoludiche) Batman è forse il personaggio che offre una miriade di "starting point" facilmente accessibili e questo avviene idealmente anche dal punto di vista fumettistico.

C'è tuttavia una storia in particolare che ha influenzato una intera generazione di lettori ed è capace ancora oggi, grazie ad un inesplicabile magnetismo, di attirare i neofiti: Hush. Uscita in 12 albi nel 2002, originariamente su Batman #608-619, vede ritornare Jeph Loeb ad occuparsi del Cavaliere Oscuro coadiuvato dalla superstar Jim Lee ai disegni.

Qualcuno sta manovrando i criminali di Gotham contro il Cavaliere Oscuro che avrà bisogno dell'aiuto di tutti i suoi alleati, compresa una insospettabile Catwoman, per svelare l'intricata rete di crimini e misfatti che sembra portarlo a rivisitare dapprima la morte di Jason Todd ovvero il secondo Robin e poi, andando ancora più a ritroso, addirittura la sua infanzia con il ritorno di un improbabile personaggio.

Hush è una storia tutt'altro che perfetta, la leggenda vuole che il finale sia stato riscritto con imposizioni editoriali molto forti che costrinsero a successive correzioni anche negli albi successivi, ma che grazie al suo taglio cinematografico e spettacolare, al suo intreccio complesso ma non troppo e al suo ricco cast di personaggi esercita su qualsiasi lettore un fascino particolare. Contribuiscono a questo fascino sicuramente gli altrettanto spettacolari disegni di Jim Lee, qui forse completamente maturo e al suo lavoro migliore, in un riuscito mix di azione, investigazione e rimandi al passato del Cavaliere Oscuro che non possono incuriosire il lettore.

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La fine

Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller

Nel corso della sua storia editoriale si intuisce che Batman è immortale. Non nel senso letterale del termine ma in quello figurativo: il suo mantello viene infatti raccolto direttamente o indirettamente dai suoi molti e preziosi alleati, uno su tutti i Robin.

Tuttavia c'è una storia che narra una fine di Batman ed è forse la storia più famosa della sua vasta produzione editoriale. Stiamo parlando de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller.

Siamo nel 1986 ovvero nel pieno del revisionimo del genere supereroistico e Frank Miller decide di dare la sua personale interpretazione della corrente piegando le istanze psicologiche di matrice britannica (quelle di Alan Moore, Jamie Delano e Grant Morrison poi) in una durissima riflessione socio-politica che troverà riscontro in pochissimi altri interpreti (Howard Chaykin e alcuni esponenti dell'underground e Warren Ellis poi).

In un imprecisato futuro, ma spiccatamente ottantiano, Bruce Wayne è un uomo di mezza età che ha appeso il mantello al chiodo. Quando però Gotham si ritrova nuovamente sull'orlo del caos a causa dell'ondata di criminalità causata dalla gang dei Mutanti, Batman fa il suo ritorno per ristabilire l'ordine. Mentre i suoi vecchi nemici vengono riabilitati con troppa leggerezza, Due Facce prima e Joker poi, si consuma una crisi internazionale nell'isola di Corto Maltese fra USA e URSS: Superman impedisce la detonazione di un missile nucleare che però genera un impulso elettromagnetico che getta Gotham in un pericoloso blackout. Si tratta dell'anticamera dello scontro finale fra Batman e Superman, fra due visioni del mondo contrapposte. Ma come detto poco fa Batman è immortale...

Ucronico, distopico, brutale, realistico. Il Ritorno del Cavaliere Oscuro è uno dei grandi capolavori del fumetto mondiale. Non si tratta solo di rileggere la parabola del ritorno dell'eroe, mutuata tanto dall'epica classica quanto dalla letteratura giapponese da cui Miller è stato sempre profondamente influenzato, quanto di piegarla organicamente in un contesto di feroce critica sociale e politica. L'idea del vigilantismo fuorilegge, la contrapposizione fra Batman e Superman, la tragica riabilitazione dei villain, lo sfondo della crisi missilistica sono aspetti che riconducono a quel nichilismo attivo che viene subito stabilito nella prima pagina dell'opera.

Miller critica l'incapacità di trovare punti di riferimento al di là di quelli rappresentati dalle istituzioni tradizionali, oramai svuotate di senso, vedasi il Superman "soldato", e di ergersi in maniera attiva oltre il rigurgito continuo di informazioni caotiche e spesso false dei media nonché oltre quello di una moralità che sappia prevaricare un perbenismo, un buonismo e un permissivismo vacuo. Bruce Wayne accetta di ritornare ad essere Batman come risposta a questo senso di profondo smarrimento ponendosi come agente di una moralità vera, determinata e deflagrante.

È una riflessione che pervade tutta l'opera, qualcuno l'ha definita di stampo destrorso e reazionario. Probabile. Ma talmente destrorsa da fare un giro completo e rientrare da sinistra tanto quanto le opere di John Milius, Sam Peckinpah e più tardi Clint Eastwood.

Il tutto ovviamente filtra anche graficamente nell'opera sia nella costruzione della tavola che nel tratto. Per quanto riguarda il primo aspetto l'inserto diventa tecnica fondamentale per rappresentare la modernità fatta di mille voci tutte contrastanti, poi l'orizzontalità che amplia la prospettiva della narrazione in senso cinematografico dilatandone i tempi in quella che verrà successivamente definita "gabbia di sospensione". Il tratto invece mostra i primi segni di quella sintesi che diventeranno caratteristici del Miller maturo mentre la contrapposizione fra pieni e vuoti tipica del bianco e nero viene riletta in una chiave inedita grazie all'uso di chine spesse e "invadenti" e alla colorazione estremamente cupa ad opera rispettivamente di Klaus Janson e Lynn Varley.

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Il villain

The Killing Joke

La galleria di nemici di Batman è sicuramente una delle più ricche in assoluto nella storia della narrativa mondiale. Si passa da villain mostruosi a fini strateghi, da terroristi a abili manipolatori, fino a creature soprannaturali e tragici individui. Tutte queste caratteristiche sono incarnate da un solo, forse, uomo ovvero la nemesi per eccellenza del Cavaliere Oscuro: Joker.

Creato da Bill Finger, Bob Kane e Jerry Robinson e modellato sulle fattezze dell'attore Conrad Veidt, che prestò il volto al grottesco personaggio di Gwynplaine nel film L'uomo che Ride, Joker esordì su Batman # 1 della primavera del 1940 e le sue origini sono tutt'oggi più che fluide. I tentativi di scoprire il suo nome, e le sue vere origini, hanno infatti subito diverse interpretazioni sia nei fumetti che al cinema e in televisione. Tuttavia c'è una storia su tutte che viene ritenuta dai fan non solo l'origine più attendibile del Principe Pagliaccio del Crimine ma anche quella che è riuscita a cogliere in pieno la macabra connessione fra l'eroe e la sua nemesi.

Stiamo ovviamente parlando di The Killing Joke, pubblicata per la prima volta nel 1988, scritta da Alan Moore e disegnata da Brian Bolland.

L'ennesima fuga dal Maniconio di Arkham permette al Joker di provare una suo folle teoria: tutti posso diventare come lui, basta una semplice giornata storta. Nella contorta psicologia del Principe Pagliaccio del Crimine questo significa rapire e seviziare il Commissario Gordon e attaccare brutalmente sua figlia Barbara che, colpita da un colpo di pistola, rimarrà paralizzata. Mentre Batman inizia una corsa contro il tempo per strappare il prezioso alleato dalla mercé della sua nemesi viviamo, con una lisergica sequenza in analessi, proprio le tragiche origini del Joker da semplice comico squattrinato a criminale per necessità.

Ma le sue origini sono altrettanto tragicamente legate ad un incontro con Batman che causerà la sua caduta nella famigerata vasca di componenti chimici che gli sbiancherà la pelle e gli renderà i capelli verdi e soprattutto farà affiorare una sadica personalità. Il confronto finale fra Batman e Joker tuttavia non si risolverà come avviene di solito: il Cavaliere Oscuro, per la prima volta, tende la mano alla sua nemesi offrendogli aiuto ma questi gentilmente rifiuta dicendo che è oramai è troppo tardi e offrendo in cambio una barzelletta... come se non fosse già agghiacciante lo scenario, Batman e il Joker ridono.

Batman e Joker sono davvero due facce della stessa medaglia? Forse, sicuramente The Killing Joke si appoggia fortemente su questo assunto e su quello che basta poco per oltrepassare un limite invisibile, quello fra follia e lucidità. The Killing Joke ebbe tale riscontro da entrare immediatamente nella continuity, pur essendo pensata come una storia a sé stante, con conseguenze profonde e duratura nel canone narrativo batmaniano oltre ad esercitare una profonda influenza sulle versioni successive del personaggio presenti in altri media basti pensare al cinema con Batman di Tim Burton o Il Cavaliere Oscuro.

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