Abbiamo provato Horizon Workrooms, e vissuto il futuro

Horizon Workrooms è un nuovo modo di lavorare, portando noi e i nostri colleghi all'interno di un mondo virtuale per interagire come in ufficio.

Avatar di Andrea Ferrario

a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Horizon Workrooms è come il team di Oculus ha immaginato il lavoro del futuro, in realtà virtuale. Lo abbiamo provato, poiché la conferenza di presentazione si è svolta proprio all’interno di Workrooms, tramite un Oculus Quest 2, e l’esperienza è stata… nuova. Inizialmente strana, con un po’ di disagio, ma è stato sorprendente come, venti minuti dopo, il tutto risultasse perfettamente normale. Più avanti risponderemo a domande specifiche così da dare tutte le informazioni necessarie a chi vorrà provare questa esperienza, che ora vi racconteremo più nel dettaglio.

Cos’è Horizon Workrooms ?

Horizon Workrooms (allo stato di sviluppo attuale) è un ambiente virtuale, utilizzabile tramite Oculus Quest 2, che ci proietta all’interno di una sala conferenze nei panni di un avatar personalizzabile. Attorno a un tavolo potremo interagire con gli altri invitati, come se ci trovassimo fisicamente all’interno delle stessa stanza. Insomma, immaginate una classica riunione attorno a un grande tavolo, dove c’è qualcuno che presenta, chi fa domande, chi ascolta passivamente, chi prende appunti; Workrooms è identico, ma in realtà virtuale.

Workrooms necessita di una configurazione specifica di Oculus Quest 2, che come al solito viene condotta tramite un tutorial a piccoli passi. Dovrete mettervi alla scrivania, attivare un'area d'uso statica (lo consigliamo), e poi identificare la scrivania con una procedura simile a quella usata per delimitare l'area di gioco. L’identificazione avviene in pochi secondi grazie alle videocamere del visore che mostrano l’ambiente circostante e ci permettono di disegnare il rettangolo che include il piano della scrivania. Successivamente potrete anche posizionare, dove preferite, la lavagna virtuale, di cui vi parleremo più avanti.

Il passo successivo è abilitare il tracciamento delle mani, poiché Workrooms è realizzato per essere usato in maniera naturale, quindi senza controller ma con le mani libere. Non significa che non potrete usare anche i controller, infatti basterà attivare il riconoscimento automatico delle mani e dei controller per permettere a Quest 2 di passare automaticamente tra l’uno e l’altro sistema di input.

Come funzione opzionale c’è la possibilità di identificare la tastiera che state utilizzando (inizialmente è compatibile unicamente un modello Logitech e la Magic Keyboard di Apple), per “inserirla” all’interno della realtà virtuale. Quindi Workroom è, più correttamente, un ambiente di mixed reality, cioè una fusione tra realtà virtuale e oggetti reali. Quando avrete impostato il riconoscimento della tastiera, questa comparirà all’interno della realtà virtuale nell’esatta posizione in cui si trova nella realtà, potrete quindi interagirci anche con il visore indossato. Sarebbe tuttavia poco utile usare una tastiera senza vedere il notebook / PC / Mac a cui è collegata, ed è per questo che viene in aiuto l’applicazione di Remote Desktop che permette di visualizzare lo schermo del vostro computer all’interno della VR. In pratica dovrete scaricare un’applicazione sul PC / Mac, assicurarvi che sia il computer sia il visore siano connessi alla stessa rete, così che lo schermo del PC possa essere trasferito all’interno di un computer virtuale presente in Workrooms.

Quando avrete fatto tutte queste operazioni vi ritroverete in un ambiente virtuale, attorno a un tavolo, con davanti a voi un computer virtuale che è la copia di quello che sta accadendo sul vostro PC (fisico) in tempo reale. Potrete quindi lavorare al computer con il visore indossato, mentre interagirete con tutti gli altri avatar / persone presenti nella stanza.

È il momento di interagire

Nella realtà virtuale avrete controllo su quello che vi circonda, quindi non sarà un’esperienza passiva. Potrete attivare o disattivare il computer, attivare il microfono per parlare con gli altri, cambiare stanza, cambiare posto e, soprattutto, dialogare con gli altri, verbalmente e non.

Tra le caratteristiche che rendono Workrooms differente (e più potente) rispetto a un qualsiasi software di videoconferenza, è la comunicazione non verbale. Pensate a quello che accade durante una riunione dal vivo: c’è chi annuisce, chi alza una mano per fare una domanda, chi a una domanda risponde con un cenno della testa o un gesto inequivocabile. Insomma, consenso, dissenso, interesse, curiosità, attenzione o anche disinteresse o altre emozioni e stati d’animo si comunicano anche, e in alcuni casi soprattutto, con il linguaggio del corpo. I nostri avatar dentro workrooms riproducono fedelmente queste espressioni non verbali, portando quindi gli incontri a un livello superiore.

Chi può usare Workrooms ?

È necessario un Oculus Quest 2 per accedere a Workrooms, che ora offre la gestione simultanea di un numero massimo di 16 persone. Ma è anche possibile invitare in workrooms chi non possiede un Quest 2, interagendo come in una normale videoconferenza, quindi con voce e video, nel caso abbia una webcam. La videoconferenza avverrà tramite browser, quindi sarà sufficiente un qualsiasi computer (PC o Mac).

Certo, potreste pensare che anche durante una videoconferenza, con la videocamera accesa, è possibile rilevare queste comunicazioni fisiche, ma vi assicuriamo che non è così, o meglio, non quanto è possibile percepire in un ambiente virtuale, nonostante i nostri alterego siano dei “pupazzetti”. Un’immagine bidimensionale di una videocamera perde alcune informazioni, mentre non è semplice tenere sotto controllo, a colpo d’occhio e in contemporanea, tutte le immagini delle differenti webcam. Probabilmente è anche la semplicità della grafica di Workroom a facilitare questa comprensione fisica delle persone che sono con noi all’interno della stanza virtuale, che in più permette di guardare negli occhi la persona con cui si sta parlando, cosa che in una videoconferenza classica accade solamente se chi sta parlando ha l’accortezza di smettere di guardare lo schermo per guardare l’obiettivo della webcam - perdendo di conseguenza di vista gli interlocutori. Insomma, non c’è dubbio, ad oggi l’esperienza che abbiamo provato è quella più vicina a un incontro reale e migliore rispetto una normale videoconferenza.

La componente vocale dell’interazione non è comunque lasciata al caso, infatti in Workrooms l’audio è tridimensionale. Proprio come nella realtà percepiamo la direzione da cui arriva un suono, anche nell’ambiente virtuale sentiremo precisamente da dove arriva la voce di chi sta parlando, e in maniera naturale ci gireremo da quella parte. Se una persona che stiamo guardando girerà la testa da un’altra parte, la voce che verrà riprodotta sull’Oculus Quest 2 sarà differente, proprio come nella realtà. Tutti questi piccoli stratagemmi sono in grado di aumentare il livello di realtà con cui s’interagisce.

Durante la presentazione, ad esempio, quando è stato chiesto se qualcuno avesse domande, ci è venuto molto naturale fare un cenno con un dito, proprio come abbiamo fatto decine di volte in conferenze reali. L’interlocutore si è subito accorto del cenno e ci ha ceduto la parola. Mentre rispondeva alla domanda, ci siamo guardati attorno, e vedevamo chi prendeva appunti e faceva cenni di comprensione con la testa, chi ascolta con attenzione, e chi invece era più disinteressato. Abbiamo vissuto le stesse sensazioni provate centinaia di volte durante le conferenze a cui abbiamo partecipato, nella realtà.

Workrooms offre tre differenti layout di stanza, o meglio, di tavolo: uno tondo, perfetto ad esempio per riunioni di brainstorming in cui l’obiettivo è spingere all’interazione; una tavolo lungo, con i partecipanti seduti ai due lati, ideale per riunioni in cui si deve principalmente comunicare delle informazioni e dove l’interazione tra tutti non è l’obiettivo fondamentale; e una stanza per le presentazioni, dove i banchi sono rivolti verso una lavagna dove c’è l’interlocutore principale che, ad esempio, fa formazione. Quest’ultima modalità è forse quella più curiosa, poiché durante la prova ci è sembrato di partecipare a una lezione universitaria. La lavagna virtuale è uno strumento di grande utilità visiva, poiché permette di fissare concetti o informazioni utili durante la presentazione. Per interagirci è sufficiente impugnare un controller, girarlo al contrario, e usare il fondo del controller stesso come se fosse la punta di un pennarello. Geniale.

È tutto in beta e migliorabile

Attualmente Workrooms è in beta, e ciò comporta l’esistenza di qualche bug qua e la ma, soprattutto, tante piccole caratteristiche migliorabili. Durante la fase di configurazione non è andato tutto liscio, e la parte che ci ha fatto dannare di più è stata la funzione di mirroring dello schermo del computer all’interno della VR. Nonostante il computer e il visore fossero sulla stessa rete, ogni tanto il visore non veniva rilevato dall’applicazione di visualizzazione remota installata sul PC. La risoluzione del problema è passata attraverso i classici passi che si percorrono quando non esistono messaggi di errore specifici, e cioè vari riavvii del PC, del visore, disconnessione e connessione alla rete wireless, etc. Anche durante l’uso, ogni tanto la connessione saltava o rallentava al punto tale da costringerci a un reset. Abbiamo capito che la connettività è molto importante per usare Workrooms, non in termini di velocità di connessione a Internet, piuttosto per stabilità e vicinanza dei dispositivi al punto di accesso. Le connessioni che s'instaurano sono molteplici, la latenza è molto importante, quindi allontanarsi troppo dai punti di connettività potrebbe causare problemi. Se in un’azienda con un’infrastruttura di rete avanzata probabilmente ci saranno pochi problemi, con le soluzioni di connettività casalinga e interferenze causate da altre reti o anche elettrodomestici, è consigliabile un’attenzione maggiore se si vuole avere un’esperienza di buon livello.

La capacità di Oculus Quest 2 di identificare le mani è ormai soddisfacente, ma probabilmente migliorabile. In diverse occasioni ci siamo trovati a non sapere come posizionare le mani, e guardando gli avatar presenti all’interno della stanza, crediamo di non essere stati i soli a vivere questa difficoltà. Il motivo è che quando si spostano le mani al di fuori del campo visivo del Quest 2, scompaiono, e dovrete attendere qualche secondo per farle individuare nuovamente dopo averle posizionate davanti al visore. Se vorrete interagire velocemente con il mondo virtuale, anche solo per attivare e disattivare il microfono, dovrete tenere le mani sempre nel campo visivo del visore. Ciò ci ha portato a tenere posizioni molto composte, ma innaturali, come il posizionamento dei palmi sulla scrivania davanti a noi; o con le mani a mezz’aria, poiché se le incrociavamo, il sistema di tracking non riusciva più a distinguerle.

Quanto costa Workrooms ?

Workrooms è gratuito, ma per accedere è necessario un Oculus Quest 2, di conseguenza c’è un prezzo d’ingresso per l’uso di questa tecnologia. Non è un prezzo in assoluto alto, se consideriamo che Quest 2 è attualmente il visore VR più economico del mercato, ma si parla comunque di qualche centinaia di euro, prezzo che aumenta, anche considerevolmente, se moltiplichiamo i visori pere la quantità di persone con cui vorrete interagire.

La qualità audio e dei microfoni invece è stata decisamente convincente, mentre il mirroring dello schermo del PC / Mac richiede qualche compromesso. Non potrete portare nel mondo virtuale un desktop dalla risoluzione 4K, ad esempio, quindi quando abiliterete il mirroring la risoluzione dello schermo verrà abbassata (non sappiamo precisamente di quanto, ma sicuramente non va oltre il Full HD); ciò comporta la riduzione dello spazio a desktop e quindi limita l’ergonomia d’uso delle applicazioni. Se siete abituati a usare più applicazioni contemponearamente o usare software complessi, non potrete farlo all’interno di Workrooms. L’interazione con il computer, in questo caso, è sufficiente per prendere appunti, rispondere a qualche mail o visualizzare una presentazione. Interessante, in questo contesto, la possibilità di condividere il proprio schermo con tutti gli altri partecipanti.

A conti fatti, già oggi Workrooms è utilizzabile senza particolari problemi, ma il team di sviluppo ci ha confermato che sta lavorando a tanti piccoli miglioramenti, soprattutto legati alla latenza delle interazioni.

Workrooms è veramente il futuro ?

Workrooms è un modo tutto nuovo di concepire le videoconferenze ma, più in generale, la collaborazione in azienda. La pandemia da Covid-19 ha cambiato, nel profondo, il mondo del lavoro. Ha costretto tutti a lavorare da casa, e nonostante lo stato di emergenza si stia sempre più ridimensionando, non torneremo più a lavorare come prima della pandemia. Anche noi in Tom’s Hardware, e nelle altre redazioni di TechRadar e SpazioGames, abbiamo rivisto il modo in cui viviamo le giornate lavorative. Siamo passati da una redazione sempre in fermento a un regime di smartworking, che continua in questi mesi e, molto probabilmente, s'intensificherà in futuro, anche se l’emergenza sanitaria dovesse rientrare completamente.

Non sappiamo se Workrooms diventerà lo standard, ma di certo offre già oggi uno sguardo su quello che potrebbe essere il futuro. Continueremo a provarlo e probabilmente proveremo a usarlo come strumento, sia per tenere corsi formativi che per le riunioni, facendo intervenire sia chi possiede un Oculus Quest 2 sia chi ne è sprovvisto, tramite la possibilità di partecipare tramite browser come se fosse una normale videoconferenza. Quello che si sentiamo di suggerirvi è, se ne avete la possibilità, di provarlo, perché rappresenta senza ombra di dubbio un’esperienza molto particolare.