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Bloodstained: Ritual Of The Night Recensione

Bloodstained Ritual Of The Night sarà davvero il seguito spirituale di Symphony Of The Night che tutti i fan aspettavano da oltre 22 anni?

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a cura di Andrea Maiellano

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Bloodstained Ritual Of The Night è il più classico degli esempi di come una campagna di crowfunding, seppur costellata di alti e bassi, debba essere condotta. Il titolo, infatti, venne concepito nel 2014 quando il celebre producer Koji Igarashi, lasciato Konami per motivi mai del tutto chiariti, fu subissato di richieste di fan che chiedevano a gran voce un nuovo gioco in stile “Metroidvania”. Impossibilitato nell’utilizzare il brand di Castlevania, di proprietà di Konami, Koji si ritrovò  in un precario limbo in cui doveva trovare una maniera per reinventare il genere di cui per anni fu considerato il padre spirituale. Appoggiandosi quindi al crowfunding, e di fatto all’aiuto di quei fan che tanto volevano un degno successore dell’intramontabile Symphony Of The Night, Igarashi cominciò il lungo, e altri, travagliato, sviluppo di quello che a oggi possiamo considerare il gioco che in molti avrebbero voluto giocare nel lontano 2002.

Se siete fan accaniti dell’originale Symphony Of The Night vi avvertiamo subito di non indugiare oltre e immergervi al più presto nella nuova opera di Koji Igarashi perché Bloodstained Ritual Of The Night, altro non è che la summa di tutto ciò che è stato il ciclo di Castlevania negli anni in cui Iga lo ha diretto. Non siamo solo di fronte a un seguito spirituale ma a una vera e propria autocelebrazione di un genere per mano del suo stesso produttore, ritrovatosi orfano della sua creatura ma non per questo deciso a rifulgere il proprio, storico, passato o a voltare le spalle alla sua fanbase. Se, invece, siete tra quella schiera di giocatori che non ha mai potuto affrontare l’immortale avventura di Alucard, preparatevi a comprendere l’arcana alchimia che permette a una produzione quale Bloodstained Ritual Of The Night, di risaltare in mezzo a un panorama ricolmo di titoli pregni di grafiche incredibili e narrazioni accattivanti, basandosi solo su un gameplay che dal 1997 a oggi ha fatto scuola a un intero genere videoludico.

In Quel Castello In Cima Alla Collina

Che Koji Igarashi sia il padre della seconda primavera della serie Castlevania, e che di fatto il suo processo produttivo non riesca a distaccarsi da quell’universo da lui espanso nel corso degli anni, lo si può notare fin dalle prime battute della narrazione di Bloodstained Ritual Of The Night, quando fra le vicissitudini di alchimisti, chiesa cattolica e shardbinder un misterioso castello si manifesta sulle colline di un piccolo villaggio inglese portando con se un esercito di demoni intenzionati a sterminare la popolazione. Toccherà a Miriam, una giovane Shardbinder destatasi da un sonno decennale, addentrarsi nel castello per fermare l’infestazione maligna. Se, come accennavamo prima, l’incipit narrativo di Bloodstained Ritual Of The Night vi sembra similare alla storia di una certa famiglia Belmont, possiamo senza dubbio dirvi che la necessità di utilizzare dei soggetti differenti per la stesura della sua storia ha reso la trama del nuovo titolo di Igarashi uno dei punti meno interessanti dell’intera produzione.

Non fraintendeteci, la storia funziona e scorre in leggerezza fino alle battute finali ma, escludendo i numerosi rimandi alla celebre saga di Konami, i personaggi non hanno lo stesso spessore o lo stesso carisma dei loro storici predecessori. Igarashi, dal canto suo, non cerca nemmeno di emulare una storia che non gli appartiene più, per lo meno non attraverso i suoi protagonisti, cercando di creare una nuova mitologia dove chiesa e alchimisti lottano fra loro per il controllo di un potere soprannaturale che però, per quanto interessante, ricade troppo costantemente in alcuni cliché narrativi e colpi di scena telefonati che non riescono a destare lo stesso interesse delle vicende dei Belmont o del malinconico Alucard. 

Bloodstained e il Genere “Igavania”

Con Samus Aran passata definitivamente alle tre dimensioni donategli da Retro Studios, e la serie Castlevania in due dimensioni confinata sulle console portatili di Nintendo, una volta che Igarashi diede il suo addio a Konami i giocatori divennero orfani del genere da loro stessi rinominato “Metroidvania” almeno fino a che il sotto bosco indie non cominciò a sfornare produzioni analoghe di ottima qualità e in grado di tenere alto l’interesse del genere. Nasce quindi, un pò per gioco un pò per autocelebrazione, il genere “Igavania”, nome coniato dallo stesso Igarashi per definire “Un action-platform, RPG votato all’esplorazione di ambientazioni gotiche e creato da uno dei fondatori del genere”. Per comprendere appieno il perché di una descrizione del genere basta addentrarsi per qualche minuto all’interno della mappa disegnata da Koji per Bloodstained Ritual Of The Night, per comprendere immediatamente come il level design del titolo si attesti spanne sopra agli illustri Hollow Night, Guacamelee o Nightmare Boy che hanno saputo tenere vivo il genere coniato da Symphony Of The Night.

La mappa sviluppata per Bloodstained Ritual Of The Night, infatti, è una pletora di ottime scelte di level design, che mescolano sapientemente fasi esplorative, enigmi che richiederanno una buona dose di intuizione e una moltitudine di segreti che, per essere sviscerati completamente, vi richiederanno una quindicina di ore di pazienza. A tutto questo si aggiunge la già consolidata formula per la quale, seppur l’intera mappa risulti disponibile fin dall’inizio non richiedendo una precisa continuità per essere esplorata, i tempi del gioco vengono definiti dalla progressione di Miriam che, acquisendo nuove abilità o equipaggiamento specifico, potrà superare ostacoli altrimenti inaccessibili. Rimane quindi invariata la formula che ha reso celebre il genere per il quale  lo scorrere degli eventi non viene definito dai classici livelli ma da all’esplorazione costante di nuove parti della mappa con il conseguente backtracking che questa tipologia di progressione richiederà al giocatore. 

Passando al gameplay, il sistema di controllo di Miriam abbraccia a piene mani un intero decennio di titoli della serie Castlevania, con un’ovvia preponderanza verso Symphony Of The Night, aggiungendo alcuni ammodernamenti atti a rendere più attuale e dinamica l’esperienza di gioco. Tutto ruota attorno alla abilità da Shardbinder di Miriam che le permetterà di assorbire l’essenza dei nemici che sconfiggerà sotto forma di frammenti cristallizzati. Questa procedura le permetterà di ampliare a dismisura la varietà di azioni offensive e difensive da cui potrà attingere, così come le permetterà di apprendere nuove abilità passive atte ad agevolarle l’esplorazione della mappa di gioco. Per quanto la meccanica sia una diretta evoluzione di quanto già visto in Castlevania Aria Of Sorrow, la differenziazione dei frammenti demoniaci, e la loro assegnazione a diversi pulsanti d’azione, permettono di creare sinergie sempre differenti che ben si sposano con i diversi stili di gioco offerti da Bloodstained Ritual Of The Night. 

In aggiunta al vasto sistema di cristalli troviamo, inoltre, tutto l’equipaggiamento, e l’armamentario, che Miriam acquisirà, comprerà o costruirà, durante il corso della sua avventura. Dilungarsi in un analisi meticolosa sulla varietà di armi disponibili, le loro statistiche, come si combinano con le armature e le loro caratteristiche e tutta la pletora di effetti, combo e sinergie che potrete realizzare sarebbe pura follia ma sappiate che per agevolare il passaggio da un “load out” a un altro, in Bloodstained Ritual Of The Night, è stato implementato un comodo menù di scelta rapida che vi permetterà di costruire fino a otto build differenti e intercambiabile rapidamente in base alle vostre necessità. Dovendo essere proprio sinceri abbiamo trovato a tratti inutile una tale varietà di armi in quanto il livello di difficoltà generale, e le situazioni proposte dalla storia principale, vi richiederanno di usare un numero ben definito di frammenti demoniaci o di armi particolari, recludendo la creazione e costruzione di build specifiche a un vezzo personale del giocatore o all’agevolare alcune situazioni se sceglierete di affrontare il gioco a uno dei livelli di difficoltà più elevati, che comunque si sbloccheranno al termine della vostra prima run.

A corredo di un’inventario davvero vasto troviamo anche un basilare sistema di crafting che permetterà, attraverso la fusione di materiali differenti, di creare nuove armi e armature o, in alternativa, cibi specifici che vadano a modificare temporaneamente alcune statistiche di Miriam. Alcune basilari missioni secondarie, che varieranno dal consegnare un dato oggetto, al coltivare determinate piante fino a eliminare un determinato tipo di nemico, estendono ulteriormente la longevità delle storia principale con un bacino di attività collaterali che, di fatto, non aggiungono niente alla trama principale se non il classico “feticcio” per i completisti. Ad estendere ulteriormente l’offerta proposta da Bloodstained Ritual Of The Night troviamo, inoltre, una boss rush mode, due livelli di difficoltà aggiuntivi, una serie di boss opzionali che verranno sbloccati dopo i titoli di coda e un new game plus. Tutti elementi che vanno a confezionare un’offerta che, come affermato dallo stesso Igarashi, andrà ad espandersi ulteriormente nei mesi a venire con oltre 13 DLC gratuiti che comprenderanno una serie di contenuti aggiuntivi quali personaggi alternativi e co-op locale/online. 

I Bei Tempi Andati

Andando ad analizzare il comparto artistico di Bloodstained Ritual Of The Night ci troviamo di fronte sicuramente a una produzione che farà sicuramente discutere nei mesi a venire specialmente la fanbase creatasi con Symphony Of The Night. Igarashi, infatti, ha messo in atto una direzione artistica che definire “autocitazionista” risulta quasi riduttivo. Se da un lato la tematica dei cristalli risulta ben implementata, non solo nella vetrificazione di alcuni parti del corpo degli Shardbinder ma anche nei boss e in alcune ambientazioni del gioco, dall’altro lato assistiamo a una costante citazione del Castlevania che fu.

Se in un primo momento può stringere il cuore ai fan del brand ritrovare gli stesi menù, una mappa raffigurata in maniera identica a quella della serie e, in linea di massima, un costante richiamo ai luoghi più iconici della serie, proseguendo nell’avventura l’eccessivo fan-service diventa quasi stucchevole al punto che se non si trattasse di una produzione di Igarashi potremmo tranquillamente “urlare al plagio”. Il corposo bestiario, composto da circa 150 creature demoniache, si rivela come una costante rivisitazione grafica delle mostruosità celebri nella saga di Konami. Spade fluttuanti, teste volanti, cavalieri di ogni forma e dimensione, quasi tutte le amenità che si pareranno sul vostro cammino richiameranno alla mente gli antagonisti celebri della saga di Castlevania del primo decennio degli anni duemila. 

Un discorso analogo si potrebbe fare per le citazioni costanti che, Bloodstained Ritual Of The Night, fa nei confronti di Symphony Of The Night. Se alcuni easter ego presenti nell’originale sono qui riproposti in maniera pressoché identica, andando strappare più di un malinconico sorriso nei giocatori che sviscerarono l’avventura di Alucard, ritrovare alcune parti di mappa, specialmente nella zona del castello, riprodotte 1:1 con annesse stanze segrete identiche, potrebbe ridurre “l’effetto wow” e dare più la parvenza di un riciclo di alcune soluzioni risultate come piccoli colpi di genio nel 1997. Rimaniamo comunque nelle sensazioni che avrà quella sfera di utenti che reclamava a gran voce un nuovo titolo “Igavania” ma, a conti fatti, e proprio a quel tipo di giocatori che viene proposto Bloodstained Ritual Of The Night.

Discorso completamente differente invece per tutte le piccole chicche che solo i “Backer” (ovvero quelle persone che hanno finanziato il titolo tramite crowfunding il titolo) potranno comprendere appieno in quanto dedicate principalmente a loro. Addentrandovi nei corridoi tetri del castello vi confronterete, numerose volte, con quadri posseduti da Poltergeist le quali persone, raffigurate sulle tele, altri non sono che alcuni finanziatori del progetto. Alla stessa maniera potrete incontrare un gatto, o la testa di un cucciolo di cane, che di primo impatto vi lasceranno straniati per la loro caratterizzazione così differente rispetto al resto del bestiariopresente nel titolo… anche in questo caso si tratta di uno dei pacchetti disponibili in fase di crowfunding che offriva la possibilità di inserire una rappresentazione del proprio cucciolo come nemico all’interno del titolo. E se questi aspetti vi sembrano già di per se assurdi, aspettate di trovare le citazioni verso altre serie famose, quali Shovel Knight per citare il primo che ci viene in mente, per rimanere disorientati costantemente dalla capacità di Igarashi di realizzare un comparto artistico così variegato, autocelebrativo ma sempre coerente con la visione generale della produzione.

L'Imperfezione di Bloodstained Ritual Of The Night

Se Il comparto artistico di Bloodstained Ritual Of The Night risulta essere una pletora di citazioni, trovate geniali e ottimo level design, discorso differente va fatto per il comparto tecnico del titolo, forse l’unico vero Tallone D’Achille della produzione. I modelli poligonali in Cell Sharing, seppur degnamente dettagliati, non riescono a offrire un colpo d’occhio del tutto convincente a causa di animazioni a tratti legnose ed espressioni facciali praticamente inesistenti. Alla stessa maniera anche la realizzazione dei fondali patisce un’incostanza perenne passando da alcuni scorci molto evocativi alla completa piattezza di alcune porzioni della mappa che risultano spoglie e prive di dettagli.

A livello di prestazioni, inoltre, abbiamo notato svariate volte alcuni cali di franerete costanti in intere porzioni di gioco. Niente che rovini l’esperienza di gioco ma sicuramente fa storcere il naso vedere un titolo tecnicamente arretrato arrancare su una PlayStation 4 PRO. Il comparto sonoro, invece, è di ottima fattura e offre sinfonie che rievocano, nello stile, quello dei celebri precursori con arie che difficilmente annoiano nella loro ridondanza e saranno in grado di entrare nelle vostre orecchie e seguirvi anche al di fuori delle vostre sessioni di gioco. Bloodstained Ritual Of The Night, infine, è completamente localizzato in Italiano con la possibilità di scegliere le voci recitate in Inglese o in Giapponese.

Voto Recensione di Bloodstained: Ritual Of The Night - PS4


8.8

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Level design eccellente e sapientemente stratificato.

  • - Gameplay immediato e divertente.

  • - Ricco di segreti, longevo e con un elevata rigiocabilità.

  • - Elementi RPG sviluppati egregiamente.

Contro

  • - Tecnicamente arretrato

  • - Qualche bug sporadico

  • - A tratti troppo autocelebrativo

Commento

Bloodstained Ritual Of The Night non è solamente il successore spirituale di Symphony Of The Night, o del filone dei Castlevania in due dimensioni che hanno popolato le console portatili nel primo decennio degli anni 2000, ma è soprattutto una produzione coraggiosa, fede delle proprie radici e in gradi di dimostrare che il filone Metroidvania ha ancora molto da dire, specialmente se al timone troviamo uno dei suoi storici fondatori. Con un solido gameplay in grado di divertire oggi come ventidue anni fa e un level design sopraffino, l’ultima creazione di Igarashi non solo riesce a tenere testa a tutti i celebri Metroidvania usciti negli anni precedenti ma anche a ridefinire le basi del genere così come fu nel 1997 con la tragica storia di Alucard. Se siete fan di Castlevania sarete già all’interno dell’immensa mappa di gioco, bramosi di scoprirne ogni segreto… per tutti gli altri non possiamo far altro che consigliarvi a occhi chiusi l’acquisto suggerendovi di andare oltre alle apparenze e alle sbavature tecniche per immergervi in un “more of the same” di cui il panorama videoludico aveva bisogno da oltre due decadi.

Informazioni sul prodotto

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Bloodstained: Ritual Of The Night - PS4