Fortnite: Epic sotto accusa, fino a 100 ore settimanali di lavoro per il team

Fortnite è un gioco che propone tantissimi contenuti a ritmo costante: questo, però, ha sempre un prezzo. Ecco cosa sta succedendo dentro Epic Games.

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a cura di Nicola Armondi

Epic Games è nuovamente sotto accusa, questa volta non per qualche bug di Fortnite o per le mancate feature dell'Epic Games Store, ma per il numero di ore di lavoro che, secondo quanto riportato da Polygon, sono richieste settimanalmente agli sviluppatori.

Come sappiamo, la modalità Battaglia Reale di Fortnite ha ottenuto rapidamente successo, dopo il lancio avvenuto nel settembre 2017. Da quel momento, l'obbiettivo primario della leadership di Epic è stato quello di mantenere la popolarità acquisita più a lungo possibile. Parliamo però di un gioco che richiede regolari aggiornamenti e pretende moltissimo dallo staff.

Una forte afferma: "Se una versione del gioco viene rilasciata e c'è una reazione negativa, allora qualcuno in cima alla catena di comando dice: 'Dobbiamo cambiare questa cosa', e tutti vengono tolti dalle loro occupazioni e messi al lavoro su questa cosa; tutti devono cancellare gli impegni personali poiché dovranno dare tutto quello che hanno fino a quando il lavoro non è finito. Non c'è mai una fine, però. È perfetto per dare supporto alla community e al pubblico, ma c'è sempre un prezzo."

Infatti, secondo le fonti di Polygon (che includono lo staff a tempo pieno di Epic, appaltatori esterni, QA e servizio clienti) almeno 100 dipendenti lavorano una media di 70 ore a settimana, mentre altri raggiungono anche le 100 ore.

"Tutto deve essere fatto immediatamente", spiega una fonte, "Non abbiamo il diritto di prenderci del tempo per noi. Se qualcosa si rompe -un arma, per esempio- allora non possiamo semplicemente disattivarla e correggerla con la patch successiva. Deve essere fatto subito, e nel frattempo stiamo anche lavorando alla patch delle prossima settimana. È brutale."

Man mano che la popolarità del battle royale è aumentata, più veniva richiesto allo staff. "Siamo passati da avere un mese per prepararci, ad avere solo un giorno, alle volte. Molto spesso era obbligatorio rimanere al lavoro fino a quando non era tutto completo, senza ricevere alcun preavviso. Il marketing aveva fatto una promessa, quindi ci veniva detto che dovevamo farlo."

Inoltre, pare che fosse praticamente impossibile evitare di lavorare ore extra. Alcune fonti affermano che non dedicare ore extra al lavoro ledeva alla propria immagine come impiegato, arrivando addirittura a essere licenziati, sebbene a livello teorico gli straordinari fossero volontari. Anche gli appaltatori sono soggetti alle stesse regole, inoltre:

"La direzione vuole solo persone che sono disponibili. Un senior direbbe: 'Prenditi altri corpi'. È così che chiamano gli appaltatori: 'corpi'." Nel caso nel quale gli appaltatori declinino gli straordinari, la conseguenza sarebbe il mancato rinnovamento del contratto. "Tutti erano costretti a lavorare fino allo sfinimento. Anche i gestori degli uffici e delle strutture. Le uniche persone che possono permettersi di non lavorare di più solo quelli che dicono agli altri di fare gli straordinari."

Un'altra fonte ha affermato: "Sta uccidendo le persone. Qualcosa deve cambiare. Non vedo come si possa continuare così per un altro anno. All'inizio andava bene, perché Fortnite era un grande successo ed era piacevole. Stavamo risolvendo dei problemi che erano nuovi per Epic: come condurre un grande gioco, di successo globale, sotto forma di servizio online. Ora però il lavoro è infinito."

Purtroppo, non è la prima volta che sentiamo parlare di situazioni di questo tipo. Anche nel caso di Anthem, di BioWare ed EA, il team ha dovuto fare molti sacrifici per portare a termine il gioco, impattando anche sulla salute fisica e mentale dello studio.