Voir: Visioni di cinema

Voir: David Fincher racconta come 'vedere' il cinema tramite le parole di grandi critici d'oltreoceano

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a cura di Manuel Enrico

Il mondo dell’entertainment contemporaneo ci offre la possibilità di vedere film e serie in quantità incredibile, ma questo ‘vedere’ ha una sola identità? Vedere una serie e vedere un film hanno il medesimo significa? In realtà, dietro questa apparente univocità si nasconde un discorso più ampio, fatto di diverse esperienze e di differenti grammatiche narrative. Una varietà che spesso ignorata, che diventa la scintilla vitale di Voir, docuserie in arrivo su Netflix dal 6 dicembre in cui il ‘vedere’ si trasforma in uno strumento analitico per assistere a un viaggio attraverso la storia del cinema, non con un intento didascalico ma attraverso una differente prospettiva. Non a caso, il titolo stessa della docuserie richiama il senso che più di ogni altro è in gioco parlando di film e serie tv, la vista, che viene declinato attraverso diversi point of view che offrono una personale visione del mondo del cinema.

A dare vita a questo progetto intrigante sono stati David Prior e David Fincher, nomi noti agli appassionati di cinema. Fincher, in particolare, ha mostrato recentemente proprio su Netflix di avere una particolarità sensibilità per una certa dialettica cinematografica, come dimostrato dal suo Mank. Non stupisce, quindi, che Fincher abbia voluto produrre questa docuserie, in cui il fascino del cinema viene affrontato in modo particolare, affidandosi all’opinione esperte di apprezzati critici d’oltreoceano. Tramite una suddivisione in episodi, l’intento di Voir è quello di offrire un parere atipico, che si libera da un approccio didascalico e storico, preferendo intrecciare le ere del cinema moderno a un sentimento personale di diversi ospiti degli episodi.

Voir: vedere il cinema in modo diverso

Lo spirito con cui nasce Voir è chiaro sin dal primo episodio: raccontare il cinema tramite le esperienze di chi lo ama. Come ogni arte, anche la cinematografica crea un’empatia con il fruitore, un legame emotivo che può essere condiviso o, a volte, incompreso. La discriminante è il proprio gusto, ovviamente, ma esistono comunque dei punti fermi che segnano un percorso d’esperienza, fatto di grandi cult e film meno apprezzato. Con Voir non si vuole dare un giudizio secco di cosa sia cinema d’autore o denigrare opere minori, ma si cerca di spiegare come siamo passati da una cinematografia autoriale come Lo Squalo, ai grandi blockbuster come Transformers, comprendendo come il gusto del pubblico e la narrazione del grande schermo siano mutati simbioticamente.

Episodi come L’estate dello squalo, raccontato da Sasha Stone, aiutano a comprendere l’incredibile valore della trama e della sua rappresentazione su schermo, sia in termini di coinvolgimento visivo che dal punto di visto tecnico. Dove la dialettica di Spielberg è vincente, dove riesce a catturare lo spettatore? Tramite la propria esperienza di giovane spettatrice, filtrata dall’esperienza della conoscitrice matura del cinema, Sasha Stone ritrae alla perfezione il fascino immortale della pellicola di Spielberg, muovendo una personale critica al cinema moderno, a suo avviso molto spettacolare e coreografico, e meno contenutistico. Una visione personale, che può trovare un raffronto in recenti produzioni come 6 underground o Red Notice, ma che, a conti fatti, sembra anche una critica a tratti aspra verso un gusto moderno, che non disdegna grandi kolossal come Dune.

L’estate dello squalo è un esempio di come Voir voglia mostrare una diversa prospettiva a ogni episodio, invitandoci a vedere in modo diverso l’esperienza cinematografica. Per quanto si possa non concordare con la sua opinione, è innegabile che la delicata costruzione emotiva del suo rapporto con il cinema aiuti lo spettatore ad assimilare un punto di vista diverso, controverso ma comunque intrigante. Una prerogativa che in Voir è la costante, come dimostra l’analisi di Chaw di 48 ore e della grammatica di Walter Hill, o la disamina dei revenge movies, al centro di L’etica della Vendetta.

La bellezza di Voir è l’aver trovata una formula divulgativa coinvolgente, studiata per condensare in una manciata di episodi da venti minuti ciascuno una serie di differenti punti di vista sul cinema e le sue dinamiche. Pur avendo episodi più concettuali che affrontano argomenti come il rapporto tra grande e piccolo schermo, decisamente attuale, il fulcro della narrazione di Voir è emozionale. Le voci narranti non tendono a concentrarsi sulla tecnica registica in modo ampolloso, ma tramite la propria esperienza ci consentono di assimilare meccanismi emotivi che, a livello inconscio, viviamo ogni volta che ci godiamo un film. Che sia un cult o una nuova produzione, come dimostra la citazione a titoli che vanno da Lawrence d’Arabia a Matrix, senza dimenticare Star Trek o Indiana Jones, ogni film citato in Voir viene presentato sotto una luce differente, una visione condivisa tra l’io narrante e lo spettatore.

Voir: viaggio nelle emozioni del cinema

Diverse dinamiche narrative offrono una differente condivisione di emozioni e conoscenze. In L’estate de Lo Squalo abbiamo una costruzione più discorsiva e amarcord, in cui la Stone unisce il proprio rapporto con il cinema tramite la sua crescita, dall’infanzia all’adolescenza, mentre in La profondità dell’irriverenza la narrativa di Walter Hill viene presentata dal punto di vista di un giovane americano di origine asiatiche, che vede in modo unico la strana coppia Eddie Murphy – Nick Nolte, andando oltre la dialettica del buddie movie, analizzando invece le profonde radici sociali del film di Hill. Sono questi aspetti personali e vari che rendono magnetico Voir, spingendo a divorare questi rapidi, avvincenti episodi.

Anche la concezione di Voir, in un certo senso, è parte integrante del discorso sulla visione, radice di questa produzione originale Netflix. In Film contro televisione, uno degli episodi più intelligenti, viene spiegato con lucidità la differenza essenziale tra grande e piccolo schermo, una consapevolezza che viene ribadita nella perfetta scansione dei tempi narrativi e nella struttura del contenuto proposto da Netflix. Voir è una testimonianza perfetta e intrigante del nostro rapporto con il cinema, andando ad arricchire il comparto di documentari di Netflix con un prodotto di grande valore.