Apple e Amazon pensano già ai contenuti digitali usati

Apple e Amazon sono in pole position per l'usato digitale: e-book, film, musica e software. Apple ha brevettato un sistema per lo scambio fisico dei file, mentre Amazon pensa a un sistema cloud. La questione delle licenze può essere aggirata ma gli editori daranno filo da torcere.

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a cura di Dario D'Elia

Apple e Amazon a breve potrebbero inaugurare il mercato degli e-book usati, e magari anche della musica e dei film digitali. La conferma giunge dai rispettivi brevetti depositati nell'arco degli ultimi tempi. Amazon a gennaio ha ricevuto l'ok da parte dallo US Patent Office su una tecnologia che consente lo scambio di ogni tipo di materiale digitale.

Il venditore (intermediario) probabilmente dovrebbe essere in grado di ricevere una commissione, mentre il consumatore godrà di un esborso inferiore rispetto ai comuni listini. C'è poco da inventare sull'argomento: i nodi riguardano più che altro i modelli di business e i compensi per tutte le parti in gioco. È evidente che gli editori rischiano una svalutazione dei rispettivi prodotti, come d'altronde è successo 13 anni fa quando il colosso di Seattle ha iniziato a puntare sui testi di seconda mano.

Amazon vs. Apple

Questa settimana comunque Apple si è messa in pari e brevettato un vero e proprio negozio digitale dell'usato. In pratica un sistema che dovrebbe consentire agli utenti di vendere o scambiarsi e-book, musica, film e software sfruttando il trasferimento fisico dei file. Lo schema dovrebbe permettere a un solo utente di potere detenere la singola opera, oggetto dello scambio.

Le major e gli editori comunque non assisteranno impassibili a questo ennesimo sgambetto. Il tribunale di New York infatti si sta occupando di una denuncia della Capitol Records a carico della startup ReDigi per violazione delle norme sul copyright. La sua responsabilità è di aver attivato un servizio online che consente la compravendita di tracce audio digitali.

Brevetto Amazon

Ovviamente non è un suk dell'MP3, bensì una piattaforma cloud capace di riconoscere le tracce (con DRM) acquistate su iTunes. Capitol Records si aspettava una vittoria facile, ma la sua richiesta di ingiunzione è stata bloccata. D'altronde il giudice ha potuto costatare che la piccola società ha fatto le cose per bene: persino i crediti possono essere spesi solo per acquistare altra musica - con ovvio ritorno economico per i detentori dei diritti.

Tutti gli addetti ai lavori sanno che una vittoria di ReDigi sgombrerebbe il campo: dopo poco tempo inizierebbero a fiorire mercatini online dappertutto. "La tecnologia che consente la vendita dei beni digitali è pronta, e causerà un drammatico sconvolgimento", sostiene Bill Rosenblatt, presidente della società di consulenza GiantSteps. "A breve termine sarebbe grandioso per i consumatori. A lungo termine invece potrebbe seriamente disincentivare i creatori di opere".

ReDigi

Per quanto riguarda le licenze il territorio è piuttosto minato. La Corte Suprema statunitense riconosce ai detentori di copyright totale controllo sulle prime vendite che avvengono nel mercato fisico. Dopodiché nell'usato tutto è commercialmente consentito. Nel digitale invece si parla di licenze e delle limitazioni imposte ai rispettivi prodotti per tutta la loro esistenza. Il timore è che l'eventuale "reale possesso" possa aprire la strada alla copia legalizzata.

Amazon e Apple sembrerebbero aver aggirato il problema. Il primo puntando su un data store personale su cloud, dove un contenuto ceduto poi scompare. Il secondo invece giocando la carta del reale trasferimento di file con licenza correlata.

A questo stadio comunque tutto può succedere: partnership con gli editori o carte bollate in tribunale.