Black Widow, recensione del cinecomic Marvel

Abbiamo visto l'anteprima di Black Widow, il nuovissimo cinecomic Marvel su Vedova Nera. Ecco la nostra recensione.

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a cura di Mabelle Sasso

È disponibile da oggi su Disney+ per tutti gli abbonati Black Widow. Dopo una pausa di circa due anni, in cui gli appassionati sono rimasti digiuni da nuovi film della saga cinematografica Marvel, La Casa delle Idee torna nelle sale (e non solo) con l’attesissimo Black Widow, primo lungometraggio della Fase 4 dell’Universo Cinematografico Marvel, nonché pellicola interamente dedicata a Natasha Romanoff, la prima eroina a far parte degli Avengers. Similmente a quanto accaduto per Crudelia, Black Widow sarà supportato da una formula di distribuzione ibrida che prevedrà l’arrivo quasi in contemporanea sia nelle sale cinematografiche, sia in streaming su Disney+ con Accesso VIP. Sarà possibile vedere il film nelle sale a partire dal 7 luglio, mentre per la visione in streaming occorrerà attendere il 9 luglio.

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Nonostante sia la prima pellicola collocata nella Fase 4 del MCU, il film su Vedova Nera, sarà un prequel ambientato subito dopo Captain America: Civil War. Nel cast del film troveremo Scarlett Johansson, ovviamente nel ruolo principale, Florence Pugh nel ruolo di Yelena Belova, David Harbour nel ruolo di Red Guardian e Rachel Weisz in quello di Melina Vostokoff. Abbiamo avuto l'opportunità di partecipare alla proiezione in anteprima per la stampa, di seguito potete leggere le nostre considerazioni su questo nuovo cinecomic.

Black Widow: la trama

Black Widow ci riporta nel passato del Marvel Cinematic Universe, con l’avventura “in solitario” di Natasha Romanoff, alias Vedova Nera, che ripercorre le vicende della supereroina in seguito agli eventi immediatamente successivi a Captain America: Civil War. Natasha, smessi i panni da supereroina diventa una donna in fuga desiderosa di lasciarsi tutto alle spalle e far perdere le sue tracce. L'ex Avenger si ritroverà a dover fare i conti con il suo passato e la sua famiglia, che la metterà di fronte a una terribile minaccia globale. Affiancata dalla “sorella” Yelena Belova, il “padre” Alexei Shostakov (alias Red Guardian) e la “madre” Melina Vostokoff, questa particolare famiglia un po’ disfunzionale cercherà di fronteggiare la minaccia della Stanza Rossa e il loro spietato assassino Taskmaster: un individuo in grado di replicare qualsiasi mossa del proprio avversario.

Black Widow non è semplicemente un capitolo autoconclusivo della grande mitologia dei supereroi Marvel, ma ha lo scopo di approfondire gli aspetti del personaggio protagonista fornendoci un contesto e un antefatto, che in film come il primo Avengers e Avengers: Age of Ultron erano stati soltanto accennati con piccoli flashback e dettagli appoggiati qui e là. In questo voler riconnettere i puntini vi è anche una narrazione retroattiva che va toccare alcuni dei riferimenti dei precedenti film che hanno visto la partecipazione di Vedova Nera.

Black Widow pur essendo un film di supereroi gioca un ruolo di compromesso grazie alla natura terrena di quasi tutti i suoi protagonisti, arrivando anche a fare ironia sui tropi e i manierismi dei super.Ad esclusione di Red Guardian e Taskmaster, tutti gli altri personaggi presenti non dispongono di superpoteri in grado di trascendere i limiti fisici umani. Nel caso di Natasha, Yelena e tutte le altre Vedove ci troviamo di fronte a persone le cui abilità straordinarie sono dovute a un rigoroso addestramento e all’equipaggiamento in dotazione. In questo senso Vedova Nera rappresenta la linea di demarcazione che divide le super spie della Stanza Rossa e i supereroi i grado di salvare il mondo (e in futuro l’intero Universo).

Il film permette a Scarlett Johansson di dare il meglio di sé nelle diverse scene di azione, che solitamente sono riservate a colleghi uomini più muscolari, è  quindi  davvero il caso di parlare di Girl Power ed Empowering femminile in questo film? Crediamo di no, questo perché, secondo la nostra opinione, non basta avere una protagonista femminile per creare una narrazione che parli di femminismo e empowerment.

Certamente alcuni elementi legati alla narrazione di genere sono presenti in questo film, anche se tali tematiche sono affrontate e sviluppate forse in modo un po' superficiale. Occorre però riconoscere a questo film il tentativo di voler riparare ad alcuni dei torti inflitti in passato a questo personaggio, che per complessità e potenzialità narrativa è assolutamente in grado di reggere il peso di un film solista sulle sue spalle.

Azione a mille

Ogni prodotto Marvel è caratterizzato da uno stile peculiare in grado di offrire, di volta in volta, una narrazione sempre diversa ma che metta al centro le azioni dei supereroi. Anche Black Widow non è esente da questa precisa scelta stilistica e il genere che accompagna lo spettatore è quello del thriller d’azione, con una predilezione per le scene di combattimento con abbondanti esplosioni.

https://youtu.be/sT2mSZCIpK4

Black Widow è un crescendo adrenalinico in cui lo spettatore ha davvero poco tempo per riprendere fiato tra una scena d’azione e un’altra. Questo elemento è il denominatore unico di questo film, che propone una serie di elementi e topoi del genere action in modo calcolato e supportato da una regia in grado di rendere le diverse sequenze sempre chiare e leggibili, che si tratti di combattimenti corpo a corpo, inseguimenti in auto o rocambolesche azioni disperate.

Il livello dell’azione però è incrementale: il film parte con i piedi ben piantati per terra, ancorati alla realtà di uno scenario verosimile, per poi decollare in maniera esponenziale verso vette sempre più incredibili e roboanti in pieno stile Marvel. Questo repentino cambio di passo potrebbe quindi disorientare alcuni, che potrebbero non gradire le parti più esagerate ed eccessive nella seconda metà del film.

Una normale famiglia disfunzionale

Il film introduce un cast di comprimari che accompagneranno Nat nella sua missione, questi vengono presentati come la sua famiglia, benché non si tratti comunque di suoi effettivi consanguinei. Abbiamo quindi Yelena, la sorella minore, che condivide con Natasha l’appartenere al programma Vedova, il padre Alexei, un agente operativo caduto in disgrazia ma che una volta era Red Guardian, la controparte sovietica del programma del supersoldato e la madre Melina, una brillante scienziata della Stanza Rossa. L’intera vicenda messa in scena in Black Widow è cucita su misura attorno a questi personaggi e lo stesso vale per le motivazioni che spingono questa insolita famiglia a muovere guerra all’organizzazione segreta che li ha messi insieme.

Parlando di comprimari siamo rimasti incredibilmente impressionati dalla performance di Florence Pugh nei panni di Yelena. Il ruolo della sorella minore di Natasha testimonia quindi la grande versatilità di questa attrice che è in grado di spaziare tra generi e personaggi molto diversi. Classe 1996 questa giovane attrice britannica è arrivata a questo ruolo in seguito a interpretazioni in film diametralmente opposti al cinemcomic, come ad esempio quello di Dani di Midsommar - Il villaggio dei dannati e Amy March in Piccole donne (che le è valso anche una candidatura agli Oscar). Rachel Weisz, benché interpreti un personaggio più di contorno, risulta comunque convincente nel ruolo di Melina, mentre David Harbour è quello che ci ha colpito di meno, in quanto relegato perlopiù al ruolo di momento comico del film.

Conclusioni

È proprio il caso di dire che Black Widow con le sue continue e adrenaliniche sequenze action rappresenti un vero e proprio ritorno nelle sale con il botto. Il nuovo capitolo dell’Universo Cinematografico Marvel immerge lo spettatore in 133 minuti di pura azione in stile Marvel, raccontandoci un capitolo della vita di Natasha Romanoff fino ad ora sconosciuto. Tra gli aspetti che ci hanno colpito di più alcune scene di combattimento e la performance di Florence Pugh, che con la sua incredibile versatilità ha saputo dare corpo in modo credibile e concreto a Yelena Belova.