Kingdom Hearts 3 Recensione, la favola Disney raccontata da Square-Enix

Kingdom Hearts 3 chiude un'epopea iniziata nel 2002: dopo anni di attesa finalmente l'annosa battaglia tra la Luce e l'Oscurità terminerà, grazie al Keyblade.

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a cura di Mario Petillo

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"Eri così impegnato a pensare alle ombre che non ti sei concentrato sulla luce che le crea". 

Kingdom Hearts 3 è realtà, è tra le nostre mani. Così come Final Fantasy XV due anni fa aveva portato a compimento un viaggio lunghissimo, ora tocca a quella che è stata la seconda creatura più attesa di Tetsuya Nomura. Un percorso che è pari a un'epopea, che ha portato il fu character designer di Final Fantasy VII e successivi a realizzare la propria summa. E Kingdom Hearts 3 potrebbe essere proprio definita la summa delle summe, pronta a raccogliere un'eredità fortissima, quella di un concept nato 12 anni fa e di uno sviluppo partito da 6. Un'odissea che termina, con una nuova Guerra dei Keyblade.

Il potere dei Keyblade

Dovremmo oramai essere abbastanza eruditi sul dove eravamo rimasti. Sora è chiamato a un viaggio dell'eroe che lo porterà a risalire quella china attraverso la quale è crollato al termine di Dream Drop Distance. Per poter prendere parte allo schieramento dei sette Guerrieri della Luce, capitanati da Topolino, dovrà necessariamente ritrovare il potere del risveglio, ritrovando la forza persa. Ripartendo, quindi, dal Monte Olimpo, dove Hercules potrà insegnargli cosa significa tornare a essere un eroe dopo una terribile caduta, Sora, Paperino e Pippo si ritroveranno in un nuovo annoso viaggio attraverso i mondi Disney per riscoprire la forza dell'amicizia, dell'amore e del cuore, l'organo che muove tutto Kingdom Hearts.

Il viaggio dell'eroe intrapreso dal trio protagonista è il più classico di quelli noti e ripropone esattamente quelli già visti nei precedenti Kingdom Hearts: la struttura è esattamente la medesima proposta nell'arco di tutta la saga, senza nessun tipo di variazione alcuna nella narrazione. L'espediente narrativo che ci spingerà anche a sbloccare nuove abilità e a ritrovare la nostra forza dopo averla totalmente persa, ci condurrà in quei mondi che già sono stati ampiamente raccontati e spiegati, per poi aprire il varco che ci accompagnerà alle novità marchiate Kingdom Hearts 3, fino alla battaglia finale. Servirà una buona dose di pazienza, perché alcuni mondi racconteranno delle vicende sì legate ai Classici Disney, ma a tratti prolisse, ridondanti e impregnate di un backtracking che a lungo andare annoia l'incedere della storia.

Dal lato suo la narrazione riesce a mantenersi sempre su alti livelli, almeno per la materia trattata: la qualità dei dialoghi risulta altalenante, facendo trasparire uno sviluppo sicuramente frastagliato, che non ha seguito una linea univoca e che è stato condizionato da momenti di alta creatività e altri meno ispirati. Come d'altronde accade con i vari mondi Disney. In ogni caso tutti i nodi vengono al pettine in quest'ultimo capitolo, ma dovrete fare i conti con alcuni interventi da deus ex machina, come inaspettate apparizioni sul campo di battaglia, e chiudere un occhio dinanzi ad alcune soluzioni leggermente forzate per condurre Sora al compimento del proprio destino. Non mancheranno momenti epici, quelli con gli scontri davvero emozionanti, che riescono a scuotere gli animi, così come i sacrifici, gli sforzi, il senso di appartenenza a un medesimo obiettivo, i rapporti di amore e di amicizia, andando a ricordarci che alla fine tutto è partito da lì: una partita a scacchi tra Luce e Oscurità, alla ricerca dello scacco matto finale. Kingdom Hearts 3 sarà in grado di lasciarvi più di qualcosa, soprattutto nel finale.

La fusione del Trio

Spiegare il gameplay di Kingdom Hearts 3 in poche parole è un'impresa abbastanza ardua, ma non titanica. Ci troviamo dinanzi al riassunto di tutti i precedenti battle system offertici nel corso della saga, andando a ripescare alcune delle feature che avevano caratterizzato anche Dream Drop Distance. Innanzitutto farà piacere sicuramente sapere che Sora non è l'unico personaggio giocabile della nostra avventura: non siamo ai livelli di quanto provato su 3DS, in cui la "caduta"ci portava a vivere due esperienze parallele, ma anche stavolta avremo la possibilità di imbracciare il keyblade anche con altri protagonisti candidati a difendere la luce. Un modo gradevole per provare anche diversi stili di combattimento, che pur arrivando sempre alla medesima terminazione offrono alcuni spunti differenti. Queste sessioni non saranno numerose, sia chiaro, e saranno legate prettamente all'evoluzione narrativa del titolo, ma rappresentano comunque dei momenti topici del nostro percorso.

Dal lato di Sora, in ogni caso, le meccaniche si sono stratificate moltissimo rispetto al passato. L'espediente narrativo del quale abbiamo già parlato e che riguarda il cammino dell'eroe chiamato a recuperare tutti i suoi poteri, lo condurrà ad apprendere sempre più capacità e competenze, andando ad aumentare tanto la vostra forza che la vostra rapidità nei combattimenti. Oltre alle canoniche azioni di salto, attacco e schivata, affidate ai soliti tasti azione, in Kingdom Hearts 3 l'utilizzo delle fusioni e delle azioni in combo con Paperino e Pippo diventano fondamentali e di cruciale importanza. Come era già stato mostrato in numerosi trailer, al di là di quelle che saranno le combo che si andranno a inanellare e ad azionare a seconda di chi avremo accanto a noi, tra Paperino e Pippo, Sora avrà la possibilità anche di dare vita a delle forme diverse del Keyblade o anche a delle attrazioni.

Ognuna di esse avrà uno specifico riferimento, dal vascello pirata di Capitan Uncino fino al Laser Buster di Toy Story, o anche il carosello che richiama tanto quello di Mary Poppins: tutte hanno una vena molto à la Disneyland, e avranno delle attivazioni a seconda della tipologia; il carosello metterà in piedi una sorta di rythm game, pronto a mettere alla prova il vostro tempismo, con il Laser vi ritroverete in una sorta di FPS pronto a distruggere qualunque cosa vi troverete davanti e così via. A lungo andare tali attrazioni potrebbero risultare monotone e ripetitive, ma sapranno presentarsi al momento giusto per ogni evenienza: starà a voi decidere se sfruttarle o meno, approfittando anche della possibilità di saltare la sequenza d'ingresso, così da non smorzare troppo il ritmo della battaglia.

Muri e trasformazioni: le novità di Sora

Allo stesso modo le fusioni saranno collegate allo specifico Keyblade che avete equipaggiato: ognuno di essi avrà anche una mutazione che vi permetterà di usare una derivazione figlia dell'arma stessa. Sora potrà equipaggiarne un massimo di tre, da cambiare utilizzando semplicemente le frecce direzionali: finirete probabilmente per usarne sempre e solo una, a seconda di quella che avrete deciso di potenziare maggiormente, ma la varietà potrebbe tornare utile in più occasioni, soprattutto se avete un Keyblade più forte con la magia e uno più forte in attacco.

A risentirne in maniera positiva delle migliorie apportate alla saga è anche l'esplorazione ambientale: Sora ha imparato a camminare sui muri, il che lo rende in maniera molto ironicamente simile a Prince of Persia, con l'aggravante che il cambio di direzione è molto legnoso. Di per sé, però, questa feature non è tra le principali, ma viene soltanto incontro in alcuni frangenti della vostra avventura, così come d'altronde una proiezione tattica che sembra molto mutuata da Final Fantasy XV, e che permette a Sora di raggiungere alture altrimenti irraggiungibili: all'inizio sarà molto farraginosa, poi padroneggerete tale aspetto e capirete che sarà utile soprattutto negli spazi più ampi, come San Fransokyo. A proposito di mutuare aspetti da altri titoli, in particolar modo dall'ultima fatica di Hajime Tabata, Kingdom Hearts introduce anche l'elemento della cucina.

Una volta incontrato Paperon de' Paperoni a Crepuscopoli avrete modo di accedere al suo bistrot, gestito da Remi, il topo di Ratatouille: portando tutti gli ingredienti raccolti in giro per il mondo sarà possibile cucinare diverse pietanze che vi daranno dei bonus a tempo, da sfruttare per migliorare le vostre statistiche. Insomma Remi si sostituisce a Ignis Scientia, e arriverà a cucinare per poter potenziare il vostro trio di combattenti. Un altro elemento interessante, che potrete utilizzare tra l'altro in svariati momenti della vostra avventura, senza dover necessariamente rientrare a Crepuscopoli, e che vi permetterà di potenziarvi prima di ogni battaglia.

Forgia il tuo futuro e la tua arma

Oltre alle dinamiche di campo ci saranno anche quelle legate al crafting, con i Moguri sempre molto attivi da questo punto di vista. Al di là della raccolta dei materiali, stavolta i nostri amichevoli maialini di quartiere ci chiederanno anche di andare in giro a fotografare alcuni elementi a loro interessanti: in questo la foto diventa un collezionabile utile per la raccolta oggetti, là dove sarà necessario anche recuperare tutti i simboli con la sagoma di Topolino in giro per gli universi Disney, utilizzando il nostro smartphone, creato da Cip e Ciop per l'occasione. Si tratta di un'operazione che riesce a staccare la dinamicità del gameplay, che risulta sempre molto frenetico e immediato: un momento di pausa e di ozio che non stona nell'insieme che si rende meno fastidioso di quanto possa sembrare. Così come d'altronde sarà lo Smart & Watch, un espediente che può intrattenervi nei momenti di stasi e di riposo, ma senza aggiungere nulla di particolare alle vicende di Sora.

Oltre al crafting puro e crudo, i Moguri avranno dalla loro anche l'opzione legata alla forgia, ossia al potenziamento dei Keyblade: ogni arma che riceverete richiederà un certo quantitativo di oggetti per poter fare un level up, molto pilotato chiaramente. Sarà difficile riuscire a portare al massimo più di due armi, anzi forse vi concentrerete su solo una di esse, ma è la strategia migliore, d'altronde: trovato il Keyblade che più si adatta al vostro stile e che meglio risponde alle vostre esigenze e ha le fusioni più interessanti, vi concentrerete solo su quello e nient'altro, focalizzando la ricerca degli strumenti solo in funzione di quelli richiesti dal Moguri di turno.

Il comando a Disney

Kingdom Hearts 3, ve ne accorgere subito, non è più un gioco Square-Enix realizzato insieme a Disney, ma un gioco Disney: Final Fantasy è stato completamente sradicato dall'equazione finale, così come l'enorme presenza dei mondi dei Classici la fa da padrona, concedendo ai mondi originali di Kingdom Hearts soltanto la seconda metà di gioco. È proprio dai mondi Disney che traspare quell'essere frastagliato dello sviluppo, andato avanti in momenti diversi e con risultati altalenanti: il Monte Olimpo vi dimostrerà come il progetto era molto acerbo, per poi arrivare a San Fransokyo, dove il livello di dettaglio, e lo stesso open world, riescono a dare più soddisfazione al giocatore. Non mancano gli aspetti più fastidiosi, così come Corona, un mondo che è formato da un lungo corridoio che dovremo percorrere due volte, andando avanti e indietro: un aspetto ripetitivo e fuori luogo.

Ogni mondo Disney avrà poi delle determinate richieste dalla sua, che andranno a rallentare pesantemente la narrazione come la cattura dei granchi bianchi con Jack Sparrow o il recupero delle parti del corpo di Olaf. Stemperare in questo modo la dinamicità del gioco non è la mossa più indovinata e va a inficiare quel ritmo che, a essere onesti, è il più grande dei problemi di Kingdom Hearts 3. Un difetto che si riversa anche nel finale, quando a ogni battaglia farà seguito una cutscene tremendamente prolissa, che ci mette dinanzi a una verità che potrebbe non essere gradita a tutti: Kingdom Hearts 3 trascorre moltissima parte della propria esistenza a raccontare le vicende attraverso lunghe cutscenes, che spesso spezzano il viaggio.

La bellezza di queste scene di intermezzo, però, vale il prezzo del biglietto: il gioco non perde in fluidità e in dettaglio da nessuna parte, in nessun momento. La qualità grafica è altissima e sarà possibile decidere, a seconda delle vostre necessità, se avere degli fps più alti e più stabili a scapito della risoluzione o il contrario: provato su una PlayStation 4 Pro, il titolo raggiunge un dettaglio davvero unico, sia dei personaggi che degli ambienti, sempre molto ben confezionati, seguendo quella formula indicata poc'anzi: alcuni mondi riescono a esaltarsi, come Scala ad Caelum e I Caraibi, mentre altri peccano in dettagli e in elementi ambientali. Se è la qualità tecnica che cercate, però, la troverete qui, tra le mani di Tetsuya Nomura.

Un plauso anche alla colonna sonora, capace di arrangiamenti di pregevole qualità nelle musiche che appartengono ai Classici Disney: saranno riproposte le più famose melodie dei cartoni animati sino alle più iconiche melodie della saga di Kingdom Hearts, adattate al momento. Sebbene quindi non vi sia un accompagnamento in grado di adattarsi al momento della battaglia, per tutta l'avventura non vi sentirete mai soli dal punto di vista audio.