Zagor contro Hellingen - Sulle Orme di Titan: Silver Age all'italiana

Con Zagor contro Hellingen - Sulle Orme di Titan iniziamo un incredibile viaggio nella Silver Age grazie al primissimo incontro fra Zagor e Hellingen.

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a cura di Domenico Bottalico

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Con il volume Zagor contro Hellingen - Sulle Orme di Titan, la Sergio Bonelli Editore inizia la riproposizione completa delle storie che hanno visto contrapporsi Zagor e la sua temibile nemesi, il Professor Hellingen, permettendo così ai lettori storici ma anche ai neofiti dello Spirito con la Scure di compiere un vero e proprio excursus in quella che, prendendo in prestito una dicitura tutta anglosassone, potrebbe essere idealmente definita la Silver Age del fumetto popolare italiano.

Zagor contro Hellingen - Sulle Orme di Titan, tecnologia e terrore

Nella prima parte di Zagor contro Hellingen - Sulle Orme di Titan (ovvero Zagor #11 e #12), Zagor e Cico arrivano a Saint Thomas, cittadina sulla sponda orientale del Lago Erie. Lì lo Spirito con la Scure si imbatte in un vecchio amico, un trapper, che lo informa che i Winnebagos sono in tumulto in Michigan a causa di un forte in costruzione troppo vicino alle loro terre. Zagor decide quindi di trovare una imbarcazione per arrivare più velocemente in quelle terre, tagliando per il lago, e far così da paciere pur incassando le solite rimostranze di Cico.

Tuttavia i due non riusciranno mai a giungere a destinazione: il maltempo infatti rende impossibile la navigazione tanto da sbalzare Cico in acqua e Zagor al suo seguito nella speranza di non farlo annegare. I due naufraghi si spiaggiano su un'isola dove vengono accolti da un gruppo di Ottawas il cui villaggio ha una incredibile particolarità: è fortificato.

Zagor è incuriosito dalla stranezza inizia ad indagare apprendendo che il villaggio "adora" un gigantesco idolo semovente. Si tratta in realtà di un gigante di ferro che lo Spirito con la Scure capisce subito aver ben poco di divino e molto di umano. Ma come è possibile che un tale prodigio riesca a muoversi? Inizia così una astuta caccia che porta Zagor alla base del nefando Professor Hellingen, uno scienziato ripudiato dalla comunità internazionale che ha sfruttato il suo intelletto per costruire quell'enorme automa chiamato Titan con cui progetta di vendicarsi e che sta usando l'isola come base segreta e l'oro degli Ottawas per finanziarsi. Dapprima estremamente sorpreso dalla situazione, Zagor finisce prigioniero riuscendo a liberarsi solo per il rotto della cuffia e sabotando l'automa, che si abissa nel lago, portando così pace e tranquillità agli Ottawas.

Nella seconda parte del volume (ovvero Zagor #39, #40 e #41), da Cleveland, Cico e Zagor cercano di tornare a Darkwood ma vengono aggrediti di sorpresa per ben due volte di cui la seconda rischiando la peggio. Feriti, vengono soccorsi dai Mosolopea. Durante i giorni della loro convalescenza tuttavia la tribù è irrequieta in quanto le sue terre sono minacciate dagli Ottawas: perché tribù pacifiche rischiando di scendere in guerra?

Zagor, come sempre vuole fare da paciere, e scopre chele acque dell'isola dei suoi vecchi amici Ottawas sono diventate improvvisamente avare di pesce a causa di una misteriosa creatura degli abissi. Zagor e Cico decidono di indagare finendo per fare squadra con un improbabile capitano e la sua baleniera allestita in maniera fortuita. Ma si tratta davvero di una balena giunta incredibilmente nel lago? Lo Spirito con la Scure non ne è del tutto convinto scoprendo infatti che si tratta di una enorme ed incredibile macchina capace di immergersi, ma la sorpresa è pari solo all'orrore quando, catturato, scoprirà che dietro a questo nuovo prodigio della tecnica c'è il suo vecchio nemico il Professor Hellingen, sopravvissuto alla distruzione del suo precedente laboratorio.

Hellingen sembra avere la meglio, catturando Zagor e asservendolo ai suoi scopi grazie ad un misterioso siero. Solo il provvidenziale, quanto maldestro, intervento di Cico riuscirà a far rinsavire Zagor che all'ultimo momento sventerà, ancora una volta, piani del perfido Professore.

Il primo incontro fra lo Spirito con la Scure e la sua nemesi più cerebrale

L'adagio è sempre valido: tanto grande è l'eroe quanto importante è la sua nemesi. E in questo senso Guido Nolitta intuisce che il suo Zagor aveva bisogno subito di nemesi che in qualche modo catalizzassero l'attenzione dei lettori e rinvigorissero le avventure dello Spirito con la Scure allontanandolo dall'ombra del racconto di frontiera o da quello avventuroso in senso lato. Suggestionato quindi da una storia di Brick Bradford del 1939 e dal fumetto italiano Virus di Walter Molino e Federico Pedrocchi, Nolitta metabolizza e rimaneggia la figura del mad scientist o mad doctor ovvero un antagonista classico del pulp e della fantascienza anni '30.

È proprio in Zagor contro Hellingen - Sulle Orme di Titan forse che il sincretismo narrativo, che diventerà una delle cifre caratteristiche della narrazione zagoriana, inizi a piantare i primi importanti semi. Nella prima parte del volume a dominare è il mistero e la meraviglia: qual è la natura del gigante di ferro che minaccia il villaggio Ottawa? quale prodigio e quale mente può averlo creato? La seconda parte del volume, con il ritorno di Hellingen, invece ha un gusto più classicamente avventuroso riprendendo alcune atmosfere a-là Jules Verne complice anche l'ambientazione "sottomarina".

Zagor si trova ad affrontare quindi un nemico con cui non può, almeno inizialmente, competere sul piano fisico. È una "novità" assoluta per lui tanto è vero che in entrambi gli incontri/scontri viene catturato e deve fare affidamento a tutte le sue energie fisiche e mentali, oltre che all'aiuto dei suoi alleati compreso il fidato Cico, per liberarsi e sventare i piani di Hellingen. Tuttavia l'aspetto più interessante del confronto fra Zagor e Hellingen è come sia sotteso, idealmente, a quello fra natura e progresso. Se infatti lo Spirito con la Scure rappresenta la perpetua ricerca della pace (sia personale che in senso più ampio intesa come giustizia) e della comunione con la natura, Hellingen rappresenta invece l'aggressività del progresso intesa come dominazione sugli elementi ma anche sugli altri uomini, rei nel caso specifico, di averlo dileggiato.Pur in maniera non evidente inoltre la figura di Hellingen reca con sé il deprecabile elemento del razzismo rendendolo un antagonista deprecabile e tutt'altro che tragico.

Guido Nolitta imbastisce due sceneggiature molto diverse per impostazione e sviluppo in cui però è facile rintracciare nell'elemento comico, o semi-comico, di Cico la molla che fa scattare la carica tensiva. C'è da dire che se la seconda del parte del volume è più affascinante e coinvolgente dal punto di vista della trama, il suo svolgimento è un po' più farraginoso e trova ragion d'essere davvero solo nell'ultimo atto ricco d'azione. La prima parte del volume invece è più equilibrata, complici forse delle premesse e uno svolgimento più tradizionali, in cui però la tensione è crescente riuscendo ad "ingannare" davvero il lettore prima della sua spettacolare risoluzione.

Gallieno Ferri e Franco Donatelli, due disegnatori storici "a confronto"

A dividersi le incombenze al tavolo da disegno ci sono il mitico Gallieno Ferri e un altro storico disegnatore bonelliano Franco Donatelli. Quello che salta subito all'occhio nella lettura del volume è come entrambi i disegnatori siano ancora profondamenti legati alla costruzione della tavola 3x2 (lo schema che costruisce la pagina con due riquadri disposti sempre su tre file orizzontali) derivazione dell'albo a striscia che all'epoca dell'uscita di queste storie venivano ancora regolarmente pubblicati (per Zagor era la mitica Collana Lampo) per poi essere ristampati nella versione "gigante", così come erano chiamati gli albi nel tradizionale formato 16x21 cm, ovvero nella Collana Zenith.

Se Ferri è più ligio nel rispettare lo così detta gabbia bonelliana, optando come diversivo solo per soluzioni che presentano 3 riquadri più piccoli o un unico orizzontale che simula un campo lungo, Donatelli cerca di ricavarsi maggior dinamicità in questo senso cambiando le dimensioni dei due riquadri dando così un finto senso di irregolarità alla pagina. In questo senso poi la differenza sostanziale fra i due disegnatori sta anche nel posizionamento delle figure. Ferri utilizza spesso piani americani riempiendo maggiormente la tavola con la fisicità di Zagor in primis, Donatelli invece predilige maggiormente il piano ravvicinato o il primo piano che, come facilmente intuibile, mette in risalto maggiormente la drammaticità della sequenza.

È anche questa la cifra per evidenziare al meglio la differenza fra i due disegnatori. Gallieno Ferri ha uno stile estremamente personale, il suo Zagor è longilineo e dalla muscolatura nervosa mentre l'espressività dei personaggi è legata alla parte superiore del viso e quindi agli occhi che diventano veicolo delle emozioni non solo di Zagor ma anche di Cico ad esempio.

In Franco Donatelli invece è più evidente l'influenza della scuola classica americana. Il suo Zagor è più bello e più statuario, le emozioni sono più accentuate tramite tutto il linguaggio del corpo dei vari personaggi e anche l'azione è più diretta e coreografata. Se Ferri sa gestire bene il suo stile in tutti i frangenti, Donatelli soffre in qualche frangente soprattutto dal punto di vista anatomico con qualche passaggio meno riuscito e preciso.

Il volume

Sergio Bonelli Editore (potete visionare le novità previste ad agosto 2021 grazie al nostro articolo dedicato) confeziona un corposo volume brossurato in bianco e nero con la sua tradizionale carta usomano e dall'ottima rilegatura che permette una lettura agevole senza influire troppo sulla costina. La veste grafica è semplice ed elegante: la copertina del volume riprende quella del mitico albo Zagor 12 - Sulle Orme di Titan, che dà evidentemente anche il titolo a questo volume, mentre il logo Zagor contro Hellingen è, sia sul fronte che sul retro, evidenziato in lucido contro il resto della copertina che è invece opaco.

La costina riporta il numero "1" inoltre sembrerebbe che una volta completa la collana si formi un'unica immagine. Dal punto di vista editoriale, il curatore della serie Moreno Burattini, non si risparmia. Innanzitutto in quarta è indicato tutto il piano dell'opera con i titoli dei 7 volumi che verranno pubblicati, all'interno invece una puntuale ed esaustiva introduzione ci presenta la genesi proprio del Professor Helligen. Da segnalarsi anche l'indicazione degli albi originali contenuti all'interno del volume compresi ovviamente autori e date di pubblicazione. Unica assenza degna di nota è quella di tutte le copertine dei suddetti albi originali che avrebbero impreziosito sicuramente il volume, ma si tratta senz'altro di una "mancanza" veniale.