In Italia entro il 2020 vi saranno non meno di 180mila nuovi posti di lavoro vacanti nel settore dell'Information Communication Technology. E la notizia a dir poco incredibile è che non saremo in grado di occuparli senza politiche mirate, almeno secondo le previsioni della Commissione UE.
Il nostro paese a sistema non sembra essere in grado di sfornare un numero adeguato di professionisti preparati per le esigenze delle imprese e della Pubblica Amministrazione. La domanda si concentrerà soprattutto nei settori: software publishing, computer programming, consultancy, data processing e hosting in ambito ICT. Al di fuori dell'ICT mancheranno specialisti in financial e business service (consultancy, accounting, market research, etc.).
Posti vacanti tra 2012 e 2020
La "buona" notizia è che non siamo la pecora nera dell'Europa, perché la carenza appare sistemica. Se in Italia si parla di 180mila posti, nel Regno Unito saranno 250mila e in Germania 150mila.
L'unica soluzione è quella di impegnarsi sempre di più nel progetto Grand Coalition for Digital Jobs. Insomma, bisogna attuare azioni specifiche per migliorare la formazione ICT, attrarre i più giovani e modernizzare l'educazione.
In Italia ci vorrà ancora più impegno perché le competenze digitali medie sono fra le più basse in Europa. Se oltreconfine il 50% della popolazione non ha "digital skill" sufficienti per l'ambiente di lavoro, da noi questa soglia sale al 60%.