Corpo macchina, continua

Recensione - Test della Canon EOS 1 D X, la fotocamera "definitiva" di Canon. Riuscirà davvero un solo corpo macchina ad accontentare tutte le categorie di fotografi professionisti?

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a cura di Tom's Hardware

La presenza dell'impugnatura verticale lascia spazio per l'integrazione di un secondo display informativo che raccoglie le informazioni sul formato file (qualità/dimensione, numerazione cartelle, scheda in uso ...), consentendo anche di modificare velocemente formato e qualità tramite un apposito pulsante dedicato,  nonché informazioni sulle connessioni attive (Wi-Fi, LAN GPS, BT). Sopra questo display troviamo poi, disposti orizzontalmente, alcuni pulsanti che in altri corpi si trovano a lato del display principale: play, ingrandimento, cestino, protezione.   

Lo chassis in lega di magnesio che protegge il prezioso contenuto del corpo macchina EOS 1D X.

L'impugnatura verticale replica tutti i comandi di scatto per consentire un'agevole inquadratura verticale. Vengono così raddoppiati il pulsante di scatto, la ghiera di comando principale, il pulsante M-Fn, il pulsante di selezione del punto AF, il blocco AE e il blocco AF. Viene duplicato anche il joystick multifunzione (cosa che non succedeva sulle precedenti 1D), insomma tutto tranne la ghiera di comando secondaria che, data la sua posizione, risulta già perfettamente raggiungibile in entrambe le posizioni.

Nella parte anteriore del corpo, in prossimità dell'obiettivo, si trovano due ultimi pulsanti personalizzabili dedicati, per impostazione predefinita, all'attivazione della livella elettronica nel mirino e al controllo della profondità di campo, e perfino questi pulsanti sono duplicati per essere perfettamente raggiungibili anche in posizione verticale.

L'otturatore in fibra di carbonio è garantito per 400.000 cicli. 

Ottimo il mirino, ampio e con copertura del 100% del campo inquadrato, che grazie al nuovo display traslucido può mostrare all'occorrenza un reticolo di inquadratura. Non mancano regolazione diottrica e una leva per la chiusura dell'oculare, da utilizzare durante le lunghe esposizioni per prevenire l'infiltrazione di luce.

Il vano delle schede di memoria è posizionato sotto il palmo, e si apre azionando l'apposita levetta a molla consentendo un praticissimo caricamento frontale. Canon qui ha mantenuto un'impostazione tradizionale, e di questo le siamo grati: doppio slot CF - né le poco performanti SD né altri formati poco diffusi e dai costi esorbitanti. 

Due processori d'immagine Digic 5+ assicurano la potenza di calcolo necessaria.

Un terzo processore Digic 4 è dedicato esclusivamente ad esposimetro e sistema AF.

Le interfacce, sul lato sinistro, comprendono ingresso microfono, scatto remoto (allo scopo è disponibile anche una porta IR integrata nell'impugnatura), presa syncro flash, porta Ethernet RJ-45, e uscite video HDMI e AV/digital.

L'autonomia garantita dalla generosa batteria LP-E4N, pari a 1120 scatti a 23°C (standard CIPA), è in assoluto notevole ma inferiore a quella della precedente 1D Mark IV, che era data per 1500 scatti nelle stesse condizioni. Va comunque detto, a questo proposito, che lo standard CIPA è restrittivo, soprattutto per modelli non consumer in cui lo schermo si utilizza relativamente poco; nel primo week-end di prova abbiamo superato abbondantemente i 1000 scatti senza scendere sotto la metà della carica disponibile.