Algoritmi e multinazionali assaltano la scuola

Da Facebook a Google, dal fondatore di Netflix a Microsoft. Le grandi aziende vogliono cambiare il modo in cui studiamo e impariamo, e per farlo stanno usando l'Intelligenza Artificiale di cui dispongono. La rivoluzione parte dal ruolo stesso di studenti e insegnanti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La tecnologia sta cambiando il mondo e noi dobbiamo cambiare con esso. E se il cambiamento migliore è l'automiglioramento, allora l'istruzione è sicuramente la strada da seguire. Studiare però non è un percorso senza ostacoli: le materie sono difficili, spesso gli insegnanti sono inadeguati, i metodi non sempre quelli giusti. E per alcuni purtroppo l'istruzione non è accessibile. Come affrontare questi problemi? Con un'ideale chiusura del cerchio, la risposta è di nuovo nella tecnologia moderna.

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Reed Hastings (immagine New York Times)

Ed ecco che Reed Hastings (Netflix), Mark Zuckerberg (Facebook), Marc Benioff (Salesforce) e altri personaggi del mondo hi-tech hanno tutti investito in qualche progetto che fonde tecnologia e istruzione, con l'obiettivo di cambiare la seconda in meglio.

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Ogni progetto ha caratteristiche proprie ma tutti hanno qualcosa in comune: vale a dire la visione dello studente come un individuo autonomo che può e deve essere artefice del proprio apprendimento, con l'insegnante che abbandona la lezione frontale per trasformarsi in una guida e un supporto all'alunno. Torniamo in un certo senso alla visione socratica del rapporto insegnante-alunno, ripescando quelle visioni educative mai pienamente realizzate di Montessori, Freyre, Steiner e altri grandi nomi della formazione. Questi progetti, soprattutto, sono improntati per dare valore e rilevanza al vero apprendimento; un approccio che da solo è rivoluzionario, in contrasto con lo stantio e inutile "studio per avere il pezzo di carta".

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Anche Google ha una sua attività, trainata dai Chromebook (grande successo in USA, quasi sconosciuti da noi); e Microsoft com'è noto ha molte attività orientate alla scuola - senza trascurare il potenziale di Minecraft, già sfruttato in diversi contesti. Amazon ha invece Amazon Inspire, un luogo dove cercare e condividere risorse. Anche in esistono progetti di e-learning, come per esempio l'apprezzato Oil Project.

Il ruolo della tecnologia e degli algoritmi è centrale: non si tratta semplicemente di mettere online corsi ed esercitazioni, quello può farlo chiunque con uno sforzo relativamente piccolo. No, queste aziende stanno cercando di portare nell'istruzione il potere degli algoritmi che hanno reso Facebook e Netflix ciò che sono oggi. Si tratta di esperimenti in continua evoluzione, che si associano a progetti più noti come il famoso code.org.

Il potere degli algoritmi

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Nel caso del progetto di Facebook, il sistema "affida allo studente la responsabilità di scegliere i propri progetti e procedere al suo ritmo", si legge sul New York Times, "L'idea è incoraggiare gli alunni a sviluppare abilità come la gestione delle risorse e del tempo, che potrebbero aiutarli ad avere successo all'università". E per farlo usa un software automatico, che mostra all'alunno i progressi fatti, e crea moduli che ognuno può gestire secondo il proprio stile e tempo disponibile.

"Il sistema inverte la tradizionale gerarchia di classe, guidata dall'insegnante, e richiede alle scuole di offrire un forte mentoring personale e servizi di coaching per aiutare ogni studente ad adattarsi", spiega Natasha Singer sempre sul NYT.

Si va dunque ad applicare il concetto di flipped class; noto anche come insegnamento capovolto, prevede appunto che l'alunno diventi l'elemento centrale e più attivo del proprio apprendimento. L'idea impone anche che si abbandoni del tutto la tradizionale lezione in cui l'insegnante spiega e l'alunno fa gli esercizi a casa.

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La flipped class non è una novità di per sé, anzi è un'idea molto antica. Ciò che risulta del tutto nuovo è l'introduzione degli algoritmi e dell'intelligenza artificiale come strumenti aggiuntivi nelle mani degli studenti.

Una novità profonda che ritroviamo forse nel progetto DreamBox Learning, a cui Reed Hasting partecipa sin dal 2009 - un momento in cui nemmeno si sospettava che gli algoritmi potessero sconvolgere l'istruzione. DreamBox ha qualcosa in comune con Netflix: usa algoritmi simili a quelli che generano i contenuti raccomandati - chi usa Netflix sa quanto siano efficaci.

DreamBox prevede inoltre percorsi formativi che facciano un'altra cosa del tutto rivoluzionaria: rendere la matematica divertente tramite il concetto di gamification (Wikipedia e portale italiano dedicato) applicato alla didattica, e non privo di difetti. Non tutti i giochi hanno un'impronta didattica, infatti, e può capitare che l'alunno si intrattenga troppo con elementi che dovrebbero essere secondari.

Oggi DreamBox aiuta oltre 2 milioni di studenti a imparare la matematica, con contenuti multimediali e corsi personalizzati fino ai dettagli più fini, e molti elementi che sono veri e propri videogiochi. Corsi che sono "ritagliati" sul singolo studente proprio grazie ad agenti virtuali che stabiliscono difficoltà dei compiti, intensità degli esercizi, validità dei risultati e così via.  

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DreamBox traccia tutte le attività dell'alunno con una precisione al singolo click, raccogliendo moltissime informazioni per ogni ora di attività. Poi usa quelle informazioni per regolare il corso in modo automatico e fornire all'insegnante un feedback preciso sull'alunno e i suoi progressi - un tipo di informazione che difficilmente gli insegnanti possono ottenere diversamente. 

Quanto è efficace? Ebbene, alcuni raccontano che in certe aree "i ragazzi si divertono così tanto con il programma di matematica che chiedono ai loro genitori di farli giocare con DreamBox persino al supermercato". Qualche altro genitore è arrivato a imporre un limite all'uso di DreamBox, che ha generato il tipico effetto dipendenza che conosciamo in molti videogiochi.

Un esperimento per ora

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L'intelligenza artificiale, il denaro e gli interessi delle grandi multinazionali stanno dunque entrando anche nel settore educativo. Andrà verificata l'efficacia di questi esperimenti, che vogliono rendere possibile un profondo rinnovamento della didattica e della formazione.

Sembra chiaro però che l'evoluzione tecnologica rende più praticabile quella educativa, e fa sembrare un po' più realistica l'idea di un mondo abitato da persone con maggiori e migliori conoscenze - proprio perché l'istruzione diventa possibile anche per quelle persone che avrebbero fallito con il sistema scolastico tradizionale.

Il successo di questi sistemi non è assicurato per ora, anzi per il momento non si può dimostrare che abbiano portato un qualche beneficio. Ma possiamo star certi che l'Intelligenza Artificiale migliorerà molto in fretta nei prossimi anni, e se questo miglioramento aiuterà anche noi a migliorare non potremo che esserne felici.

Soprattutto se a migliorare sono i più giovani, quelli che forse avranno un'occasione di migliorare il mondo. Ammesso e non concesso, naturalmente, che proprio l'Intelligenza Artificiale finisca per fare tutto meglio e più velocemente di noi.


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