Azionisti Telecom consigliano lo scorporo della rete

ASATI, l'associazione degli azionisti Telecom, propone quattro potenziali soluzioni per far fronte al problema dello sviluppo: una di queste riguarda la possibilità di procedere con lo scorporo della rete dai servizi. In ogni caso gli investimenti nei prossimi anni diminuiranno considerando l'attuale trend.

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a cura di Dario D'Elia

Gli azionisti di Telecom Italia sarebbero d'accordo per lo scorporo della rete dai servizi. L'ultima lettera del presidente Franco Lombardi di ASATI conferma che non esistono eresie nel settore delle telecomunicazioni, sopratutto per chi sogna un mercato più competitivo e remunerativo.

In risposta alla proposta del Ministro Romani di costituire una Newco per lo sviluppo della rete in fibra ottica, secondo i piccoli azionisti ormai appare chiara l'impossibilità di disporre degli investimenti necessari. "I ricavi di Telecom Italia non solo non potranno incrementarsi ma sono a rischio nei prossimi due anni, quando la competizione specie sul mobile sarà a regime. E per questo che gli analisti non valorizzano compiutamente il titolo!", scrive Lombardi.

Il presidente Telecom medita

ASATI ricorda che il 70% dei ricavi Telecom si deve al mercato domestico, dove però gli investimenti sono passati dai 4 miliardi del 2007 ai 3 miliardi del 2010, e continueranno probabilmente a diminuire fino al 2013.

A questo punto le alternative potrebbero essere solo quattro: scorporare la rete, costituire una Newco, lasciare le cose come stanno oppure puntare su un aumento di capitale. Nel primo caso si parla della "costituzione di una società per la rete a maggioranza Telecom Italia" che valorizzi l'asset risolvendo il problema del debito. La seconda opzione risolverebbe il problema del digital divide ma con poche risorse a disposizione. "Significherebbe unicamente riproporre uno spezzatino telefonico che danneggerebbe soprattutto gli azionisti di Telecom Italia e i suoi dipendenti che oggi, tra l'altro, sono in contratto di solidarietà. In questo modo nella rete fissa resterebbe a Telecom unicamente la gestione di quella tradizionale", sottolinea Lombardi.

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Mantenere lo status quo vorrebbe dire assorbire con calma "l'investimento azionario oneroso compiuto nel 2007 potenzialmente a vantaggio di Olimpia/Pirelli e segnerebbe in modo definitivo la fine del progetto della rete fissa a larga banda". Con un aumento di capitale si potrebbe almeno "difendere e mantenere il livello dei ricavi". Se i vertici l'hanno proposto per il Brasile perché non farlo anche in Italia, pensano gli azionisti.

"La soluzione consente di affrontare subito le tematiche inerenti lo sviluppo della innovativa rete mantenendo la proprietà, contribuirebbe allo sviluppo del sistema-Paese , valorizzerebbe l'investimento sia dei piccoli azionisti (che tra l'altro essendo cassettisti e fedeli all'azienda hanno un valore di carico intorno ai 3 euro) sia di tutti gli stakeholders, tutelerebbe i livelli occupazionali in Italia", continua la lettera.