Asta frequenze TV congelata a causa di brutte interferenze

Rai e Mediaset potrebbero risolvere i problemi di interferenza televisiva generati in Croazia, Montenegro e Malta rimodulando la potenza dei segnali, ma preferiscono nuove frequenze. L'AGCOM si divide, mentre il Ministero dello Sviluppo vuole risolvere tutto al più presto.

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a cura di Dario D'Elia

Rai e Mediaset alla fine sono riuscite a far congelare l'asta per le frequenze TV: se ne riparlerà probabilmente la prossima legislatura. Al centro della questione le interferenze generare dai rispettivi segnali del digitale terrestre in Croazia, Montenegro e Malta. In pratica le nostre regioni che guardano a queste aree hanno trasmissioni televisive troppo "invadenti" che creano problemi di ricezione alla TV locali.

La RAI ad esempio ha sostenuto di fronte al TAR (che per altro le ha dato ragione) che le frequenze DDT assegnate non sono adeguate. Una soluzione potrebbe essere quella di procedere a una riassegnazione di una parte di essere, magari pescando in quel prezioso paniere rimasto nella cassaforte del Ministero. Sì, proprio quello che il Ministro Passera vuole mettere all'asta per fare cassa e aumentare la competizione nel settore.

Tutto congelato

Il Garante delle Comunicazioni pare essere spaccato sull'argomento: qualcuno vorrebbe appunto rimettere ordine alla questione frequenze, risolvendo definitivamente ogni nodo. Ovviamente l'effetto collaterale si avrebbe sull'asta, poiché sarebbe rimandata almeno a primavera.

Dal Ministero però fanno sapere che vi sarebbe una soluzione di compromesso ben più agevole: basterebbe ridurre la potenza del segnale, considerata la densità di ripetitori sui territori. Ecco, la via parrebbe essere a portata di mano, ma è evidente che c'è il desiderio da parte degli operatori di rimandare. Ad oggi infatti i regolamenti prevedono la loro esclusione dall'asta poiché detengono già 5 multiplex.

Ricapitolando si può tranquillamente affermare che la responsabilità di quanto successo si deve alle poco lungimiranti scelte del 2010, quando il Ministero dello Sviluppo Economico decise di assegnare le 27 frequenze a disposizione - stabilite dall’Unione internazionale per le TLC - alle TV nazionali lasciando all'asciutto quelle locali. Di lì in poi è esplosa la questione istriana.