ADSL meno cara in Italia? Non così in fretta, dice l'Europa

La Commissione Europea contesta il metodo usato da AGCOM per ridurre i costi all'ingrosso.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Secondo la Commissione Europea l'AGCOM (Autorità Italiana per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha agito male quando ha proposto una riduzione dei prezzi all'ingrosso pagati da Fastweb, Vodafone e altri a Telecom Italia. "Di fatto è la prima volta che gli altri operatori cantano vittoria. E magari tra qualche mese potrebbero esultare anche i consumatori", scrivevamo circa un mese fa, ma forse era presto.

Parliamo delle cifre che gli altri operatori pagano a Telecom Italia per usarne la rete in rame. AGCOM propone riduzioni di prezzo fino al 22%, a discapito di TI, ma la Commissione contesta il metodo utilizzato: si sono usate indagini di mercato non aggiornate, a differenza di quanto promesso. La Commissione ritiene che tale scelta possa "incidere negativamente sulla capacità degli operatori di pianificare e decidere in merito ai prezzi da applicare in Italia".

Miniera di rame o miniera d'oro?

Ecco perché "nei prossimi tre mesi la Commissione, in stretta collaborazione con il BEREC (Organismo dei regolatori europei per le comunicazioni elettroniche), discuterà con l'AGCOM le modifiche da apportare alla proposta in questione". Non è detto però che le discussioni porteranno a un cambiamento, né se questo sarà in favore o contro Telecom Italia.

"Scegliendo di adottare un approccio diverso da quello annunciato l'anno scorso per la fissazione dei prezzi di accesso sui mercati della banda larga italiani, l'AGCOM pregiudica la certezza normativa necessaria a tutti gli operatori economici, che hanno diritto a usufruire di condizioni paritarie", ha affermato Neelie Kroes, commissario europeo per l'agenda digitale.

L'AGCOM si è limitata a prendere atto dei dubbi espressi dalla Commissione Europea. Risponderà "puntualmente", probabilmente nelle prossime settimane, e si dichiara "pronta a collaborare con la Commissione e con il BEREC nell'ambito della fase II fornendo tutti i necessari chiarimenti e auspicando una rapida ed efficace soluzione del caso".

Franco Bernabé osserva pensoso

Fastweb, Vodafone e Wind invece non l'hanno presa bene: secondo i loro portavoce "desta sconcerto questo cambiamento di rotta su aspetti puramente formali".  Gli operatori alternativi esprimono il pieno sostegno verso AGCOM, "che ha saputo dare, nel pieno rispetto delle regole vigenti, un segnale di apertura al mercato della telefonia fissa che vive da anni in stato di asfissia sotto il peso della dominanza di Telecom Italia. E ricordano che la commissione quando parla di certezza normativa regolatoria deve rappresentare tutti gli operatori e non soltanto gli incumbent".

"Gli operatori alternativi lamentano tuttavia l'incertezza e la dilazione che questa indicazione procedurale della commissione produce, in aperta opposizione agli obiettivi dichiarati di voler migliorare la certezza regolatoria", continua la nota stampa.

La chiave di volta è il concetto di prezzi orientati al costo: Telecom deve farsi pagare in proporzione a quanto gli costa mantenere la rete, ma sul quanto si discute da sempre allo sfinimento. Tanto che nel 2013 è dovuto intervenire il Consiglio di Stato, ad annullare prezzi che non rispecchiavano i reali costi di manutenzione sostenuti da Telecom Italia. E più di una volta TI è stata sanzionata per aver ostacolato illecitamente i propri concorrenti, tanto che Vodafone sta chiedendo un miliardo di risarcimento.

Insomma, è ancora lecito sperare che il 2013 ci porti in dono una riduzione dei costi telefonici? Certo, ma non sperate troppo forte.