Anche il CNR interviene sul Registro Italiano

Il CNR, con una lettera di Domenico Laforenza, decide d'intervenire ufficialmente sulla truffa del Registro Italiano in Internet, che continua a mietere vittime.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Un paio di giorni fa vi abbiamo parlato della truffa messa in opera dal sedicente Registro Italiano in Internet per le imprese, portato avanti dalla tedesca DAD (Deutscher Adressdienst GmbH).

Oggi il direttore del vero registro, Domenico Laforenza, ha fatto sapere la sua opinione. Il registro fa capo all'Istituto di Informatica e Telematica del Cnr.

"Ci giungono ancora una volta numerose segnalazioni di utenti che hanno ricevuto lettere da un sedicente Registro italiano in internet per le imprese tramite le quali si chiede, apparentemente, la verifica dei dati relativi alla propria attività: i moduli sono in realtà una proposta di contratto per adesione per la fornitura di un servizio a pagamento. Istituto di Informatica e Telematica del Cnr e il Registro del ccTLD .it del tutto estranei a tale iniziativa e avvieranno, per l'ennesima volta, le azioni necessarie per la tutela dell'eventuale diritto leso".

L'autorità garante della concorrenza e del mercato ha più volte sanzionato analoghe iniziative in quanto fattispecie di pubblicità ingannevole.

Pur offrendo supporto diretto agli utenti finali che registrano domini .it (siano essi privati cittadini o aziende), il Registro non chiede mai loro alcuna forma di pagamento diretto: gli oneri per la registrazione e il mantenimento dei domini .it sono infatti a carico dei Maintainer, e disciplinati da specifiche procedure.In attesa di eventuali, nuovi provvedimenti delle autorità, il Registro del ccTLD .it informa di aver segnalato ai Maintainer l'accaduto, invitandoli a diffondere la notizia tra i propri clienti.

Insomma, nonostante si tratti di una pratica conosciuta e sanzionata già diverse volte, incredibilmente si rende necessario un intervento ufficiale, perché la DAD continua a spedire i suoi "pacchi" e qualcuno, purtroppo, continua a cascarci.

Ringraziamo Pino Bruno per l'articolo