Audiocassette, boom inaspettato. È solo nostalgia?

Lontane dal fare la fine dei videoregistratori, le audiocassette stanno lentamente ritornando, facendo registrare un + 74% nelle vendite sul mercato statunitense. Ma cosa c'è dietro a questo revival analogico? Non è solo questione di mode, snobbismo o semplice nostalgia.

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a cura di Alessandro Crea

Proprio pochi giorni fa stavo facendo pulizia in cantina e, tra le tante cose che ho eliminato, c'erano anche due cartoni pieni delle mie audiocassette, ricordi di gioventù che però ormai stavano lì sotto da anni a prendere polvere e occupare spazio. Poi oggi leggo i dati di vendita  degli Stati Uniti e scopro che, lungi dal seguire i videoregistratori e le cassette VHS nel dimenticatoio tecnologico, le audiocassette si starebbero avviando a diventare prodotti di nicchia ambitissimi, come i vinili. Secondo gli ultimi dati infatti le vendite di audiocassette sarebbero aumentate del 74% rispetto allo scorso anno, complici anche le riedizioni di alcuni album storici come Purple Rain di Prince o The Slim Shady di Eminem.

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Certo, i numeri sembrano ancora ridicoli al cospetto di quelli realizzati in totale tra supporti digitali e musica liquida, 129.000 unità (nel 2015 erano 74.000) contro oltre 200 milioni, ma la crescita è oggettiva ed è lì per dirci qualcosa. Qualcosa che l'altro giorno io non ho saputo ascoltare e che invece mi aveva detto pure lo svuota cantine: "non è che queste tra qualche anno valgono moltissimo?". Purtroppo no, nessuna era originale. Ma il vero valore di questi oggetti -che è anche il motivo per il quale in molti continuano a cercarli - non è quello materiale.

Non si tratta nemmeno di semplice nostalgia, di mode transitorie o snobbismo. Certo, in quelle 129.000 vendite ci sarà anche tutto questo, ma se ogni anno gli acquirenti aumentano è perché vinile e audiocassetta rispondono a bisogni più profondi. È una questione di concretezza e al tempo stesso di creatività. Viviamo un tempo in cui tutto sta diventando liquido, non solo la musica, ma anche la società e questo ci crea ansia. La modernità liquida è la convinzione "che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza", per dirla con Zygmunt Bauman (potreste leggervi ad esempio il suo Vita Liquida, oppure Modernità in Polvere di Arjun Appadurai).

Recuperare quindi tecnologie che ci consentono un rapporto più fisico e tattile col contenuto che veicolano, può essere molto consolatorio, può darci un senso di stabilità, un'ancora che ci impedisca di andare alla deriva in questa società liquida. Solo in questo senso la nostalgia - per chi ha conosciuto i tempi in cui la connessione tra una penna e una cassetta era ovvia - può giocare un ruolo centrale, trasportandoci in un passato dove tutto era chiaro, apparentemente immutabile.

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E poi c'è la creatività. Da ragazzo - lo ammetto, invece di studiare - il pomeriggio lo trascorrevo davanti allo "stereo" a duplicarmi le cassette prestate dal fratello o dal cugino più grande, o dall'amico "esperto". Quella però era solo la prima fase. Ciò che invece trovavo personalmente più divertente era creare la "grafica" della casetta, riempire lo spazio bianco del dorso e del frontalino con disegni colorati e un lettering che sapessero evocare lo stile musicale del gruppo, un po' copiando dalla copertina originale, un po' inventando e improvvisando.

Ora, da adulto, ho centinaia di album, tutti in versione digitale sul PC, direttamente connesso all'impianto stereo. L'altro giorno però, in cantina, avrei dovuto forse riflettere di più su quegli oggetti di plastica e nastro magnetico, su cosa rappresentavano e sul perché erano ancora lì, dopo tanti anni.