A Natale lo scorporo Telecom, altro che Playstation 4

Bernabé ha promesso lo scorporo della rete per la fine dell'anno.

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a cura di Dario D'Elia

Entro la fine dell'anno, al massimo nei primi mesi del 2014, l'Italia avrà una società della rete di accesso. Ieri il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabé, durante un'audizione al Senato ha promesso tempi rapidi per l'operazione che sta tenendo con il fiato sospeso l'intero mercato delle telecomunicazioni. E così sotto l'albero gli italiani troveranno un regalo con il nastro bianco e rosso, oltre che alle nuove console next gen.

Da una parte la NewCo che si chiamerà Opac e fornirà a tutti gli operatori i servizi di rete (rame e fibra) senza discriminazioni o favoritismi. Dall'altra TI ServiceCo, un operatore destinato a diventare come gli altri che fornirà servizi retail, nonché i restanti servizi all'ingrosso di rete fissa, oltre a quelli mobili.

In tempo per Natale

"Non chiediamo né soldi pubblici né sconti sulle regole come taluno dei nostri concorrenti ha maliziosamente e immotivatamente argomentato", ha dichiarato Bernabé. "Al contrario lo scorporo assicura la fornitura di prodotti e servizi pienamente equivalenti, così da incentivare le dinamiche concorrenziali a beneficio dei consumatori in termini di scelta, qualità e prezzi".

Opac avrà "una quota del debito organico sostenibile". Gli analisti stimano non più di 6 - 7 miliardi di euro, come riporta La Repubblica. Poiché una cifra più alta frenerebbe gli investimenti sulla fibra. Confermato anche il passaggio di circa 22mila addetti dagli attuali complessivi 44.606 che operano a livello nazionale.

Per quanto riguarda la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti in Opac, l'alto dirigente si è detto disponibile ad altre possibilità. "Se ci sono le condizioni di redditività qualsiasi fondo è interessato, soprattutto infrastrutturale, anche perché la liquidità in giro c'è. Ma ci vogliono redditività e stabilità delle condizioni regolatorie, perché i fondi non vogliono incertezza", ha aggiunto.

Gli obiettivi dell'intera operazione sono comunque molteplici. Da una parte consentire la chiusura della fase di consolidamento dell'azienda e avviare il rilancio per mantenere l'attuale leadership. Dall'altra portare al 35% della popolazione entro il 2015 i servizi a 30 megabit al secondo, come impone la Commissione UE. Per poi raggiungere tutti nel 2020, e il 50% con i 100 megabit.

In ogni caso c'è un nuovo allarme che dovrebbe preoccupare gli addetti ai lavori: a prescindere dalla presenza o meno di servizi broadband il 45% delle famiglie non sa che farsene. "Se non verrà attuata davvero l'Agenda digitale, attraverso la promulgazione dei decreti attuativi, perché gli italiani dovrebbero preoccuparsi di utilizzare l'Internet veloce?", ha commentato Cesare Avenia, presidente di Asstel (associazione di Confindustria delle società TLC).

Oggi abbiamo una copertura del 95,6% della popolazione, ma la metà è in digital divide "ideologico": chi per scelta, chi per ignoranza. Nel Regno Unito l'uso nelle famiglie è all'86%, in Francia al 77%, in Germania all'82% e in Spagna al 67%. In Italia siamo al 55%. Questi i dettagli preoccupanti contenuti nel "Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni".

E come si potrebbe sfondare questo muro? Tutti lo sanno bene: televisione.