Betamax, così nacque la paranoia antipirateria

40 anni fa arrivava il Betamax, sistema che scatenò la polemica sulle copie di film.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

Chi se lo ricorda il Sony Betamax? Nel 1975 fu il primo sistema di videoregistrazione magnetica destinato al mercato domestico. Ebbe vita breve, perché fu presto soppiantato dallo standard VHS di JVC, di qualità inferiore ma più versatile.

Ebbene, il buon vecchio Betamax fu anche al centro di una delle più feroci dispute giudiziarie della storia della tecnologia. Fu in quella circostanza che si cominciò a parlare di copie illegali di programmi e film coperti da copyright, e di pirateria. Il videoregistratore era il diavolo, secondo le major. Anzi era "lo strangolatore di Boston" dell'industria cinematografica, come affermò davanti al Congresso USA il presidente della Motion Picture Association of America (MPAA) Jack Valenti.

I say to you that the VCR is to the American film producer and the American public as the Boston strangler is to the woman home alone.

La causa cominciò nel 1976 e si concluse nel 1984. Trent'anni fa, quando la Sony vinse l'ultimo grado di giudizio davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che respinse il ricorso presentato da Universal Studios. Soltanto allora il videoregistratore fu dichiarato "non colpevole" di pirateria. Cioè non era vero che Sony con i suoi prodotti aveva istigato i consumatori a copiare film illegalmente. Bene per il sistema VHS, che nel frattempo si era affermato sul mercato e che contribuì alla diffusione dell'home video, una rivoluzione durata trent'anni.

Qual è la morale di questa storia? Che senza la coraggiosa e lungimirante sentenza della Corte Suprema USA del 17 gennaio 1984 forse non oggi non potremmo usare computer, smartphone, tablet, macchine fotografiche, lettori MP3, eccetera. Cioè tutti gli strumenti che permettono di registrare, archiviare e condividere opere protette da diritti d'autore. A quella sentenza infatti si sono ispirati i giudici che qualche anno dopo, nel 1998, respinsero il ricorso della Recording Industry Associaton of America (RIAA) contro uno dei più illustri antenati dell'iPod, il Diamond Multimedia Rio PMP 300.

Insomma, la pirateria informatica non si combatte con l'oscurantismo.