Facebook, arriva il conto per il caso Cambridge Analytica: multa da 5 miliardi di dollari!

È la sanzione più alta mai comminata in ambito web. La palla passa adesso al Dipartimento della Giustizia, ma le azioni Facebook hanno guadagnato l'1,8%,

Avatar di Saverio Alloggio

a cura di Saverio Alloggio

La Federal Trade Commission statunitense ha comminato una multa da 5 miliardi di dollari a Facebook per l'ormai nota questione legata a Cambridge Analytica. Si tratta della sanzione più salata avvenuta nel settore web, che in qualche modo pone la parola fine a un caso esploso a marzo 2018, in seguito a un'inchiesta portata avanti dal New York Times e dall'Observer.

Come riferito dal Wall Street Journal, la Federal Trade Commission ha operato la decisione a maggioranza, con tre commissari contro due dell'organismo di sorveglianza. A favore della sanzione si sono pronunciati gli esponenti di area repubblicana, e in tal senso c'è curiosità attorno all'opinione del presidente Donald Trump, che per adesso non si è ancora pronunciato in via ufficiale.

Nonostante la multa salata, il titolo della società di Zuckerberg ha terminato la seduta a Wall Street con un rialzo dell'1,8%. Un andamento positivo probabilmente legato a due fattori: da una parte la stessa Facebook aspettava questa sanzione sin dall'aprile scorso; dall'altra gli analisti prevedono che, questa decisione, rappresenti la possibilità per l'azienda di mettersi definitivamente alle spalle le polemiche sulla privacy, che ne hanno intaccato notevolmente la reputazione negli ultimi 12 mesi.

Del resto, l'accusa è stata quella di aver violato la privacy di circa 87 milioni di utenti, condividendone informazioni sensibili con aziende terze e senza il consenso dei diretti interessanti. Una situazione in contrasto con l'accordo del 29 novembre 2011 che Facebook stessa ha siglato proprio con la Federal Trade Commission. In realtà però, la sanzione non termina l'iter procedurale. Il dossier infatti passerà adesso al Dipartimento della Giustizia per la finalizzazione anche se, solitamente, eventuali revisioni in questi casi sono comunque poco significative.

Il punto adesso sarà comprendere le future mosse di Facebook. Come abbiamo avuto modo di analizzare in un precedente articolo, Zuckerberg si trova a doversi districare tra il concetto stesso di privacy e l'inevitabile obiettivo della propria creatura, ovvero il profitto. Più volte il CEO ha promesso un futuro basato sulla privacy invocato l’intervento statale per predisporre leggi e controlli più efficaci e validi per tutti.

Al tempo stesso però, è ben consapevole che la privacy non produce profitti e che non può davvero perseguirla come tutti gli stanno chiedendo. Non è un caso infatti se, come difesa da una class action riguardante proprio lo scandalo Cambridge Analytica, gli avvocati di Facebook hanno affermato che “non c’è alcuna privacy” sul social network e che nel momento in cui accetti di condividere con terzi le tue informazioni, poi non puoi più lamentarti di nulla.

Insomma, tutti tirano Zuckerberg per la giacca riguardo alla privacy e lui si trova nel mezzo, tra interessi contrapposti e forse inconciliabili. In ogni caso, la multa comminata dalla Federal Trade Commission rappresenta un precedente importante, un monito per i giganti del web. Del resto, con l'avvento della domotica e la sempre più imminente esplosione del fenomeno IoT, la questione del trattamento dei dati personali sarà sempre più centrale nel dibattito digitale.