Apple conquista le scuole elementari con iPad. Preoccupati?

In Olanda l'iPad diventa strumento didattico ufficiale, ma qualcuno dubita che sia una buona idea.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

In Olanda l'iPad di Apple sarà parte integrante della vita scolastica, a partire dal prossimo anno scolastico. Dieci scuole elementari lo useranno come strumento didattico, raggiungendo inizialmente circa 1000 studenti. La decisione è stata presa dopo una sperimentazione di un anno, che ha dato risultati incoraggianti.

Il dispositivo sarà al centro di un nuovo modello d'insegnamento, nel quale l'iPad sarà lavagna, libro e quaderno. Gli alunni lo useranno tanto a scuola come in casa, e "tutto il tempo trascorso utilizzando le applicazioni educative sarà considerato tempo scolastico a tutti gli effetti", come spiega Peter Teffer sul New York Times.

Si fa anche perché gli alunni sono più motivati e stimolati dall'esperienza interattiva. "È molto più eccitante passare di livello che girare la pagina di un libro", ha commentato infatti Hans Theeboom, responsabile didattico per una dozzina di scuole - due delle quali aderiscono al programma.

Le applicazioni didattiche, sviluppate da 04NT, cercano di mettere in pratica quel "imparare giocando" che si vede anche sulle scatole di alcuni giocattoli. Divertente ed efficace, ma non preponderante: il tempo scolastico non sarà speso tutto davanti allo schermo dell'iPad - ha specificato il Sig. Theeboom.

L'esperienza olandese si aggiunge ad altre già fatte altrove nel mondo, anche in Italia, ma non sarà conclusiva. Di pari passo con gli esperimenti infatti va avanti anche il dibattito sulla modernizzazione della scuola. Da una parte è un'evoluzione naturale e inevitabile, ma dall'altra è doveroso interrogarsi su come gestirla e su quali effetti possa avere sull'educazione e sulla formazione.

C'è arretratezza che va affrontata, questo è certo, ma  anche tante domande a cui rispondere. Per esempio, perché si parla quasi sempre solo di iPad? Il problema non è tanto l'uso di "iPad" come sinonimo di tablet - quello al massimo è un problema della stessa Apple e del suo marchio - ma piuttosto l'insinuarsi nella scuola di oggetti con spirito commerciale.

Se manca un progetto didattico ben articolato (come quello olandese) si finisce per "introdurre a tutti i costi oggetti pensati per essere la vetrina di un gigantesco negozio che vende contenuti", come ha commentato Roberto Casati, direttore di ricerca alla Scuola Normale Superiore di Parigi. Il professore fa anche notare che le applicazioni si pagano, e c'è quindi il rischio di creare disparità negli studi tra chi può permettersele e chi no. Una disparità che tra l'altro esiste già oggi, e finirebbe per accentuarsi.

Meglio quindi non farsi prendere dal "colonialismo digitale", da una corsa al pixel che non guarda in faccia nessuno. Le ricerche sull'uso del tablet a scuola, dopotutto, non ci hanno ancora dato risposte conclusive. E Casati è attento nel ricordarci che alcuni problemi sono sempre quelli. Imparare un metodo di studio; essere capaci di leggere, elaborare e comprendere un testo complesso per poi produrne uno nuovo; saper analizzare criticamente. Questioni fondamentali, che spesso in Italia sono lasciate all'iniziativa del singolo insegnante.

"La tecnologia digitale è essenziale, ma i colonialisti (vogliono) sfruttare commercialmente nuovi spazi del nostro cervello. Forse è il momento di un "manifesto per la difesa della nostra vita mentale", così come negli anni ’70 il Club di Roma fece il Manifesto sui limiti dello sviluppo". Aggiunge infine Roberto Casati.