Alle Telco italiane non piace affatto la Robin Tax

Gli operatori TLC italiani fanno scudo contro l'idea del Governo di applicare la cosiddetta Robin Tax al settore. Piovono accuse sul settore energetico responsabile di aver fatto pressioni per estenderla ai settori regolati.

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a cura di Dario D'Elia

Il timore che la Robin Tax possa essere applicata al settore delle telecomunicazioni fa tremare gli operatori italiani. In questi giorni al workshop Ambrosetti di Cernobbio gli amministratori delegati delle Telco sembrano più tesi del solito. 

"È assolutamente inaccettabile", ha dichiarato l'amministratore delegato di Wind, Ossama Bessada. "Io penso che per un'azienda che investe 1 miliardo di euro l'anno in infrastrutture e rete per il Paese, sia totalmente inaccettabile una tassa del genere, non giustificabile da ogni punto di vista in particolare considerando che lo Stato incasserà svariati miliardi dal settore delle telecomunicazioni nell'ambito della gara per le frequenze''. 

Robin Tax in agguato

Questa la sintesi del comune pensiero sull'idea di tassare le telecomunicazioni (incremento imposta IRES), oltre che il settore energetico, per rimettere a posto le Casse dello Stato. "L'azione lobbistica delle principali aziende del settore energetico, volta ad estendere la Robin Tax ai settori regolati, non ha nessun senso logico né economico e la sola approvazione di un parere della Commissione parlamentare sta già provocando la reazione negativa dei mercati sui titoli TLC", ha aggiunto Stefano Parisi, Presidente di Asstel. 

"Nel nostro settore c'é una consolidata dinamica competitiva che vede una continua riduzione dei prezzi, con effetti negativi sui ricavi e sui margini, con impegni di investimento rilevantissimi per la modernizzazione del paese, mentre il quadro competitivo nel settore energetico è ancora caratterizzato da una sostanziale stabilità nelle offerte e da una alta profittabilità per le imprese. Ed è questa la logica, seppur non condivisa, della Robin Tax: colpire i settori ad alta profittabilità a causa delle ridotte condizioni concorrenziali; settori, come quello energetico, le cui reti sono state realizzate in passato dallo Stato, non certo dalle imprese private in concorrenza".        

"Stiamo già facendo l'asta per le frequenze. Credo ci siano già abbastanza risorse che vengono date allo Stato", ha chiosato il presidente esecutivo di Telecom, Franco Bernabè.