Anonymous contro ISIS, una lotta controproducente?

Un ex hacker italiano espone forti dubbi sull'azione di Anonymous contro ISIS. Nel frattempo Telegram chiude più di 200 canali pubblici usati per la propaganda terroristica.

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a cura di Manolo De Agostini

La lotta all'ISIS sul web fa discutere. Come noto gli hacktivisti di Anonymous stanno cercando di tagliare le gambe, il più possibile, ai canali di comunicazione e propaganda del Califfato. Chiusura di account sui social network, attacchi DDoS a siti web e raccolta d'informazioni sono solo alcune delle armi usate in questa battaglia.

Uno scontro che però fa discutere. In un'intervista su Lettera 43 a Fabio Ghioni, ex hacker di fama internazionale e ora consulente strategico per diversi organismi governativi e internazionali, ha bollato l'azione di Anonymous come "idiota", termine usato dalla stessa ISIS per definire il gruppo di hacktivisti.

telegram

Ghioni fa notare come "molti account di sedicenti jihadisti, ma vale anche per presunti pedofili, sono creati ad hoc dalle intelligence o dalle Forze dell'ordine per attirare potenziali criminali" e che ISIS "usa il deep web, un territorio al di fuori dalla portata di chiunque abbia come obiettivo oscurare Twitter".

Insomma, per Ghioni l'azione di Anonymous non solo sarebbe poco efficace, ma anche controproducente in certi casi. Un punto di vista certamente interessante. Nel frattempo Telegram, famosa app alternativa a Whatsapp su cui è possibile creare chat private e criptate, ha affermato di aver rimosso 78 canali usati o collegati ai terroristi islamisti, sull'onda di numerose segnalazioni. Il servizio ha successivamente aggiunto di aver chiuso altri 164 canali usati per la propaganda terroristica.

Come ha fatto Telegram a bloccare i canali di comunicazione se le chat sono criptate come dice? Ebbene, è bene sapere che - come riportato nelle FAQ del servizio - "i pacchetti sticker e i bot su Telegram sono disponibili pubblicamente".

Ed è proprio su questi aspetti che Telegram ha agito, mentre le chat tra gli utenti e nei gruppi privati rimangono inaccessibili anche al gestore della piattaforma. Per scoprire possibili gruppi in cui avvengono comunicazioni terroristiche bisogna entrarci e provare successivamente a segnalarli a abuse@telegram.org.

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