Picard: chi è Jean-Luc Picard?

Capitano dell'ammiraglia della Flotta Stelalre, uomo schivo e autorevole, ma soprattutto simbolo di Star Trek: chi è il capitano Jean-Luc Picard?

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a cura di Manuel Enrico

Manca ormai pochissimo al 24 gennaio, giorno in cui su Amazon Prime Video vedremo nuovamente in azione Jean-Luc Picard, il capitano reso celebre dalla seconda serie di Star Trek, The Next Generation. Il ritorno del personaggio reso celebre da Patrick Stewart è uno degli appuntamenti più attesi della stagione televisiva appena iniziata, occasione che merita di esser celebrata al meglio conoscendo meglio Jean-Luc Picard.

La figura di Jean-Luc Picard colse di sorpresa gli spettatori di The Next Generation, che ricordavano un tipo di comandante decisamente diverso, basandosi sul ruolo avuto da Kirk nella serie originale. Tanto era dinamico e fumantino Kirk quanto fu riflessivo e pacato Picard, figlio di un diverso periodo storico all’interno della Federazione. Ma come è nato Jean-Luc Picard?

La nascita di Picard

Quando Gene Roddenberry immaginò il suo nuovo capitano, aveva un’idea precisa in mente. Figlio di una Federazione differente dai tempi di James Kirk, in cui la spinta espansionistica iniziale dei primi anni della Federazione Unita dei Pianeti si era oramai moderatamente fermata, lasciando emergere una mentalità più votata all’esplorazione, in cui fosse necessario un approccio che concepisse più un approccio diplomatico anche nelle situazioni più spinose, relegando alla violenza al ruolo di ultima spiaggia. Serviva quindi un nuovo capitano.

La tradizione vuole che questa concezione sia stata anche trasmessa nel cognome stesso di Picard, che pare avere origine dalle figure di due uomini di scienza: Auguste Piccard e Jean-Felix Picard. Il primo era uno scienziato svizzero che passò alla storia negli anni ’60 dello scorso secolo per le sue esplorazioni subacquee. Jean-Felix Picard era un prete gesuita del ‘600, che nel suo studio dei corpi celesti come astronomo riuscì a calcolare le dimensioni della Terra con uno scarto impressionante, introducendo per primo il metodo scientifico nella mappatura terrestre.

Da un punto di vista narrativo, la figura di Jean-Luc Picard era nata nella mente di Roddenberry dopo la lettura del ciclo di romanzi scritti da C.S. Forester sulla figura di Horatio Hornblower.

Quando si trattò di trovare l’attore perfetto per Jean-Luc Picard, Roddenberry aveva le idee chiare: mascolino, virile e dalla folta capigliatura. Un aspetto che sembra diametralmente opposto a quello che oggi associamo al ruolo offerto da Patrick Stewart. Che infatti fece una gran fatica a guadagnarsi gradi per comandare l’Enterprise-D

Ai tempi del casting, l’attenzione di Roddenberry per i potenziali attori intepreti per il ruolo di Picard era diretta verso artisti molto diversi da Stewart: Yaphet Kotto, Patrick Bauchau, Mitchell Ryan e Roy Thinnes. Stewart, attore shakesperiano come altri capitani di Star Trek, fu inizialmente provinato per il ruolo di Data, dato che non rientrava all’interno dei canoni previsti per il personaggio.

Quando Roddenberry era oramai deciso ad affidare il ruolo all’attore Stephen Macht, i produttori Robert Justman e Rick Berman tentarono in ogni modo di convincere Roddenberry a cambiare idea, vedendo in Stewart l’attore ideale per interpretare il capitano della nuova serie, che tutti vedevano come l’unico meritevole di sedere sulla sedie del capitano. Stewart venne quindi provinato per il ruolo di Jean-Luc Picard, con sua stessa sorpresa. L’attore, sapendo le idee di Roddenberry, fece arrivare in tutta fretta dall’Inghilterra il suo parrucchino, ma durante il provino Roddenberry lo invitò subito a togliersi quella ‘cosa orrenda’.

A convincere infine Roddenberry fu la voce salda e perentoria di Stewart, che divenne uno dei tratti distintivi del personaggio. Per aiutare Stewart ad entrare nel personaggio, Roddenberry, ancora non convinto della scelta, inviò all’attore inglese una collezione delle opere di Forester, ignorando che Stewart conoscesse molto bene il personaggio di Hornblower, uno dei suoi preferiti.

Con lo sviluppo della serie, la sinergia tra Stewart e il suo personaggio divenne tale che l’attore ebbe un ruolo fondamentale nel dare a Picard l’immagine che oggi conosciamo.

“Mi ritrovo spesso a parlare di Picard, ed una delle cose che sono arrivato a comprendere è che mentre parlo tanto di Picard mi accorgo che sto parlando anche motlo di me stesso. Mentre interpretandolo lo rendevo molto simile a me, allo stesso tempo credo che anche lui abbia esercitato su di me una certa influenza. Grazie a lui sono diventato una persona maggiormente propenso ad ascoltare gli altri, una caratteristica essenziale di Picard.”

L’impatto di Stewart sulla figura di Picard fu tale che lo stesso attore rimase stupito, soprattuto vedendo come la sua interpretazione avvicinò il pubblico di Star Trek al suo grande amore, il teatro shakesperiano

“Una delle grandi gioie nell’aver partecipato a questa serie e avere interpretato questo personaggio è che ho scoperto come la gente fosse talmente attratta da Star Trek, che anche anni dopo la conclusione della serie mi entusiasmava sentire quanto la gente adorasse quello che avevamo fatto. Era gratificante per me che questo uomo calvo di mezz’età sembra entrare in contatto con loro. Al punto che alcuni spettatori venivano alle mie interpretazioni teatrali, svelandomi che non avevano mai visto prima Shakespeare, salvo scoprire che lo adoravano!”

Nonostante la soddisfazione, Stewart dovette comunque scontrarsi con la continua resistenza e sfiducia di Roddenberry verso il ‘suo’ Picard. In una nota alla Paramount, Roddenberry impose che il nome di Stewart non venisse mai, in alcun modo collegasse al nome di The Next Generation. Lo stesso Picard, in un’intervista a Variety, confessò di sentire spesso questa sfiducia di Roddenberry

“Più di una volta, colsi Roddenberry seduto sulla sedia del regista mentre fissava, e so che stava pensando ‘ Come diavolo siamo finiti con questo tizio?”

E pensare che lo stesso Stewart non era del tutto convinto che The Next Generation avrebbe avuto successo. Quando iniziarono le riprese della prima stagione, l’attore inglese non era convinto che la serie avrebbe una vita lunga, tanto che non volle disfare le valigie per sei settimane, sicuro che le avrebbe dovuto rifare a breve. E invece la serie durò per ben sette stagioni, con buona pace delle valigie di Stewart!

Ad interpretare Jean-Luc Picard, però, non è stato solo Patrick Stewart.

Nell'episodio Giovani Eroi, in seguito ad un incidente durante il teletrasporto, Picard, insieme ad altri membri del suo equipaggio, viene riportato a bordo dell'Enterpise ma nel rimaterializzarsi il suo corpo viene ricomposto come quello di adolescente, occasione in cui il capitano viene interpretato da David Tristan Birkin (che interpretò anche il nipote di Picard, René).

Toccò all'attore Marcus Nash interpetare Jean-Luc Picard nell'episodio Una seconda possibilità, in cui vediamo Picard pugnalato da un nausicaano, un momento centrale nella vita del futuro capitano dell'Enterprise.

Più famoso è il terzo inteprete di Jean-Luc Picard, Tom Hardy. L'attore impersona il giovane Picard in una vecchia fotografia del capitano dei tempi dell'Accademia in Star Trek: Nemesis. Nella stessa pellicola, Hardy presta il volto a Shinzon, un clone di Picard creato dai Romulani, utilizzato come comandante ai tempi della Guerra del Dominio, salvo poi esiliarlo nella luna di Remus, assieme ad altri schiavi remani.

Jean-Luc Picard, ufficiale della Flotta Stellare

Jean-Luc Picard nacque (o nascerà?) a La Barre in Francia, il 13 luglio 2305. La sua famiglia è rinominata per le aziende vinicole, che sono una tradizione che nell’idea del padre, Maurice, dovrebbe essere portata avanti da Jean-Luc e dal fratello Robert. Maurice e la moglie Yvette erano spaventati dall’idea che i figli abbandonassero l’attività di famiglie e li crebbero con un’educazione rigida in cui era pressoché bandita ogni forma di tecnologia.

Nell’animo del giovane Jean-Luc, però, c’era spazio solo per lo spazio e l’esplorazione, con una grande passione per le navi spaziali, in particolare la Phoenix, la prima astronave a viaggiare a velocità curvatura. Questa passioni spinsero Jean-Luc ad abbandonare la famiglia per entrare nell’Accademia della Flotta Stelalre, in cui entrò al secondo tentativo, nel 2323, risultando uno dei cadetti più promettenti.

In giovane età, a Picard venne diagnosticata la sindrome di Shalaft, un difetto congenito che causava un’ipersensibilità all’udito di Jean-Luc. Nonostante la sua malattia sia stata curata, Picard mantenne comunque un udito incredibilmente sensibile, al punto che durante la sua carriera di ufficiale Picard era in grado di percepire anche i minimi rumori di un motore a curvatura.

Durante l’Accademia, Picard maturò altri interessi, soprattutto l’archeologia, tanto che la carriera accademica fu una delle possibilità che si prospettarono al giovane Jean-Luc, che infine preferì restare nella Flotta Stellare.

Durante i suoi anni come cadetto, Picard mostrò un carattere spavaldo e che lo spingeva spesso ad andare in contrasto con l’autorità. Il suo carattere lo portò, durante uno dei suoi primi incarichi come ufficiale, ad essere coinvolto, nel 2327, in una rissa in un bar durante una licenza, durante la quale fu pugnalato da un nausicaano. La ferita danneggiò irreparabilmente il cuore di Picard, rendendo necessario il trapianto di un cuore artificiale.

Il primo comando di Picard avvenne durante una situazione di crisi nel 2333, mentre era secondo in comando della U.S.S. Stargazer. Durante uno scontro con una nave sconosciuta, la Stargazer fu coinvolta in una battaglia durante la quale morì il capitano della nave, portando Picard ad assumere il comando dell’astronave. Picard rimase al comando della Stargazer per 22 anni.

Picard assunse il comando della U.S.S. Enterprise-D nel 2364, un comando che mantenne sino alla distruzione della stessa, avvenuta nel 2371. In seguito, assunse il comando della Enterpise-E. In questi anni, Picard ebbe modo di rendere più forte la Federazione, partecipando ad eventi centrali nella storia galattica come l’Invasione dei Borg, la Guerra Civile Klingon o il crollo dell’Impero Romulano.

Un capitano per due manovre

Spesso parlando di Picard si fa menzione della manovra Picard, ma sarebbe più corretto parlare di manovre. Picard ha infatti dato il nome a due mosse, una inserita direttamente nel contesto della continuità di Star Trek, l’altra invece nata come battuta rivolta alla recitazione di Patrick Stewart.

La prima di queste manovre è una mossa inventata dal tenete comandante Jean-Luc Picarda durante lo scontro di Maxima, mentre era al comando della U.S.S. Stargazer. Quando l’astronave venne attaccata da un nemico ignoto, riportò ingenti danni. Per sfuggire all’attacco, Picard decise di tentare una manovra azzardata: dopo un’improvvisa accelerazione a massima curvatura, la Stargazer si avvicinò al nemico così rapidamente che i sensori della nave avversaria per un momento registrò la presenza di due bersagli, uno dei quali era un eco della precedente posizione della Stargazer. Con questa manovra, Picard riuscì a salvare la sua nave, entrando nei manuali tattici della Flotta Stelare.

La seconda manovra a portare il nome di Picard è un’invenzione involontaria dello stesso Stewart. Le divise indossate dagli attori durante le riprese di The Next Geenratione erano fatte di un materiale sintetico, che venne tagliato in modo da risultare aderente, un’esigenza che aveva come difetto quello di stropicciarsi e ritirarsi quando gli attori rimanevano seduti troppo a lungo. Conscio di questa situazione, Stewart prese il vizio di stiracchiarsi la parte superiore della divisa per esser sicuro che fosse sempre presentabile. Questo gesto divenne una caratteristica del personaggio, e scherzosamente la troupe iniziò a chiamare questo vezzo di Stewart la Manovra Picard.

Picard: un capitano diverso per una Federazione diversa

Si è spesso dibattuto su chi sia il Capitano per eccellenza di Star Trek, con due candidati solamente: James T. Kirk e Jean-Luc Picard. I due capitani dell’Enterprise hanno un piglio decisamente diverso. La diversità dei due caratteri è il frutto di una concezione diversa della cronologia della vita della Federazione in cui si ritrovano ad agire.

Se Kirk era il capitano di un’Enterprise simbolo di una spinta espansionistica della Federazione, Picard rappresenta ideali più pacifici e diplomatici. L’Enterprise-D è l’ammiraglia di una Flotta Stellare che torna alla sua origine, all’esplorazione e alla conoscenza di nuove civiltà. Non a caso, richiede un capitano che sappia mediare tra diverse dispute, piuttosto che scendere subito in contrasto a suon di phaser e siluri fotonici. Eppure, assieme i due capitani riuscirono a salvare la galassia in Generazioni, facendo quello che chi siede sulla poltrona di comando dell'Enterprise sa fare meglio: la differenza.

Picard incarna lo sforzo di andare oltre lo sfoggio di chi sia più potente in termini militari, preferendo trovare un punto di contatto tra le diverse posizioni. È il capitano del disgelo, specchio del disgelo tra superpotenze che si andava delineando nel mondo reale, prossimo alla caduta del muro di Berlino e alla fine della contrapposizione tra i due blocchi. L’interpretazione di Stewart era perfetta sotto questo aspetto, misurata e contenuta, ma capace di lasciar emergere anche l’umanità dietro la divisa da ufficiale.

Sin dai primi episodi di The Next Generation, ancora acerbi sotto il punto di vista della narrazione e della recitazione, Stewart riusciva a risultare credibile e già nel personaggio. In Il Giudizio, ad esempio, era costretto a fronteggiare una difficile situazione per salvare la vita al giovane Wesley Crusher, cercando al contempo di non infrangere una delle leggi chiave della Flotta Stellare, la Prima Direttiva. Curiosamente, Picard è il Capitano che per primo affronta questa norma (non interferire con culture aliene, specialmente se ancora in possesso della tecnologia di curvatura) ed è anche l’ufficiale che più di ogni altro ha dovuto scontrarsi con la Prima Direttiva.

Stewart è stato perfetto nel mostrare questi lati di Picard. La nuova impostazione narrativa di The Next Generation richiedeva un capitano carismatico e riflessivo, che mostrasse agli spettatori una figura riflessiva e matura, che si distinguesse dal suo predecessore. La compostezza di Stewart, il suo background da attore shakesperiano, lo rendevano perfetto per dare vita a Picard, non solo nel ruolo di ufficiale autorevole al comando, ma anche nel mostrare le sue debolezze e i suoi momenti di crisi.

Che fosse l’avere a che fare con i bambini o l’accettare la perdita e la sconfitta, Picard era sempre credibile grazie alla carica emotiva con cui Stewart interpretava il suo ruolo. Momenti come la tortura delle cinque luci o il pianto disperato abbracciato al fratello Robert dopo il suo rapimento da parte dei Borg sono il lato umano dietro la corazza dell’ufficiale, dietro l’impostazione che Picard ha sempre cercato di erigere tra sé e il suo equipaggio. Nella sua convinzione di dover esser distaccato dal resto del suo equipaggio, sicuro che il capitano dovesse esser solo tale e non un amico, Picard ha eretto inizialmente un muro che lo separasse da quei compagni di avventura che invece creavano dei rapporti di amicizia tra loro, e che, nonostante la sua decisione, consideravano anche lui parte di questa famiglia.

In The Next Generation si assiste a innumerevoli dimostrazioni di affetto e fedeltà dell’equipaggio verso Picard, in primis da parte di Will Rilker, spesso senza che il capitano se ne renda nemmeno conto, ma che costituiscono una parte integrante del mito di Picard, il suo saper inspirare fiducia e ammirazione. Una fiducia ben riposta, visto quanto il capitano sia sempre pronto a dare tutto pur di preservare quella che considera una reponsabilità, l’equipaggio, convinto che sia il suo dovere, ma che infine diventa la sua famiglia. Sino alla tanta attesa partita a poker nell’ultimo episodio della serie, un invito che per anni il capitano aveva declinato ma che infine accetta come segno di una famiglia completa.

Se siete divenuti fan del capitano Picard, non potete fare a meno di avere un piccolo Jean-Luc al vostro fianco, grazie a questa imperdibile Funk Pop