Asta frequenze LTE: 2,3 miliardi sono già sicuri

L'asta delle frequenze LTE supererà i 2,4 miliardi di euro previsti dal ddl stabilità firmato Tremonti. Pericolo scampato: non saranno necessari ulteriori tagli della spesa pubblica. Telecom Italia (TIM), 3 Italia, Vodafone e Wind puntano sopratutto alle frequenze da 800 Mhz.

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a cura di Dario D'Elia

Il pericolo flop per l'asta delle frequenze LTE è scongiurato. Oggi il Ministero dello Sviluppo Economico ha aperto le buste contenenti le offerte per i 24 lotti di frequenze 800, 1.800, 2.000 e 2.600 Mhz che saranno utilizzati nel wireless broadband.

Il maxiemendamento al ddl di stabilità firmato dal Ministro dell'Economica Tremonti prevede una quota per lo Stato pari a 2,4 miliardi: a questo punto è evidente che l'obiettivo sarà raggiunto e non saranno necessari ulteriori tagli della spesa pubblica. L'offerta minima complessiva di 2,3 miliardi conferma che da domani inizierà "l'asta vera e propria" che accenderà la competizione tra Telecom Italia (TIM), 3 Italia, Vodafone e Wind – alla fine Linkem e Poste Mobile sono rimaste fuori dai giochi.

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"Tutti e quattro gli operatori gareggeranno per i sei lotti di frequenze a 800 MHz e ciascuno deve ottenerne almeno due (5 MHz + 5 MHz) per costruirci sopra una copertura di rete adeguata", hanno confermato dal Ministero al quotidiano La Repubblica. "Prevediamo di avvicinarci ai 3 miliardi di euro ma si può già dire che abbiamo evitato il flop: siamo già a un passo da quel livello minimo di incassi, 2,4 miliardi di euro, previsto da Giulio Tremonti nella legge di Stabilità".

Ovviamente le frequenze più pregiate, quelle degli 800 MHz, hanno attirato l'interesse di tutti gli operatori, mentre le altre alimenteranno scontri limitati. In ogni caso la questione delle emittenti locali non è stata ancora risolta, e questo potrebbe rimandare l'effettiva assegnazione delle frequenze dopo la gara. Il Ministero ha comunque inserito una serie di norme nel regolamento (Asta frequenze TV regolata da una legge marziale?) che dovrebbero consentire di forzare la mano ai "riottosi" e scansare anche l'eventuale intervento del TAR.

Antenna più, antenna meno

"Se le emittenti faranno resistenza interverrà la polizia per operare il sequestro e la blindatura degli impianti, provvedendo ad avviare i procedimenti penali con reclusione di tre anni, addebito di danni ed interessi e privazione del risarcimento (che già sarà di per se ridicolo): siamo alla legge marziale", aveva dichiarato a luglio Coordinamento Associazioni Radio TV. Forse il buon esito dell'asta potrebbe convincere il Governo a concedere di più dei 240 milioni di euro promessi. 

Intanto l'Opposizione continua a chiedere che il beauty contest, che assegnerà le frequenze per digitale terrestre alle emittenti tv, venga trasformato in un'asta. Si stima che potrebbe generare un'entrata di circa 1 miliardo di euro o forse più. Ecco quindi la decisione di presentare un emendamento alla manovra.