Ergonomia

Recensione - Test della Canon EOS Mark III. Canon fa un grande passo avanti in termini di autofocus, soprattutto, ma anche di reattività, di cadenza di scatto e di dotazione. E, purtroppo, anche di prezzo.

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a cura di Tom's Hardware

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La 5D Mark III sottolinea il suo approccio "pro" offrendo unicamente i programmi PASM (che per Canon, lo ricordiamo, sono P, Av, TV ed M), la posa B, tre setup personalizzabili e la "zona verde" Auto+.

In compenso, offre un'efficace gestione degli stili (con tre impostazioni personalizzabili anche in questo settore), delle esposizioni multiple e dell'HDR; a proposito di quest'ultimo, segnaliamo che finalmente la 5D Mark III effettua l'allineamento automatico delle immagini, quindi consente di usare l'HDR anche a mano libera.

Il più grosso cambiamento a cui si deve abituare chi arriva da corpi di fascia inferiore è la gestione dell'AF, a cui è demandata un'intera sezione del menu. È un compito non banale, vista la relativa complessità del sistema, che richiede pertanto un po' di lavoro. Ma è un lavoro che si svolge volentieri, perché appare chiaro fin dal primo minuto che questo è il sistema AF che tutti i "canonisti" desideravano già sulla Mark II.

L'accuratezza è migliorata in ogni singolo frangente/modalità, e la versatilità è notevolmente aumentata rispetto qualsiasi altro corpo non EOS 1. Grazie anche alla funzione di selezione dipendente dall'orientamento di cui abbiamo detto nel paragrafo dedicato, con la 5D Mark III abbiamo abbandonato per la prima volta la selezione del punto AF fisso sul punto centrale con successiva ricomposizione della scena. L'area AF funziona egregiamente e, quando questa non consente di ottenere il risultato desiderato, basta girare la fotocamera per passare a un punto AF preciso.

La messa a fuoco è anche molto rapida in qualsiasi situazione di scatto, e la reattività della fotocamera è, complessivamente, davvero buona (appaiono migliorati, rispetto alla Mark II, ritardo allo scatto e tempo di black-out allo scatto). E quando diciamo davvero buona, intendiamo rispetto ad altri corpi di livello professionale. Da questo punto di vista, la Mark III può essere usata sul campo, per la fotografia sportiva, senza il minimo sacrificio.

Il sensore esposimetrico iFCL a 63 zone della 5D Mark III.

Anche in modalità LiveView, passando alla più lenta modalità AF a rilevazione di contrasto, la 5D Mark III è più performante di molte altre reflex, sebbene in assoluto i tempi si dilatino sensibilmente dal decimo a 7-8 decimi di secondo.

Lo scatto continuo alla massima velocità di 6 fps può essere mantenuto però per soli 7 scatti in modalità RAW+JPEG (fine), che salgono a una quindicina registrando in solo formato RAW (15 esatti con una SD Panasonic Gold HC da 25 MB/s in scrittura). Scattando in JPEG (fine), la raffica è praticamente infinita - con la stessa memory card, siamo arrivati a 117 scatti consecutivi.

Qui la fotocamera svela la sua natura di fotocamera più da studio che da sport, e prende le distanze da corpi specifici per la fotografia d'azione. Ciò nondimeno, una raffica praticamente infinita in JPEG è quanto basta all'appassionato per cimentarsi e sperimentare con soddisfazione un genere magari mai affrontato prima.

Da segnalare la disponibilità di due modalità di scatto silenzioso utili per lavori in teatri e simili.

Per quanto riguarda il video, infine, possiamo dire che le già ottime doti della 5D Mark II sono state qui affinate eliminando il limite dei 4 GB (si possono registrare video fino a 30 minuti meno 1 secondo) e aggiungendo una modalità HD 720p 50/60 fps in aggiunta alla Full-HD 1080p da 24/25/30 fps. Importante per i videomaker anche la comparsa dell'uscita cuffie per il controllo dei livelli audio in fase di registrazione.