Boom dello streaming video in Italia: il 19% della popolazione ha un abbonamento

L'ultimo rapporto dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano conferma la vistosa crescita degli abbonamenti streaming video in Italia.

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a cura di Dario D'Elia

Gli abbonati streaming in Italia sono circa il 19% della popolazione, secondo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano riferito all'anno 2018. Come anticipa l'ANSA si è trattato di un grande salto in avanti per i servizi "Subscription video on demand": nel 2017 la quota era dell'8%. In pratica si parla di più di 7,5 milioni di utenti, se si considera una popolazione digitale complessiva di circa 40 milioni di unità.

Netflix e Amazon sono i leader di un mercato che ormai vale 177 milioni di euro e che ha registrato una crescita in dodici mesi del 46%. A questo punto il prossimo traguardo, piuttosto agevole secondo gli esperti, è quello del sorpasso nel 2019 dello streaming sulle PayTV tradizionali, basate su digitale terrestre e satellite. Nel tempo si concretizzerà un ulteriore distacco considerata la crescente diffusione dei servizi di connettività, la fibra, la 5G e le nuove piattaforme - come ad esempio Apple TV+.

Soprattutto in ambito mobile le aspettative sono altissime. Già oggi l'Osservatorio Mobile B2c Strategy del Politecnico di Milano stima che in Italia siano oltre 32 milioni gli italiani che ogni mese sfruttano smartphone e tablet per collegarsi a Internet - pari all'82% della popolazione online. Inoltre di tutti questi fruitori il 41% naviga esclusivamente da mobile.

"La maggior diffusione e fruizione dei contenuti Video su Internet, all’interno sia delle offerte in abbonamento sia dei siti di broadcaster, replay Tv e piattaforme gratuite, mette sempre più in confronto diretto la proposta online con quella del palinsesto televisivo", ha commentato Antonio Filoni, Head of Digital Offering di BVA Doxa, che si è occupata dell'indagine.

"Tra i comportamenti abituali dei consumatori, aumenta la propensione ad utilizzare come prima variabile di scelta il programma di proprio interesse che si vuole seguire, indipendentemente dalle modalità con cui viene trasmesso: predilige questa modalità più della metà del campione (52%, in crescita rispetto al 44% dello scorso anno); diminuisce invece l’abitudine a lasciarsi guidare dalla programmazione televisiva tradizionale a palinsesto".

Insomma, la fine dello zapping è vicina. "Emerge su tutte le fasce di popolazione ed è in crescita ovunque rispetto alla stessa rilevazione dello scorso anno: risulta più evidente tra i Millennials (18-34 anni) e in fortissima crescita nella Generazione X (la fascia 35-54 anni segna +10% rispetto allo scorso anno)", ha concluso Filoni.