AMD forse rinuncia al marchio Vision per rilanciarsi

Secondo indiscrezioni AMD rinuncerà al marchio Vision. Una scelta dettata dal marketing, che potrebbe indicare un ritorno ai tecnicismi, forse per avvicinarsi ad un pubblico più esperto. Il futuro dell'azienda resta comunque coperto di nuvole.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

AMD potrebbe abbandonare il marchio Vision, introdotto nel 2009 per promuovere i computer con CPU e GPU di questo marchio. Si tratta d'indiscrezioni prive di conferma riportate dal sito SemiAccurate, secondo cui AMD proporrà i propri PC marchiandoli semplicemente con il nome dell'APU o della CPU utilizzate.

Avremo quindi macchine vendute come AMD FX, AMD A10, A8 o A6, a seconda dell'allestimento. Se confermata tale scelta indicherà un cambio di direzione del settore marketing: sembra tuttavia improbabile che le difficoltà di AMD si possano imputare alle semplice scelta di un nome, per quanto sfortunata.

Dopotutto un marchio semplice da ricordare è sempre stato un elemento importante per convincere i consumatori e la storia recente è ricca di esempi: da Centrino a Ultrabook, da Nexus a Galaxy, il mondo della tecnologia è ricco di nomi che evocano nei consumatori sensazioni e aspettative precise.

Per AMD tuttavia le cose non sono andate molto bene, e oggi più che mai l'azienda ha davanti a sé un mare in burrasca da attraversare su una scialuppa che galleggia a stento. Tanto che recentemente si era addirittura paventata l'ipotesi che l'intera società fosse in vendita, prontamente smentita dalle fonti ufficiali.

In ogni caso i problemi non mancano. Si vendono sempre meno PC, e questo pesa più sui bilanci di AMD che su quelli di Intel, e ad aggravare la situazione c'è il fatto che il marchio è del tutto assente dal mondo mobile, che sarà il vero traino per vendere microchip nei prossimi anni.

Rinunciare al marchio Vision in favore di sigle più tecniche sembra poi una scelta mirata a convincere gli appassionati e gli esperti, così come la conferma che le schede madre AMD resteranno aggiornabili e svincolate dalla CPU ancora a lungo.

Significa che AMD ha perso le speranze di raggiungere il pubblico generico, e preferisce concentrarsi su mercato di nicchia? Può darsi. Di certo per un consumatore procurarsi un computer AMD è più difficile e per capirlo basta farsi un giro in un qualsiasi centro commerciale. E anche chi dovesse trovarne uno potrebbe preferire il marchio Intel, certamente più noto.

L'AD Rory Read ha un compito molto difficile

D'altra parte nemmeno giocatori e overclocker sono clienti facili per AMD, visto il vantaggio che ha Intel in termini di prestazioni. Se si guarda al rapporto tra prestazioni e prezzo generalmente Advanced Micro Devices è più interessante, anche grazie agli ultimi tagli di prezzo, ma questo non è sempre vero e non è sempre un fattore determinante per chi vuole semplicemente un sistema con le massime prestazioni possibili.

Insomma le prospettive non sono delle più rosee e infatti l'azienda è finita tra i 10 fallimenti tecnologici più spettacolari del 2012. Peccato, perché concettualmente le APU sono un'ottima idea, ma i fattori che determinano il successo sono anche altri.

E se è vero che AMD non ha giocato al meglio le proprie carte, lo è anche il fatto che ha pochissimo margine di manovra. Il pericolo maggiore per questa società è infatti il ruolo di Intel: il colosso dei semiconduttori sta lentamente perdendo la propria posizione di monopolio, di pari passo con il crescere dei produttori ARM. Questo significa che, a meno di considerare solo l'ambito x86, Intel non dovrà più temere ripercussioni legali e potrà comportarsi in modo sempre più aggressivo con la concorrente. A farne le spese, oltre ad AMD, potrebbero essere anche i consumatori.