Ritorno al Futuro: un film fuori dal tempo

In occasione dell'anniversario dell'uscita al cinema di Ritorno al futuro, ripercorriamo alcune tappe fondamentali della sua realizzazione.

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a cura di Lorenzo Ferrero

Oggi 5 novembre 1955, Doc Brown, scivolando sulla tazza del water per appendere un orologio batteva la testa. Al suo risveglio ebbe una illuminazione che ha reso possibile il viaggio nel tempo: il Flusso Canalizzatore. 

Il 18 ottobre del 1985 usciva nei cinema italiani uno dei film che hanno maggiormente segnato l'immaginario cinematografico degli anni '80: Ritorno al Futuro. E a dare la misura di quello che attendeva gli spettatori era anche la colonna sonora:

So take me away, I don't mind

But you better promise me, I'll be back in time

Gotta get back in time”

Recita così il ritornello di “Back In Time” degli Huey Lewis and the News, canzone scritta appositamente dal gruppo per fare da colonna sonora al film. Ripercorriamo, in questo anniversario dalla sua uscita, alcune tappe fondamentali della lavorazione della pellicola: dalla sua genesi, fino al suo arrivo nelle sale, passando dalle varie curiosità e stranezze che ne hanno caratterizzato la lavorazione.

Accendete i tempo-circuiti, mettete in moto il flusso canalizzatore, settate la data e preparatevi perchè...si parte!

Com'è nata l'idea

Nella vita di tutti, prima o poi, ci si interroga su come sia stata l'adolescenza dei nostri genitori, sulle loro avventure scolastiche, sui loro primi amori e sui probabili colpi di testa che tutti i ragazzi fanno, specialmente in giovane età. Era di questa idea anche lo sceneggiatore e produttore Bob Gale, che durante una visita dai suoi genitori nel Missouri ebbe modo di scoprire, attraverso un annuario, che suo padre era stato eletto addirittura presidente del corpo studentesco, chiedendosi se sarebbero potuti essere amici. Una volta tornato in California, raccontò questo bizzarro episodio al suo amico regista Robert Zemeckis, che ebbe l'idea di inserire anche una mamma che si dichiarava molto pudica e che non aveva mai baciato un ragazzo durante il liceo, quando invece la realtà era ben diversa. Fu così che i due trovarono un accordo per proporre questa prima bozza di sceneggiatura alla Columbia Pictures, nel Settembre del 1980.

In seguito, la produzione della pellicola passò in mano alla Universal Pictures e alla Amblin Entertainment (di proprietà di Steven Spielberg), dopo aver ricevuto diversi no da molte case produttrici: questo perchè nei primi anni '80 le commedie che avevano successo erano tutte demenziali e di “natura sessuale” (solo per citarne alcune "Fuori di Testa" e "Porky's - Questi pazzi pazzi porcelloni!") e Ritorno al Futuro era considerato “un film davvero carino, che ti scalda il cuore, ma non abbastanza sessuale”. Zemeckis e Gale provarono a proporlo anche alla Disney, che però non accettò a causa della storia d'amore tra madre e figlio, troppo distante dagli standard disneyani.

Vennero, però, effettuati alcuni cambi alla sceneggiatura originale, in modo che potesse essere più divertente e, secondo i produttori, più gradevole: ad esempio il nome della mamma di Marty passò da Meg a Lorraine (questo, in realtà, per puro capriccio di uno dei produttori, visto che Lorrain era il nome di sua moglie), o quello del Professor Brown che divenne Doc Brown, o ancora la sua scimmia aiutante che venne rimpiazzata con un cane.

Ma i cambiamenti più significativi sono stati inerenti alla macchina del tempo: inizialmente, era previsto che avesse le sembianze di un frigorifero e che per poter viaggiare nel tempo avesse bisogno di un'esplosione nucleare, che sarebbe avvenuta durante un esercitazione in Nevada. Gli effetti speciali, all'epoca (ricordiamoci sempre che siamo negli anni '80), erano davvero molto costosi e Ritorno al Futuro non era considerato un film ad alto budget; inoltre Zemeckis e Spielberg avevano paura che i ragazzini avrebbero provato a riprodurre le scene del film rinchiudendovisi dentro (idea che, tra l'altro, fu poi in un certo senso "riciclata" da Spielberg stesso per il suo Indiana Jonese il Regno del Tempio di Cristallo). Ecco quindi che l'elettrodomestico si trasformò in una Delorean DMC-12 (scelta appositamente per sembrare una navicella spaziale agli occhi di un contadino degli anni '50) e la fonte di energia nei tanto leggendari 1,21 Gigawatt corrispondenti alla scarica di un fulmine (questi ultimi, tra l'altro, nella versione italiana diventano Gigowatt, a causa di un errore di pronuncia di Christopher Lloyd che disse “Jigowatts”).

Lo “Strano Caso” di Eric Stoltz e Michael J. Fox

Michael J. Fox è sempre stata la prima scelta di Gale e Zemeckis per il ruolo di Marty McFly ed è colui che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso dell'intera trilogia, con il suo talento, il suo modo di fare e l'incredibile chimica sul set con Christopher Lloyd. Non molti, però, sanno che avremmo potuto avere una versione ben differente sui grandi schermi, con un altro attore nel ruolo principale: Eric Stoltz.

https://www.youtube.com/watch?v=iM7Plnl7kN4

La produzione fu quasi costretta a “ripiegare” su quest ultimo, poiché Fox era già impegnato e ritenuto indispensabile sul set di "Casa Keaton", una sit-com statunitense piuttosto famosa all'epoca. Sia chiaro, Eric Stoltz era un giovane attore davvero bravo e promettente, tanto da recitare insieme a Cher nel film "Dietro la Maschera" ed era ritenuto una giovane promessa del cinema.

Tuttavia, dopo più di un mese di riprese, Zemeckis decise che l'attore non era adatto ad interpretare il protagonista, in quanto troppo intenso e drammatico, mancante di quella ironia e comicità che avrebbe dovuto avere il personaggio di Marty. Così, si decise di buttare praticamente tutto e ricominciare daccapo, licenziando Stoltz e implorando Michael J. Fox di accettare la parte. Il sogno dell'attore era quello di fare sia televisione, che cinema e prese la decisione di fare sia Casa Keaton, che Ritorno al Futuro contemporaneamente! Di giorno girava la sit-com, di notte il film, riposando solo per poche ore al giorno.

Ma non tutte le riprese con Stolz vennero cestinate: alcuni campi lunghi, nei quali non si riconosceva l'attore, vennero comunque utilizzate, come ad esempio nell'inseguimento dei libici nel parcheggio.

https://www.youtube.com/watch?v=IZ2owR6-lhM

L'Adattamento Italiano

L'adattamento e il doppiaggio italiano di Ritorno al Futuro hanno dovuto subire diversi cambiamenti rispetto all'originale, che però non ne hanno intaccato il significato, ne tanto meno l'integrità. Questi mutamenti sono stati necessari per permettere al pubblico italiano di cogliere i numerosi riferimenti alla cultura del tempo e poter godere dell'ironia della pellicola originale: il più famoso è quello inerente al nome che viene dato a Marty da Lorraine, una volta che si sono incontrati nel passato; nella famosa scena, infatti, lei lo chiama “Levi Strauss” a causa della marca dei suoi jeans (credendo sia appunto il suo nome).

https://www.youtube.com/watch?v=Y5iDIlz9ko4

Nella versione originale è Calvin Klein, marchio non ancora molto noto negli anni '80 in Europa, tanto che venne cambiato anche in altre versioni (ad esempio, in Francia divenne Pierre Cardin). Tuttavia, per quanto riguarda l'adattamento italiano, questo generò un curioso errore temporale: nel 1955 in America la Levi Strauss era già nota come marca di jeans.

Un altro cambiamento simile avviene nel dialogo del protagonista non appena entra nel bar, in cui ha il seguente scambio di battute col barista:

B:”Che ne diresti di ordinare qualcosa, ragazzo?”

M: “Ah, sì... dammi una Fanta.”

B:”Fanta che? Vuoi della fantascienza da bere?”

M:”Dammi una Pepsi senza.”

B:”Senza che? Se vuoi dire "senza pagare" hai sbagliato porta!”

In originale, Marty chiede una TaB, una bibita senza zucchero che non è mai arrivata in Italia e che gioca col significato della parola “tab”, che in inglese è un modo informale per dire “conto”, un gioco di parole non traducibile in italiano. Per quanto riguarda il resto della battuta, invece, rimane abbastanza simile, poiché in originale chiede una “Pepsi free” (senza zucchero), innescando una risposta abbastanza simile del barista (“You want a Pepsi, PAL, you're gonna pay for it!”).

Si può dire quindi che l'adattamento sia stato pressoché ottimo, creando addirittura delle battute che sono rimaste impresse nella mente degli appassionati.

I Seguiti

Quando fu concepito Ritorno al Futuro, non c'era l'idea di fare dei veri e propri seguiti. Si pensi che la scena finale, col ritorno di Doc Brown, doveva solamente fungere da “scherzo”, senza suggerire davvero l'idea di un sequel (il "To be continued..." venne inserito solamente nell'edizione Home video, una volta confermata la volontà di fare un seguito). Il “problema” fu che il film andò incredibilmente bene, incassando, all'epoca, ben 381 milioni di dollari in tutto il mondo e un giudizio molto positivo della critica.

Realizzati quattro anni dopo e girati contemporaneamente, inizialmente avrebbero dovuto essere un unico film con il titolo di "Paradox", come rivelato dal direttore creativo della Universal John Murdy in un'intervista del 2006:

“La cosa divertente di Ritorno al Futuro 2, di cui ho ancora la sceneggiatura originale, è che il titolo di lavorazione fosse Paradox (o Pair of Docs, capito?) e che insieme a Ritorno al Futuro 3 fosse concepito come un unico film.”

Il secondo capitolo in particolare vide l'entrata in scena di una serie di oggetti, che rimasero nell'immaginario collettivo dei fan e di tutti i fruitori della cultura pop in generale: parliamo ovviamente del leggendario Volopattino e delle mitiche Nike Air Mag che il nostro protagonista si ritroverà ad indossare nella Hill Valley del futuro.

Per quanto riguarda il primo, divenne un vero e proprio “caso”, perchè dopo che il film arrivò al cinema, il regista Robert Zemeckis dichiarò in un'intervista che il Volopattino esisteva davvero, ma che era stato ritenuto troppo pericoloso dalla Mattel e rimase quindi solo un prototipo:

“L'Hoverboard (il nome originale del Volopattino) è una tavola che si libra in volo grazie all'energia magnetica. E funziona proprio come uno skateboard, tranne per il fatto che non ha ruote e non devi avere alcun marciapiede per andarci sopra. E sono in circolazione da anni, solo che i gruppi di genitori non hanno permesso ai produttori di giocattoli di realizzarli, ma abbiamo messo le mani su alcuni prototipi e li abbiamo messi nel film.”

https://www.youtube.com/watch?v=F_R1HUnH7EA

Nonostante in seguito il regista dichiarò che si trattava solo di uno scherzo, la gente prese letteralmente d'assalto i centralini della Mattel perchè i propri figli ne volevano uno!

Per quanto riguarda le Nike Air Mag, nel 2011 l'azienda produttrice di scarpe decise di produrre il modello simile a quelle autoallaccianti di Marty McFly in edizione limitata, ma per uno scopo benefico: il ricavato delle vendite sarebbe andato alla Michael J. Fox Foundation, che si occupa di raccogliere fondi per la ricerca sul Parkinson, malattia di cui è affetto anche l'attore.

https://www.youtube.com/watch?v=NimGxU4Qnhk

Ritorno al futuro 4?

Specialmente negli ultimi anni, in cui l'industria cinematografica sta realizzando moltissimi seguiti, remake o reboot di pellicole datate, si è discusso spesso su un ipotetico quarto capitolo di Ritorno al Futuro. Vuoi un po' per la nostalgia di alcuni fan, vuoi per una mera trovata commerciale, le voci che davano una nuova avventura di Doc e Marty erano sempre più insistenti.

Ma ce n'è davvero bisogno? Era necessario, per riportare un franchise sulla cresta dell'onda, proporre un sequel? Ci ha pensato lo stesso regista Robert Zemeckis a calmare gli animi, durante la recente reunion del cast, effettuata tramite videoconferenza da Josh Gad:

“Potremmo mostrare Doc e Marty che scoprono che stiamo pensando di fare un altro Ritorno al futuro e che torneranno per impedirci di fare una cosa così folle. […] Se avessi avuto un'idea seria da sottoporre a Bob, l'avremmo fatto."

https://www.youtube.com/watch?v=crdYIUdUOhc

Del resto, basta il film originale ad accontentare tutti: basti pensare che tornò al cinema il 21 Ottobre 2015 (la data in cui i due protagonisti vanno nel futuro) e incassò ben 5 milioni di dollari in una sola serata, confermandosi uno dei film più amati dell'intera storia del cinema.

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