Archivio informatico nazionale delle Opere pubbliche, una svolta per l'Italia

L'Archivio Informatico delle Opere Pubbliche è stato istituito per il monitoraggio delle opere in Italia e l’interoperabilità delle PA coinvolte.

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a cura di Dario D'Elia

L'Italia ha finalmente un Archivio informatico nazionale delle Opere pubbliche (AINOP) operativo grazie alla firma del decreto attuativo (decreto Genova) da parte della Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli. Ieri di fatto si è aperta una nuova stagione per il monitoraggio delle opere in Italia e l’interoperabilità delle amministrazioni coinvolte: ciò vuol dire maggiore trasparenza in relazione ai dati e alle informazioni relative alle opere pubbliche in Italia.

"La firma costituisce un decisivo passo in avanti verso una gestione razionale, coordinata e condivisa delle opere a cui saranno chiamati tutti coloro che a vario titolo, gestiranno, manuterranno, controlleranno e supervisioneranno lo stato di salute delle opere stesse", puntualizza il MIT. "L'AINOP permetterà di censire l’ingente patrimonio di opere pubbliche presenti sull’intero territorio nazionale di competenza degli Enti e delle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, delle Regioni, delle autonomie locali e di tutti i Comuni".

Si parla insomma di un'unica piattaforma che consentirà di identificare un’opera e la sua collocazione nel contesto territoriale, visualizzarne i dati, le informazioni e i documenti per un monitoraggio tecnico dell’opera che ne prevenga anche le criticità. Di conseguenza l'attività di creazione, manutenzione, gestione e cessazione dell’opera sarà agevolata.

Non solo. È prevista la creazione di un Tavolo tecnico permanente, istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ne regolerà lo svolgimento e assicurerà il rispetto delle tempistiche previste.

"Una vera rivoluzione in tema di gestione delle opere pubbliche che grazie a un monitoraggio continuo e la programmazione degli interventi, ne assicurerà sicurezza e risparmio", conclude il MIT.