Apple sostiene di aver reso il mercato e-book competitivo

Apple si difende dalle accuse antitrust con una lettera basata su 4 punti: non ci sono prove di collusione, iBookstore ha rotto il monopolio Amazon, gli e-book oggi sono migliori e il prezzo è deciso dagli editori.

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a cura di Dario D'Elia

Apple nega la collusione con gli editori e-book e sostiene (sottotraccia) che il Ministero di Giustizia abbia preso un abbaglio nell'indagine antitrust. La portavoce dell'azienda, Natalie Kerris, ha divulgato un comunicato ufficiale che in quattro punti si propone di smontare l'impianto accusatorio.

La prima nota riguarda proprio l'accusa di collusione che ha investito Apple e cinque editori. In pratica il cartello avrebbe fissato i prezzi del mercato e ridotto la competizione ma "non c'è alcuna prova nella denuncia di 36 pagine che Apple abbia colluso - o anche parlato - con i suoi concorrenti sul prezzo degli e-book". 

Il riferimento è al presunto tentativo di condizionamento attuato nei confronti di Amazon per allinearsi ai tariffari dell'iBookStore. Com'è risaputo con il sistema Apple gli editori decidono il prezzo e condividono una parte dei ricavi. Con quello Amazon decidono solo il listino all'ingrosso.

E-book iPad

"L'inaugurazione dell'iBookStore nel 2010 ha alimentato l'innovazione e la competizione, rompendo il monopolio di Amazon nell'industria editoriale", sostiene Apple. Amazon con il suo 90% di share del mercato era considerato un monopolista capace di schiacciare gli editori nella sua morsa anticompetitiva. Apple si considera quindi una liberatrice, che ha promosso (e non soppresso) la competizione e l'innovazione. A distanza di due anni le quote del mercato e-book di Amazon, secondo alcuni rapporti, sono scese al 60%.

Non meno importante, sempre secondo il colosso di Cupertino, il fatto che la sua attività nel settore non ha danneggiato i consumatori. È vero che gli e-book che costavano 9,99 dollari oggi costano qualche dollaro in più ma "sono diventati prodotti migliori" più interattivi e coinvolgenti. Infine Apple sostiene di "aver consentito agli sviluppatori di fissare direttamente i prezzi sull'App Store e agli editori di fare lo stesso sull'iBookstore".

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Siamo sono agli inizi ma è evidente che l'argomento è di una complessità inaudita. In ogni caso forse uno dei nodi più delicati è quello del presunto ricatto ai danni di Amazon: se non vi fossero prove al riguardo l'impianto accusatorio potrebbe risentirne. Contemporaneamente bisogna riconoscere che solo gli editori avrebbero avuto interesse a trattare con il grande e-tailer. Kindle App infatti è disponibile sull'App Store da giugno 2010.

L'ideale per i consumatori probabilmente potrebbe essere quello di un mercato dove la competizione si confronta su più livelli: distribuzione, modelli di business, dispositivi, etc. Probabilmente la querelle legale si chiuderà quindi con un compromesso, a vantaggio (nel medio termine) di tutti.