Onimusha: Warlords Recensione, nostalgia del Giappone feudale

Onimusha: Warlords torna in una nuova versione rimasterizzata per PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch. Vestite ancora una volta i panni del samurai Samanosuke Akechi nella sua prima avventure contro le forze demoniache nell'epoca del Giappone feudale.

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a cura di Alessandra Borgonovo

I primi anni 2000 rappresentarono un periodo d'oro per i giochi d'azione e in generale per la sperimentazione. L'avvento di nuove tecnologie faceva naturalmente gola a tutti gli sviluppatori, aprendo loro le porte a progetti fino a quel momento impensabili. Onimusha: Warlords fu uno di questi. Una sperimentazione folle, di quella follia che o ti porta al successo o ti condanna definitivamente: Keiji Inafune e Jun Takeuchi ne erano consapevoli ma hanno scelto di osare, ottenendo da quello che in origine era nato come spin-off di Resident Evil un gioco dotato di una propria personalità, guizzi che gli sono valsi ottimi voti in quel lontano 2001 e hanno dato vita a una serie. Non molto longeva, purtroppo, anzi destinata a spegnersi cinque anni dopo con Onimusha: Dawn of Dreams senza mai superare la sua generazione di console.

Con l'annuncio di questa remastered, Capcom ha sollevato un velo ormai impolverato per accendere una volta di più l'interesse dei fan - come se già non bastassero Resident Evil 2 e Devil May Cry 5. Siamo di fronte a un'operazione nostalgia fine a se stessa, oppure è il preludio per un rilancio della serie? Non possiamo saperlo ma ci piace crederlo. Nell'attesa di un'eventuale buona notizia abbiamo affondato i denti in questa riedizione, che senza alterare il cuore dell'originale lo adatta al meglio per le attuali console. Al netto di qualche comprensibile difetto.

Affrontami, demone!

Giappone feudale, 1560. Battaglia di Okehazama. Il daimyō Nobunaga Oda sembra inarrestabile, annette al suo clan un territorio dopo l'altro con una serie di feroci campagne militari di successo e quella mostrata nell'apertura del gioco non sembra essere diversa dalle precedenti: gli uomini combattono senza esclusione di colpi, nel fango e nella pioggia, soffrono, muoiono, il tutto sotto gli occhi compiaciuti del loro signore e quelli più attenti del samurai Samanosuke Akechi - anch'egli presente alla battaglia ma distante dal cuore dello scontro. Imagawa Yoshimoto viene sconfitto, la sua testa presa, una vittoria che Nobunaga non ha il tempo di celebrare perché una freccia gli trapassa il collo uccidendolo.

Un anno più tardi la principessa Yuki scrive una lettera a Samanosuke informandolo di strani e inquietanti eventi che hanno colpito il castello di Inabayama: si vocifera di demoni, serpeggia l'inquietudine. Il samurai accoglie la sua richiesta ma è tardi, la principessa viene rapita: assieme alla kunoichi Kaede intraprende allora una missione per salvarla, in una lotta contro il tempo che mostrerà a entrambi cosa sia davvero l'orrore.

Con l'originale Onimusha: Warlords, Capcom è riuscita in quello che potremmo definire un miracolo: creare un ottimo gioco d'azione, con un sistema di combattimento semplice ma efficace e un taglio RPG, all'interno di un contesto à la Resident Evil che non si credeva potesse permetterlo. I fondali bidimensionali e statici del resto obbligavano a una camera fissa e un approccio adatto sì a un survival horror, meno a uno stile "frenetico" e di contatto pur legato a un sistema di controllo character relative - ovvero dove il punto di riferimento è il personaggio.

Questo stesso feeling lo ritrovate nella sua versione rimasterizzata, che non cambia il nucleo originale del gioco. Onimusha: Warlords è un'esperienza semplice e disinvolta, si parte ammazzando demoni e si finisce nello stesso identico modo senza alcun filler nel mezzo. Solo tre armi a vostra disposizione - una katana, uno spadone e una naginata, ciascuna legata a un preciso elemento - e altrettante armature, assieme a un arco con due soli tipi di frecce e un tanegashima-teppō (la variante giapponese dell'archibugio) anch'esso dotato di varie munizioni. Non dimentichiamo poi qualche piccolo segreto sparso qua e là e possiamo definirle missioni secondarie che... si limitano a essere presenti, senza alcuna notifica nel menu o sullo schermo. Ci sono, sta a voi trovarle.

Tutti qui. In effetti, è proprio questa natura basica a favorire il gioco. Tra sciami di avventure da 80 ore con meccaniche e sistemi complessi, Onimusha: Warlords è il tuffo in un passato fatto di ricordi semplici. Due input di attacco, oggetti intuitivi da usare e un sistema di upgrade chiaro e lineare: della durata di quattro ore prendendola con comodo, il viaggio nella memoria offerto da Capcom è una ventata d'aria fresca. I neofiti potrebbero avere bisogno di un attimo per adattarsi ma una volta diventati parte del meccanismo, non potranno più farne a meno.

Al momento di rivolgersi ai veterani, tuttavia, la questione cambia leggermente: questa riedizione è basata sulla versione PS2 originale e non su Genma Onimusha, l'edizione aggiornata pubblicata su Xbox un anno dopo. Significa che la difficoltà più alta, i diversi posizionamenti di nemici e oggetti, l'estensione della campagna e le nuove meccaniche di combattimento non sono presenti. Si tratta comprensibilmente di una grande delusione per i fan di vecchia data ma è una delle pochissime cose per le quali la remaster si trova dalla parte del torto. Assieme va menzionata l'originale, persistente asincronia tra doppiaggio inglese e labiale e un noioso tremolio che coglie spesso i personaggi nei filmati.

Al di là di questo, l'originale schema di controlli "tank" di Onimusha: Warlords è stato aggiornato consentendo l'uso degli stick analogici del DualShock 4: non si può gridare alla perfezione, perché rimane il problema del cambio di direzione quando l'angolazione fissa della telecamera passerà a un'altra inquadratura, ma funziona molto meglio rispetto a prima. Se siete dei puristi non preoccupatevi, la croce direzionale è lì apposta per farvi provare le stesse sensazioni di diciotto anni fa. Visivamente infine, il widescreen (di nuovo, potete impostare anche i 4:3) e una renderizzazione di personaggi e nemici in alta definizione offre un'ottima pennellata di modernità, sebbene non riesca del tutto a nascondere le origini del gioco. Gli sfondi pre-renderizzati appaiono occasionalmente sbiaditi, al punto rendere difficile far emergere ambienti e oggetti con chiarezza. Il frame-rate raggiunge i 60fps e i caricamenti rapidi permettono di godere dell'azione in tempi sostenuti a dispetto delle tante fasi di transizione.