Canali YouTube a 1 dollaro al mese: perché no?

YouTube potrebbe svelare ad aprile una serie di canali ad abbonamento. Si parla di produzioni esclusive che potrebbero costare agli utenti fino a un massimo di 5 dollari al mese. Intanto prosegue il braccio di ferro in Francia tra Google e l'industria musicale sulle revenue share pubblicitarie dei videoclip.

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a cura di Dario D'Elia

YouTube si appresta a inaugurare i suoi primi canali video ad abbonamento. Le indiscrezioni si fanno insistenti e secondo Advertising Age, una dei più accreditati magazine dedicati al mondo della pubblicità, sarebbero stati già stipulati una serie di contratti con un piccolo gruppo di produttori.

In pratica si parla della creazione di canali video a pagamento (forse 25), con abbonamenti mensili compresi tra 1 dollaro e 5 dollari. Le fonti avrebbero confermato tipologie diverse di prodotto: serie ad episodi, eventi live, pay-per-view, show finanziari, etc.

I primi canali a sbarcare sul mercato non sono stati ancora decisi, così come i network da coinvolgere fin dalla prima ora. I potenziali candidati in questo ultimo caso sono Machinima, Maker Studios e Fullscreen. L'inaugurazione del servizio sembrerebbe essere stata fissata ad aprile, o comunque prima dell'estate. Tanto più che non si esclude qualche anticipazione durante il prossimo Digital Content New Fronts (19 aprile - 2 maggio), l'evento clou dove i colossi del video incontrano gli inserzionisti per svelare i nuovi progetti.

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"Abbiamo sempre sostenuto che contenuti diversi richiedono diversi tipi di modelli di pagamento", ha dichiarato recentemente un portavoce di Google. "L'importante è che a prescindere dal modello i nostri creatori abbiano successo sulla piattaforma. Ci sono un sacco di creatori di contenuti che penso trarrebbero beneficio dagli abbonamenti, per questo ce ne stiamo occupando".

Per quanto riguarda le revenue share è probabile che si proceda come con le campagne pubblicitarie, quindi quasi al 50%. Non si esclude inoltre la possibilità di concedere ai partner la libertà di creare propri canali a pagamento.

Se sul fronte video c'è da esultare su quello musicale Google ha di che preoccuparsi. In Francia è in atto un vero e proprio braccio di ferro con le major per la condivisione degli introiti pubblicitari generati dai videoclip. La rinegoziazione dei diritti con la SACEM, praticamente la SIAE francese, è a un punto fermo. Google non vuole accettare l'aumento delle tariffe richiesto dall'industria musicale.