Allarme ghiacci in Antartide: scioglimento inevitabile

Due ricerche allarmano sul surriscaldamento globale: uno dei principali ghiacciai dell'Antartide si sta sciogliendo, non c'è più modo di salvarlo.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide ha superato il punto di non ritorno, la calotta glaciale occidentale antartica (Wais, Western Antarctic Ice Sheet) sta collassando e, se il fenomeno dovesse allargarsi a tutta l'area, i mari salirebbero fino a 4 metri nei prossimi secoli.

Non è la prima volta che si legge un allarme sul riscaldamento globale, questa volta a suonarlo sono due pesci molto grossi: la NASA insieme all'Università della California con uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, e i ricercatori dell'università di Washington, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Science. Come si legge sul sito del Jet Propulsion Laboratory della NASA non c'è più niente da fare per fermare il ghiacciaio dallo scioglimento nel mare.

Il ghiacciao Thwaites in una foto dell'ottobre 2013, durante l'operazione IceBridge

Quello di cui si parla in entrambi i casi è il ghiacciaio Thwaites, lungo la costa di Amusden, che è il cardine dell'intero sistema Wais. Qui i ghiacci "si stanno sciogliendo più velocemente di quanto la maggior parte degli scienziati avesse previsto" e ormai "il collasso di questo settore dell'Antartide occidentale sembra inarrestabile" spiega Eric Rignot, ricercatore del JPL.

Non solo: quando questo ghiacciaio sarà scomparso il collasso si propagherà alle aree adiacenti, minando gran parte della calotta che ricopre l'Antartide occidentale.

Gli scienziati hanno valutato tre elementi principali: i cambiamenti nella velocità di flusso dei ghiacci verso il mare, le porzioni di ghiacciaio che galleggiano sull'acqua marina, la pendenza del terreno che reclina verso il mare e la sua profondità sotto al livello del mare. Questo perché i ghiacciai hanno l'estremità a galla sul mare. Il punto in cui un ghiacciaio perde il contatto con la terra è chiamato linea di messa a terra. Quasi tutti gli scioglimenti dei ghiacciai si verificano sul lato inferiore oltre la linea di terra, nella sezione galleggiante sull'acqua di mare. L'innalzamento della temperatura del mare sembra quindi la prima causa dello scioglimento.

Nell'area monitorata però il ghiaccio era un tempo saldamente appoggiato al fondo, ora galleggia, a indicazione che l'acqua sta erodendo il ghiacciaio dal basso. Un processo lungo, che finora è progredito con una velocità piuttosto modesta, ma che tra 200-500 anni accelererà in modo repentino, fino a erodere le aree più interne.

Il ghiacciao Thwaites si scioglie in mare

Cosa c'entra la NASA? Fra il 1992 e il 2011 l'agenzia spaziale statunitense ha registrato le rilevazioni dello European Earth Remote Sensing (ERS-1 e -2) proprio per mappare la linea di arretramento del ghiacciaio, mediante una tecnica chiamata interferometria radar, che permette agli scienziati di misurare con una precisione di pochi millimetri il movimento della superficie. I ghiacciai infatti si muovono orizzontalmente scorrendo a valle, e le loro porzioni galleggianti oscillano verticalmente al cambiare delle maree. Per conferma sono state poi fatte rilevazioni con l'Operation IceBridge della NASA, una flotta di aerei con a bordo la più sofisticata suite di strumenti scientifici mai assemblati per rilevare le variazioni di spessore dei ghiacciai, delle calotte polari e dei ghiacci marini.

Il risultato è che "il crollo di questo settore dell'Antartide occidentale sembra inarrestabile, e il fatto che il ritiro [dei ghiacci, N.d.R.] avvenga simultaneamente su un ampio settore suggerisce che il tutto sia stato innescato da una causa comune, come ad esempio un aumento della temperatura dell'oceano sotto alle sezioni galleggianti dei ghiacciai. A questo punto, la fine di questo settore sembra inevitabile".

La NASA ha fatto sapere che, vista la situazione e l'importanza di questo ghiacciaio, continuerà a monitorare l'evoluzione da vicino per il prossimo anno. Probabilmente aveva ragione Stephen Hawking: dobbiamo muoverci a trovare un Pianeta si cui scappare. Intanto perché non impegnarci tutti per inquinare meno? Nel nostro piccolo sembra inutile, ma forse è il caso di iniziare a ragionare su scala globale.