Disincanto - parte 2: recensione del ritorno a Dreamland

Disincanto - parte 2 arriva su Netflix. La vena umoristica di Groening è presente? Questa seconda serie è meglio o peggio della prima? Scopritelo nella nostra recensione!

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a cura di Manuel Enrico

Per anni, Matt Groening è stato il nome di riferimento per un’animazione irriverente e criticamente feroce della quotidianità della società americana. Inizialmente furono i Simpson, poi arrivò Futurama, ed il mito di Matt Groening sembrò divenire intoccabile. Sino all’arrivo di Disincanto, la sua nuova serie Tv Netflix. Arrivata con la sua prima parte su Netflix lo scorso anno, la versione fantasy della creatività di Groening era particolarmente attesa, ma i risultati furono nettamente al di sotto delle aspettative, il che ha reso Disincanto – parte 2 un’occasione per Groening di rispondere con i fatti alle critiche ricevute per la prima parte della sua serie animata.

Disincanto, il fantasy secondo Matt Groening

Nonostante alcune buone trovate, i primi episodi di Disincanto avevano un difetto: non sembravano pienamente un lavoro di Groening. L’abitudine ad un certo tipo di umorismo e di tematiche erano divenute il tratto distintivo dell’autore americano, una cifra stilistica che tutti si attendevano di vedere nella nuova serie. Disincanto non si è rivelato una semplice rivisitazione del fantasy secondo la visione di Groening, ma si è dimostrato un prodotto poco definito, dando la sensazione di essere arrivato su Netflix in una versione ancora acerba. Partendo dal microcosmo di Springfield, Groening ha creato nuove storie sempre più ampie, in cui l’ambientazione si è conseguentemente espansa, come dimostra il variegato universo di Futurama. Disincanto è parte di questo processo, dove l’allagarsi dell’orizzonte narrativo non è puramente fisico, ma può avventurarsi nel magico, offrendo spunti e situazioni inattese che dovrebbero stuzzicare l’inventiva dell’autore. Limitarsi a rendere Disincanto una parodia al canovaccio del fantasy, con qualche sprazzo di critica sociale, sarebbe limitativo, eppure Disincanto – parte 1 lasciava questo amaro retrogusto a visione terminata.

Pur presentando degli ottimi spunti, Disincanto – parte 1 mancava della necessaria profondità per dare ai diversi personaggi il giusto spessore. Nel corso degli episodi del primo arco narrativo, vengono gettate le basi per sviluppare un mondo fantasy che offra allo spettatore le basi per comprendere il mondo immaginato da Groening, si creano situazioni divertenti, ma si arriva al termine con un cliffhanger che lascia la sensazione che manchi un qualcosa. Contrariamente alle precedenti produzioni di Groening, in cui la quasi totalità degli episodi era godibile individualmente per la presenza di una blanda continuity, Disincanto punta ad avere uno sviluppo più corale tra gli episodi, imponendo anche una diversa gestione dei tempi narrativi, che si dilatano man mano che si inseriscono diverse trame e sottotrame. Il senso di incompletezza lasciata dalla prima parte della serie si può accettare, considerandola come una lunga introduzione, aspettando quindi che alcune delle risposte possano arrivare con i nuovi episodi.

Ed è proprio da questo finale a sorpresa che riparte Disincanto – parte 2.

Disincanto - parte 2, ritorno a Dreamland

L’attesa per questi nuovi episodi era tanta, considerata che finalmente Groening avrebbe dovuto arrivare alla chiusura di diverse linee narrative sospese. Dal rapporto di Tiabeanie con la madre, alla sorte di Elfo, il finale della prima parte era stato bene studiato per lasciare agli spettatori la curiosità di vedere lo sviluppo della serie.

Groening intende chiudere in modo rapido le parentesi ancora aperte dal precedente arco narrativo. Nuovamente, sembra che l’autore voglia premere sull’acceleratore, cercando anche soluzioni che, per quanto divertenti, lascino comunque una certa debolezza nel contesto più ampio di Disincanto. Scegliendo di sviluppare una trama orizzontale più definita rispetto alle sue precedenti serie animate, Groening si è trovato al contempo nella possibilità di creare un mondo più dettagliato e complesso delle sue precedenti creazioni.  In una situazione simile, diventa inevitabile trovare nuove leve su cui sviluppare l’ambientazione, e il modo migliore è sviluppare personaggi.

Se nella prima parte la figura di Tiabeanie era a tratti soffocante per gli altri personaggi, con Disincanto – parte 2 viene dato maggior spazio ai comprimari della principessa ribelle. Il burrascoso padre Zog, l’impacciato fratellastro Derek o la matrigna Oona sono protagonisti di momenti interessanti di Disincanto – parte 2, andando non solo a sviluppare a dovere l’interiorità dei personaggi, ma offrendo dei punti di svolta nella progressione stessa di Tiabeanie. Le storie intrecciano in modo più solido i differenti personaggi, creano una linearità narrativa che nelle intenzioni dell’autore vorrebbe dare maggior corpo all’ambientazione, ma che si rivela al contrario occasione per inserire ulteriori aspetti dei personaggi che, al contrario, fanno riemergere nuovamente il tipico difetto della serie: inconcludente.

Onestamente, da una seconda parte sarebbe stato preferibile andare oltre quella sensazione di mancanza di una direzione delle storie. Anche Disincanto – parte 2 fa intendere che siamo di fronte ad una lunga, interminabile introduzione. Vengono approfonditi i personaggi più vicini a Tiabeanie, ma è ancora un semplice tratteggio delle loro caratteristiche, con alcune figure che vengono allontanati proprio nel momento in cui offrono uno spunto interessante di interazione nell’ottica della trama più ampia della serie. È comprensibile che in questa manciata di episodi non possano venire svelati tutti i segreti della storia di Disincanto, ma emerge il dubbio che Groening stia continuando ad aggiungere sottotrame, personaggi e legami che non vengono sviluppati al punto da esser davvero importante per il contesto più ampio di Disincanto.

Queste sensazioni non implicano che Disincanto – parte 2 non abbia dei meriti. La serie conta su un ottimo impianto visivo, dettagliato e colorato, che rende al meglio sugli schermi 4k. Le animazioni sono ben realizzate e in sintonia con la tradizione delle produzioni di Groening. In alcuni episodi, gli sfondi sono particolarmente suggestivi, raggiungendo l’apice nella sontuosa realizzazione della cittadina steampunk di Steamland, semplicemente perfetta!

L’umorismo di base, sia nelle battute che nelle situazioni create, è divertente e ben inserito nel contesto di Disincanto – parte 2, ma la verve umoristica di Groening sembra decisamente al di sotto della qualità con cui ci aveva abituati con Simpson e Futurama.

Disincanto, dopo l’arrivo dei nuovi episodi, non riesce ad andare pienamente oltre quei limiti che hanno fatto dubitare dei primi episodi, ovvero il senso di costante attesa di qualcosa che viene costantemente sottinteso ma che non pare arrivare mai, ma che si spera arrivi presto, magari nella prossima parte di Disincanto.

Conclusioni

Aspettando di vedere qualche rivelazione a lunga attesa, Disincanto – parte 2 è comunque in grado di mostraci un divertimento irriverente e sarcastica in stile Groening, meno incisivo rispetto al passato, ma ugualmente divertente. Disincanto è un piacevole diversivo nel mondo dell’animazione, grazie alle numerose citazioni all’universo di Matt Groening. A conti fatti, risate e situazioni divertenti non mancano, un buon modo per attendere che Groening riveli finalmente la vera essenza della sua serie.

Siete dei fan del piccolo demone che accompagna e "travia" Tiabeanie nella serie? Ci sono felpe e magliette dedicate a questo personaggio che non possono mancare nel vostro armadio!