Bleeding Edge, abbiamo provato il nuovo gioco di Ninja Theory

Abbiamo provato Bleeding Edge, la nuova esclusiva Xbox sviluppata da Ninja Theory

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a cura di Yuri Polverino

Sul palco della conferenza Xbox sono stati diversi gli annunci interessanti, uno di questi è sicuramente Bleeding Edge, la nuova IP dei ragazzi di Ninja Theory che, contro ogni aspettative, sarà una produzione improntata sul multiplayer competitivo.

Per cercare di chiarire ogni possibile equivoco, è bene specificare che Ninja Theory è al lavoro su BE da prima di entrare nella famiglia Xbox, la quale ha permesso tra l'altro al team di sviluppo di portare a termine il gioco. Chiacchierando con gli sviluppatori, ci è stato ribadito che "un'altra parte del team" sta lavorando ad altro, che con ogni probabilità sarà quel titolo narrativo che rappresenterà un'esclusiva di punta nell'ecosistema Xbox.

Il giorno dopo lo show di Microsoft, il teatro in cui è andato in scena lo spettacolo diventa "territorio di caccia" per i colleghi di tutto il mondo: decine di postazioni dedicate a titoli della line-up Xbox e non solo riempiono il palco del teatro, permettendoci di toccare finalmente con mano alcune produzioni degne di nota. Fra queste, ovviamente, Bleeding Edge: ci accomodiamo in una postazione per quattro giocatori, con al nostro fianco uno dei ragazzi di Ninja Theory pronto a spiegarci le regole di questo nuovo, pazzo mondo di gioco. Abbiamo insomma giocato una partita a quest'interessante "PvP Melee": ecco le nostre impressioni.

Pazzo ed eccentrico

Partiamo dalla prima cosa che salta all'occhio giocando a Bleeding Edge, ovvero il look generale della produzione. Ci troviamo di fronte ad un titolo esteticamente eccentrico, colorato, pazzo; che si basa molto sulla particolarità dei suoi personaggi e del mondo di gioco. Lo stile grafico ricorda a grandi linee Overwatch, unito a un pizzico di Sunset Overdrive, e quest'accostamento è sicuramente un complimento per Bleeding Edge: il character design sopra le righe, le proporzioni senza molta logica e la palette di colori vivace sono elementi che contribuiscono a creare un quadro che riesce subito a instaurare un rapporto di fiducia con il giocatori.

Altro dettaglio interessante è quello relativo al motore di gioco, che inaspettatamente è Unreal Engine 4. Dico "inaspettato" perché sembra che il team di sviluppo ne abbia fatto un uso peculiare, nonostante le dimensioni del titolo siano tendenzialmente ridotte, e la squadra di Ninja Theory al lavoro sul prodotto non raggiunge le 100 persone.

Possiamo dunque dire senza troppi problemi che BE è una gioia per gli occhi: sposa uno stile estetico molto pop per impreziosire ancora di più la struttura ludica su cui si basa. Entriamo quindi nello specifico.

Botte di squadra

A Bleeding Edge si gioca 4vs4, in arene non troppo grandi e con modalità che sembrerebbero molto dinamiche. Quella da noi testata - l'unica disponibile della build - era una sorta di "Dominio dinamico", nel quale tre zone della mappa si attivavano a rotazione, obbligando le squadre a prenderne possesso per guadagnare punti.

Avevamo pochi personaggi a disposizione, nell'ordine della decina, e abbiamo subito notato che le classi ad oggi disponibili erano tre: supporto, dps e tank. Non avendo troppo tempo a disposizione, abbiamo deciso di utilizzare un metallaro schizofrenico che usa la sua chitarra come oggetto contundente; la sua velocità e propensione all'attacco ci ha fatto capire che si trattava chiaramente di un dps - quindi personaggi che hanno come scopo principale fare molto danno ai nemici, attaccanti insomma.

Scelto il personaggio, veniamo catapultati in un'area di prova, dove poter testare le varie abilità a disposizione. Come per altri MOBA/Shooter anche Bleeding Edge mette nelle mani dei giocatori diverse abilità che differenziano i personaggi l'uno dall'altro. Il sistema di output e layout dei controlli è molto semplice: i grilletti per gli attacchi classici, i dorsali per le abilità. I pattern d'attacco sono tendenzialmente due, quello a terra e quello in salto; si possono combinare fra loro creando appunto spirali di colpi mortali, ma tendenzialmente l'approccio è molto arcade e quindi facile da capire e padroneggiare. La vera sfida sarà creare squadre ben omogenee, ma questo dipenderà anche dal bilanciamento generale.

Rimangono da approfondire ancora diversi elementi del gameplay, delle varie mappe di gioco e della modalità disponibili. Alcune varianti, come le "cavalcature" per spostarsi più velocemente, e eventi causali che possono influenzare il gameplay, sono features di grande importanza e che dovranno essere approfonditi in modo adeguato. La sensazione, però, è che Bleeding Edge sia un gioco sincero, immediato e molto divertente. Non sappiamo quali saranno le possibili implicazioni nel mondo competitivo, ma certamente quello che abbiamo visto e giocato ci ha divertito ma soprattutto incuriosito. Ne riparleremo sicuramente nei prossimi mesi.