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a cura di Michelangelo De Cesare

Dark Souls Remastered

 

Dark Souls torna in tutto il suo splendore in questa remastered disponibile per Playstation 4, Xbox e prossimamente Nintendo Switch.

Dark Souls Remastered

CONTRO: Restano i limiti contingenti di un gameplay rigido, quasi legnoso nella sua impostazione, e dedicato a un'utenza dichiaratamente core.

VERDETTO: Dark Souls Remastered ci fa riscoprire l'unicità del titolo From Software in quella che è la sua veste migliore, resa attuale da un comparto tecnico riuscito e da alcune smussature intelligenti della formula originale. Chi lo avesse perso in passato troverà un'avventura eccezionale da affrontare, imprescindibile anche per i fan di vecchia data che hanno già affrontato la sua sfida.

Sfida: competere più o meno agonisticamente contro qualcuno o qualcosa. Affrontare i propri limiti, crescere e superarsi per raggiungere un obbiettivo. Ecco, questo è ciò che è stato Dark Souls nel 2011. Un'avventura atipica, lontana anni luce da qualsiasi forma -e formula- di gameplay che contempli la minima linea guida. Un confronto acceso e mai banale, contro un mondo ostile in ognuna delle sue infinite sfaccettature e declinato in una lore dal profondo spessore narrativo. Un'aggressione spudorata e legittima ai propri limiti, maturata nella consapevolezza del voler andar sempre oltre.

Una sfida, appunto, alla ricerca di una competizione viva e dinamica, che possa rompere il guscio della nostra zona di comfort di giocatori e appassionati. Sette anni dopo siamo di nuovo qui, testimoni della scintilla della Prima Fiamma e della nascita della diversità, pronti a varcare la soglia di Anor Londo e a lodare il Sole ancora una volta.

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Niente stravolgimenti o reinterpretazioni, Dark Souls Remastered non è un reboot né tantomeno un remake: l'esperienza originale del titolo torna in tutta la sua crudeltà su Ps4, Xbox One, PC e, prossimamente, su Nintendo Switch, arricchita da un comparto tecnico attuale e da alcune, piccole, limature al gameplay.

Vediamo insieme se dopo la consacrazione assoluta del brand attraverso l'ultimo capitolo, Dark Souls III, e la conseguente affermazione del genere, il primo Dark Souls può ancora essere un'esperienza imprescindibile.

Cosi nacque la diversità

Tratto distintivo di questo titolo era, e tutt'ora è, la complessità di sfumature e livelli da cui è composta la particolare narrazione che investe il giocatore, tanto direttamente quanto indirettamente. Letteralmente, il primo impatto per un neofita del genere potrebbe suscitare spaesamento, confusione. La storyline si dispiega di fronte a noi attraverso le particolarità del mondo di gioco, la terra di Lordran. Ed essa è l'unico vero narratore zero della storia, grazie alle sue leggende, ai racconti sulle origini dei personaggi, alle descrizioni degli oggetti che raccogliamo e alle peculiarità delle armi che possiamo brandire.

È la volontà di chi impugna il pad a dettare l'accuratezza del racconto: le nostre interazioni con la cultura di Lordran e i suoi abitanti determinano la formazione del grande puzzle pensato da Myazaki, erede spirituale della visione avviata con Demon's Souls.

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Non vogliamo regalarvi nessuno spoiler a riguardo, nonostante siano passati ormai diversi anni dall'uscita dell'originale. Quello che possiamo dirvi però, è che se deciderete di compiere questo viaggio lo farete dopo un brusco risveglio, innumerevoli anni dopo la caduta dei Draghi e il sorgere dell'Era del Fuoco che aveva visto nascere il significato di Pace. Sarete portatori di un fardello senza risposta, frutto di quel Segno Oscuro nato dall'affievolirsi della stessa Fiamma Primordiale che ha dato vita al Tutto e che sarà la meta della vostra Odissea.

Un viaggio irto di pericoli e avversità, che vi vedrà esplorare Lordran in lungo e in largo portandovi spesso a perdervi, a vagare in una terra oscura e desolata, ampiamente caratterizzate nei tratti dei estremi di un level design sopraffino ieri quanto oggi, ricamato nell'oscurità del suo stesso intreccio e di un gameplay sfidante sotto ogni punto di vista.

Umanità

In questa remastered tutto ciò si coniuga insieme grazie a un comparto tecnico rinnovato, dove il pregevole design artistico figlio del genio di Myazaki viene risaltato da una maggiore risoluzione e da un frame rate tirato a 60 fps, solidi su Ps4 PRO e Xbox One X anche in 4K (non nativo).

Nonostante l'inserimento di alcuni effetti particellari e dettagli, le ambientazioni non hanno beneficiato dell'aggiunta di elementi extra o della ricostruzione dei modelli poligonali originali. Ottimo invece il rendering di personaggi e oggetti, curati nei particolari e nella resa grafica.

La sostanza quindi ci mette di fronte a una qualità visiva globalmente ottima se considerata gli asset di partenza, impreziosita da quella stabilità generale di cui era orfano il titolo nelle sue versioni originali, PC (no mod) compreso. È tale fluidità generale che, infatti, fa guadagnare notevolmente valore alla produzione, garantendo uno standard elevato per un'esperienza che, in origine, peccava tremendamente di stabilità. Tale aspetto si riflette con decisione sulla godibilità del gameplay, rimasto pressoché invariato rispetto alla controparte originale, ma ora maggiormente disteso e fruibile nell'esecuzione grazie alla nuova fluidità ottenuta in particolare dalle animazioni.

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Nonostante le meccaniche invariate, l'evidente beneficio tecnico su cui si fonda questa riedizione riesce ad accordare con maggiore armonia i move set offensivi delle nostre armi e i pattern d'attacco degli avversari da affrontare. Le meccaniche alla base dell'esperienza hanno subito solo alcune leggerissime limature riguardo la gestione dell'inventario e dei consumabili, il posizionamento di alcuni oggetti e la componente multigiocatore: da Dark Souls III è stata mutuata la modalità Arena, la gestione del match making e l'introduzione dei server dedicati e delle password di accesso alle partite private.

Il gameplay del PVP cambia invece per il differente utilizzo degli oggetti curativi da parte degli invasori, ora limitati alle Fiaschette di Estus; aumenta inoltre il numero di giocatori che possono accedere ad una stessa partita, passando da 4 a 6, e comportando un bilanciamento più aperto che favorisce a gran voce l'idea del party di gioco.

Resta contenutisticamente invariata l'offerta del titolo (incluso DLC Artorias of The Abyss) e lo scheletro del gameplay, con tutto quello che questo comporta. Come dicevamo in apertura Dark Souls ci pone davanti a una sfida, tanto di nervi quanto di abilità. L'aggressività con cui è possibile approcciare gli esponenti più recenti del genere non trova spazio in Dark Souls Remastered: la rigidità secca e asciutta del sistema di combattimento più lento e ingessato si fa inevitabilmente sentire.

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I più recenti Bloodborne e Dark Souls III ci hanno abituato a un gameplay più dinamico e veloce, premiante per i coraggiosi vogliosi di osare con schemi offensivi ragionati ma, allo stesso tempo, anche impetuosi; il ritorno nella desolata terra di Lordran, il freddo e impervio teatro di Dark Souls, ci ha messo di fronte al gameplay originale della serie in tutta la sua punitiva semplicità: la pazienza è ancora la nostra arma migliore, la calma la più importante delle statistiche e il parry il più grande degli alleati.

Il multiplayer può essere un fattore di grande aiuto tramite la coop, ma anche di grandi problematiche in caso di invasione e annesso pvp; la centralità del falò resta il punto di inizio e di arrivo della nostra avventura, mantenendo invariata la necessità di gestire e "coltivare" la nostra umanità durante il gioco con tutti i risvolti a essa connessi, come la diminuzione delle statistiche. La progressione libera delle aree di gioco, inoltre, è ancora la chiave di Volta di un'esperienza magnifica, profonda e articolata come poche altre anche nel panorama attuale.

Verdetto

Oggi l'impatto con Dark Souls è allo stesso tempo una sferzata di freddo gelo per la quantità indegna di imprecazioni che tende a suscitare, ma è anche uno stimolante specchio del progresso fatto da From Software negli anni di sviluppo della serie che si è conclusa con Dark Souls III. Siamo di fronte alla migliore edizione disponibile di uno dei più riusciti titoli della precedente generazione. L'ottima rivisitazione grafica del materiale originale risulta ben confezionata e funzionale a un gameplay che, pur non cambiando, diventa più agile e snello grazie a una fluidità inedita.

Il risultato ottenuto da Dark Souls Remastered ci ha fatto apprezzare ulteriormente la scelta del team di sviluppo di preservare i limiti e le frustrazioni di gameplay dell'esperienza originale, puntando a riproporla in un'ottica visivamente contemporanea e, soprattutto, pienamente fruibile. Se dunque non avete giocato ai tempi che furono questo splendido titolo e volete scoprirne il fascino di eccelso, vi attende un'edizione completa e rifinita di una pietra miliare del gaming moderno; se siete fan di vecchia data, questa Remastered è un'occasione per vedere Lordran in una veste rinnovata, con una componente online rivista e raffinata.