5G in Italia, una rivoluzione organica difficile da spiegare

Una tavola rotonda di esperti dedicata alla 5G durante IOTHINGS 2017 Rome ha fatto emergere le criticità e le potenzialità di una rivoluzione che investirà il mobile.

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a cura di Dario D'Elia

5G per i consumatori vuol dire non solo maggiori prestazioni per l'industria e i tecnici, ma molto di più. Perché la portata di questa rivoluzione travestita da "semplice" evoluzione sarà organica per il settore mobile.

Non si parla di macchina più spinta, come sono state la 4G rispetto alla 3G o la 3G rispetto alla 2G, bensì di un mezzo più flessibile capace di orchestrare gli altri e fornire ciò di cui si ha bisogno per raggiungere uno scopo. Hai bisogno di tanta banda passante per vedere un film 4K? Hai bisogno di latenza ridotta per la telemedicina? Hai bisogno di coordinare migliaia di dispositivi in remoto? A ognuno il suo servizio.

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Tavola rotonda 5G

Al solito la complessità "va governata", come ha sottolineato Raffaele Barberio di Key4biz in sede di apertura della tavola rotonda dedicata alla 5G durante IOTHINGS Roma 2017. "La 5G non è ancora uno standard vero e proprio. Dovremo prendere decisioni in corsa", dichiarato Barberio.

I dati previsonali di Ericsson

E per comprendere la portata economica del fenomeno è sufficiente considerare l'ultimo report di Ericsson che stima per il 2023 ben 1 miliardo di abbonamenti 5G nel mondo e il 20% della popolazione coperta. A fronte di una prima disponibilità di reti e dispositivi nel 2019 e implementazioni più mature nel 2020. Sempre nel 2023 sul totale degli abbonamenti 5G, il 37% sarà in Nord America, il 34% nell'Asia Nord Orientale e il 16% nell'Europa Occidentale.

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"Nei prossimi 6 anni, il traffico globale di dati da dispositivi mobili aumenterà di 8 volte fino a superare i 100 Exabite (EB) al mese nel 2023, ovvero l'equivalente di 5,5 milioni di anni di visione di video HD in streaming. Solo tra il Q3 2016 e il Q3 2017, il traffico globale di dati da mobile ha registrato un incremento del +65%", puntualizza il report di Ericsson.

"Circa il 95% del traffico di dati da mobile sarà generato solo dagli smartphone nel 2023, contro l'attuale 85%. I contenuti video trainano questa crescita incessante: oggi, i video contano per il 55% del traffico totale di dati da mobile e si stima che ne rappresenteranno il 75 % nel 2023.

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Si parla poi di più di 30 miliardi di dispositivi che saranno connessi, di cui circa 20 miliardi saranno in ambito IoT. Tra il 2017 e il 2023, si stima una crescita degli oggetti connessi pari a +19% CAGR trainata da nuovi casi d'uso e una maggiore accessibilità e convenienza.

Entro il 2023, circa 1,8 miliardi di dispositivi IoT saranno connessi attraverso reti cellulari (a lunga distanza) di cui già 0,5 miliardi a fine 2017. Dato destinato a raggiungere gli 1,8 miliardi nel 2023 principalmente attraverso le tecnologie LTE e 5G.

Interrogativi e punti di forza in Italia

Se bisogna stabilire un punto di partenza è quello della sperimentazione italiana, all'avanguardia in Europa con 5 progetti a Milano (Vodafone), l'Aquila e Prato (Wind Tre e Open FIber), nonché Bari e Matera (TIM, Fastweb e Huawei). In verità ci sarebbero anche quelli autonomi di Fastweb a Roma e di TIM a Torino e San Marino.

"Si parla di evoluzione perché abbraccerà un po' tutte le frequenze", ha spiegato Mauro Martino dell'AGCOM. "Sia quelle attualmente in uso che nuove". Ma le innovazioni principali sono tre. La prima si chiama network function virtualization e consentirà di fornire prestazioni diverse in base alle esigenze. La seconda si chiama cloud radio, ed è di fatto una virtualizzazione del gestore delle risorse. La terza riguarda l'impiego di massive MIMO, software definied radio e beam forming che consentiranno alle antenne di "seguire" virtualmente l'utente quando si muove ottimizzando la qualità di copertura.

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Non mancano ovviamente i problemi, fra cui individuare i migliori modelli di business da applicare e gestire al meglio le frequenze considerate le sinergie fra attori diversi. Nello specifico non sappiamo se avverrà una competizione infrastrutturale, come ricorda Martino, se ci saranno licenze esclusive, etc. Insomma si rischia una proliferazione di antenne anche se, ad oggi, si parla di raggi di copertuna di un centinaio di metri per singola unità. E su questo punto Benedetta Squitteri, assessora all'innovazione del Comune di Prato, ha espresso non poche perplessità.

"Perché se da una parte la cittadinanza domanda copertura, poi la presenza di antenne alimenta comunque preoccupazione", ha sottolineato l'assessora. Oggi non sembra che il problema sia all'ordine del giorno, ma è probabile che la moltiplicazione di antenne possa far insorgere la questione.

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Lisa di Felice Antonio, responsabile public policy di Fastweb, non a caso sostiene che l'ideale sarebbe puntare su piccoli lotti e licenze non esclusive con schemi di assegnazione diversi. Se fossero privilegiati i principali operatori nazionali l'implementazione sarebbe più agevole. Sempre considerando che gli over the top sono in agguato, e come ha ricordato Barberio attualmente rispetto alle telco i vincoli sono asimmetrici.

La sintesi di Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni, è netta. "I tecnici devono essere in grado di spiegare bene quello che fanno. Rimettere a posto una situazione tragica sulle frequenze dovuta alla passata gestione di radio e poi TV", ha spiegato l'esperto. "Il 5G è ancora una realtà oscura. Solo tra 20 anni guardandoci alle spalle potremo valutare se abbiamo fatto bene".

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È una gara contro il tempo perché se negli Stati Uniti si parla già di fine 2019, in estremo oriente sono proiettati al 2018. Il primo nodo sarà quello delle frequenze che rappresenta già un asset precostituito. Oggi abbiamo "un'idea frammentaria di una risorsa preziosissima", ha ricordato Sassano.