Agcom vigilerà sulla pirateria come uno sceriffo?

La pirateria potrebbe dilagare nei prossimi anni. Corrado Calabrò, presidente dell'Agcom, chiede cooperazione tra le parti per arginare il fenomeno. Il governo dovrebbe procedere anche alla stesura di normative più chiare che permettano l'intervento diretto dall'autorità nel pieno rispetto delle norme sulla privacy e la neutralità della rete.

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a cura di Manolo De Agostini

Nel 2008 la pirateria software ha sottratto 10 miliardi di euro alle vendite di materiale originale in Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna. Un danno che ha influito anche sull'occupazione del settore, in cui sono stati persi 185 mila posti di lavoro. Un quadro drammatico, anche se recenti dati evidenziano che la pirateria sulle reti P2P si è contratta dal 40% del 2007 al 19% del 2009.

Il mondo dei videogiochi è parte di questo contesto. "Ogni 100 videogiochi scaricati illegalmente nel mondo, 20 sono rubati da utenti italiani. Dalle nostre ricerche si evince che 3 quarti di utenti europei che scaricano illegalmente dal web sanno che questo downloading è un illecito. Sarebbero anche disposti a pagare se fossero a conoscenza che il reato è perseguibile. Il problema è che in Italia non solo non è perseguito ma non è ritenuto neanche socialmente deprecabile", ha affermato il segretario generale della Aesvi, Thalita Malagò.

Corrado Calabrò

In Italia è l'Agcom, incaricata dal governo, a occuparsi del rispetto del copyright su Internet. Il suo presidente,  Corrado Calabrò, ha chiarito che l'autorità non alcuna intenzione di "trasformarsi in uno sceriffo del web" ma è decisa a identificare a interrompere le violazioni.

"L'utilizzazione gratuita della rete consentita da grossi motori di ricerca non solo sottrae introiti legittimi agli autori di contenuti e agli operatori di telecomunicazioni, ma scoraggia altresì i forti investimenti che sarebbero necessari per sostituire il rame con la fibra. Si tratta di investimenti per miliardi di euro", ha affermato il presidente.

Calabrò ha esortato le istituzioni a realizzare un quadro normativo chiaro in materia. "Affidare all'Autorità compiti di vigilanza su un settore così vasto come quello di Internet senza prevedere strumenti adeguati e moderni, rischia di rendere inapplicabile la norma e frustante il perseguimento delle sue violazioni".

L'identità online potrebbe essere la chiave di tutto, garantendo la privacy e la neutralità della rete. "Non c'è libertà senza responsabilità e non c'è responsabilità senza imputabilità della condotta e identità del suo autore".

Sono state identificate tre misure che potrebbero arginare la pirateria. Gli ISP (provider di servizi Internet) dovrebbero comunicare alle autorità i dati (anonimi) sul traffico per permettere una stima del fenomeno. In secondo luogo l'autorità dovrebbe "essere messa nelle condizioni di svolgere un ruolo attivo nel monitoraggio della rete e nella rimozione di eventuali illeciti". In terza analisi è necessaria la cooperazione tra tutte le parti coinvolte.

Irene Pivetti, presidente dell'associazione IPTV, identifica proprio in questa nuova tecnologia un'alternativa allettante alla pirateria. "Gli operatori dell'IPTV stanno già investendo complessivamente ogni anno tra i 25 e i 30 milioni di euro per offrire un'alternativa legale alla pirateria e continueranno a farlo nonostante le ancora esigue entrate di questo servizio. Costruire offerte complete e veramente alternative al file-sharing è reso difficile proprio dai detentori dei diritti che tendono ancora a privilegiare le piattaforme tradizionali''.

Evitando di procedere a un contrastato serio del fenomeno, i pericoli per il futuro potrebbero essere molteplici. Se il tasso di crescita della pirateria sarà pari al traffico di condivisione, il file sharing potrebbe aumentare annualmente di oltre il 18 percento, dipingendo uno scenario che nel 2015 significherebbe perdite di 32 miliardi di euro e 610 610 mila posti di lavoro.

La seconda ipotesi prevede una crescita del fenomeno pari al traffico IP europeo. In questo caso avremmo un aumento della pirateria del 24%, con perdite nell'ordine dei 56 miliardi di euro e 1 milione di posti di lavoro.