Acer sempre peggio: il nuovo AD abbandona dopo 15 giorni

Il fondatore di Acer Stan Shih torna a dirigere l'azienda dopo le dimissioni del Presidente e amministratore delegato entrante, che ha salutato dopo 15 giorni dalla nomina.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Acer è sempre più nella bufera: dopo i pessimi risultati dell'ultimo trimestre e le dimissioni dell'amministratore delegato J.T. Wang, se ne va anche il suo sostituto, nominato solo 15 giorni fa. Jim Wong, attuale presidente corporate, a partire dal primo gennaio 2014 avrebbe infatti dovuto assumere anche l'incarico di amministratore delegato, ma ieri ha annunciato le sue dimissioni.

La notizia è stata riportata da Bloomberg, che preannuncia anche il rientro sulla scena del fondatore Stan Shih, che era ormai in pensione ma rientrerà in azienda per cercare di traghettarla fuori dal vincolo cieco in cui sembra essersi infilata. L'anziano fondatore svolgerà entrambe le mansioni per le quali era stato incaricato Jim Wong fino a quando non saranno individuati dei canditati adeguati.

Stan Shih

Shih aveva fondato l'azienda nel 1976 ed era rimasto alla guida fino a nove anni fa, quando andò in pensione. Il suo ritorno è un segnale di forte preoccupazione per l'andamento degli affari, che hanno raggiunto l'apice 4-5 anni fa quando alla presidenza c'era Gianfranco Lanci, dopo l'acquisto di concorrenti importanti come Gateway, Packard-Bell ed eMachines. 

L'avvento degli iPad prima e di tutti gli altri tablet poi ha ridimensionato le vendite dei notebook, e gli affari non sono più ripresi sotto il peso della crisi del mercato PC. Acer è stato fra i brand più colpiti sia per la sua forte presenza nel settore netbook, ormai scomparsi, sia perché non è più riuscito a definire una politica produttiva da perseguire con perseveranza e tenacia. Prima i manager hanno voluto inseguire i tablet in stile Apple, dopo qualche mese hanno cambiato idea e hanno deciso di puntare sui notebook di fascia alta, per poi tornare all'idea dei tablet, ma questa volta di fascia economica, affiancati dai notebook. Tutto condito da grossi problemi di gestione delle scorte, che in Europa hanno causato perdite altissime a bilancio.

Intanto i concorrenti hanno conquistato quote nel mercato tablet (vedi Asus) e si sono presi parte della fetta del settore notebook che Acer aveva lasciato scoperta (vedi Lenovo). Morale: Acer è stata l'azienda più colpita dalla crisi del PC. Per far fronte alla perdita operativa di 106,3 milioni di dollari dei primi nove mesi dell'anno è stata pianificata una ristrutturazione che prevede il taglio del 7 per cento dei dipendenti, che dovrebbe far risparmiare 100 milioni di dollari in spese operative. 

È evidente però che si tratta di un palliativo, quello che continua a mancare è una strategia ben definita, senza cui il caos è una garanzia.