Back Market, prodotti ricondizionati contro l'obsolescenza

Back Market combatte contro i concetti di obsolescenza programmata e pianificata puntando sulla vendita di prodotti ricondizionati.

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a cura di Manolo De Agostini

Viviamo un'era in cui si fa un gran parlare di obsolescenza programmata. S'intendono i dispositivi tecnologici, dagli elettrodomestici agli smartphone, pensati per "guastarsi" in tempi rapidi, quasi sempre in prossimità della scadenza della garanzia. Molti potrebbero pensare di essere stati vittime dell'obsolescenza programmata (pensate allo smartphone che diventa più lento dopo un aggiornamento o che smette di funzionare improvvisamente, quando è appena stato presentato il nuovo modello), ma è un qualcosa difficile da dimostrare.

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Back Market

Oggi, più che quella programmata, il vero problema è l'obsolescenza pianificata. La differenza è sottile ma significativa e l'introdusse negli anni '50 il designer statunitense Brooks Stevens. Significa "instillare nell'acquirente il desiderio di comprare qualcosa di un po' più nuovo, un po' migliore e un po' prima di quanto non sia necessario".

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Un nuovo smartphone top di gamma all'anno, magari migliorato solo leggermente rispetto a quello precedente. Il tutto condito da una pubblicità assillante. Probabilmente il consumatore sa che non ha bisogno, ma alla fine cede alle lusinghe e acquista il nuovo prodotto.

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È da questi concetti che nasce Back Market, startup francese che ha dato vita a un'omonima piattaforma presente anche in Italia da pochi mesi. I tre fondatori - Vianney Vaute, Thibaud de Larauze e Quentin Le Brouster - hanno il desiderio di prendere "due piccioni con una fava": permettere agli utenti di cambiare smartphone a prezzo vantaggioso e, nel contempo, salvaguardare l'ambiente.

Il mezzo con cui raggiungere lo scopo, come illustrato in un'intervista su Startupitalia, è puntare sui prodotti ricondizionati. Si tratta sì di prodotti usati, ma "verificati e rimessi in perfetto funzionamento in una fabbrica". Back Market si avvale di partner che ricondizionano i prodotti e poi li mettono sulla piattaforma per la vendita al pubblico.

In questo modo si commercia un prodotto che altrimenti sarebbe stato smaltito, con gravi ripercussioni per l'ambiente, e si evita la produzione di un nuovo terminale (altro danno ambientale). In questo processo si offre al cliente un prodotto controllato, meno costoso dell'originale - ciò non significa che sul mercato dell'usato tra privati non si possa trovare a prezzi più convenienti, anzi - con garanzia che va da 6 mesi a 1 anno. E poi, almeno nel caso di Back Market, vige la formula "soddisfatti o rimborsati". Mica male.

obsolescenza

In meno di due anni, spiega la start up, la piattaforma ha raccolto 40 mila clienti in Francia, Spagna, Germania, Belgio e lavora con 50 aziende ricondizionatrici. Per ora la versione italiana dà spazio solo a smartphone e tablet, i prodotti a cui si pensa maggiormente in termini di obsolescenza programmata / pianificata, ma in futuro integrerà altre tipologie di dispositivi per oltre 5 mila prodotti fra casa, cucina e hi-tech.

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"Vogliamo lottare contro questa pratica un po' sordida e per nulla responsabile. La nostra battaglia è prima di tutto tecnica (contribuiamo a rimettere a nuovo i prodotti con l'aiuto dei nostri partner industriali), ma anche psicologica. Vogliamo rassicurare i consumatori sulla qualità dei prodotti ricondizionati, convincerli che sono cool", ha dichiarato il CEO dell'eshop ShowRoom Privé Thierry Petit, che ha investito nella startup.

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Anche Amazon offre prodotti usati e ricondizionati e così altre realtà. Il pubblico italiano però è ancora poco informato su questo "mondo" e molti non comprendono la differenza fra ricondizionato e riciclato o ricondizionato e usato. Inoltre vige un po' di diffidenza, naturale di fronte a un prodotto "non nuovo". Era così anche per il mercato delle auto usate e dei chilometri zero.

Forse conoscere Back Market aumenterà la consapevolezza che un'altra strada è possibile, senza dimenticare che nella "società del consumo a tutti i costi" sono molte le iniziative che puntano al ritorno al concetto di "riparazione". I nostri nonni ci insegnavano che se una cosa si rompe, sarebbe saggio cercare di aggiustarla. In caso negativo, un corretto smaltimento dei prodotti è cosa e buona giusta, nonché facile: hanno anche fatto un decreto... L'ambiente vi ringrazierà.

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