Corpo macchina

Recensione - Test della Canon EOS 6D, la reflex nata per portare i vantaggi del full-frame a una fascia di pubblico più vasta di quanto visto finora. Un pubblico rigorosamente non professionale.

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a cura di Tom's Hardware

Corpo macchina

Il corpo macchina della EOS 6D riprende molto di quanto già visto sui recenti corpi EOS a due cifre, nel bene e nel male. Tra i lati positivi, una struttura snella che non fa sentire il peso di un corpo di fascia più alta. Tra i lati negativi, una semplificazione del dorso che potrebbe scontentare chi proviene dai modelli di categoria superiore.

L'assenza più vistosa - e a nostro avviso più importante - è quella relativa al joystick da azionare col pollice, che comanda i punti AF. Anche per questo siamo portati a concordare con gli esperti Canon quando sostengono che la EOS 6D è il corpo a cui il fotografo approda partendo dalla 60D, nel momento in cui desidera fare il passo verso le full-frame, oppure partendo dalla EOS-M. Per chi usa la 5D Mark II, l'upgrade naturale rimane la Mark III.

L'impugnatura naturalmente è una certezza, al pari di altri modelli EOS di fascia medio-alta; perfetta, come sempre, la posizione del pulsante di scatto. Il display LCD sul lato superiore è supportato da 4 pulsanti a singola funzione oltre al pulsante per la retroilluminazione, che controllano modalità AF, modalità di avanzamento (singolo, continuo, silenzioso/normale), sensibilità ISO e lettura esposimetrica. Il pulsante relativo agli ISO, d'uso più frequente, è stato intelligentemente sagomato per essere riconoscibile al tatto. 

Rispetto all'impostazione dei corpi più professionali, che usano pulsanti a doppia funzione, qui si perdono un paio di regolazioni (in particolare l'impostazione relativa al bilanciamento del bianco). Siamo stati però lieti di trovare, tra le modalità di avanzamento, le opzioni per lo scatto silenzioso, sia singolo sia continuo.

Sempre osservando la fotocamera, dall'alto si nota l'assenza del flash integrato, impossibile da inserire sulle full-frame a causa degli ingombri del pentaprisma. La ghiera di selezione del programma di scatto è a sinistra, come per tutti gli ultimi modelli EOS, con accensione concentrica.

Presenti, significativamente, anche i programmi semplificati (Creative Auto) o completamente automatici (Scene, Auto+) che sulla 5D MK III non si trovano. Presente un blocco di sicurezza per evitare manovre accidentali.

Nella parte alta del dorso si trovano i classici comandi a cui gli utenti Canon sono ormai avvezzi: selezione del punto AF, blocco esposimetrico, blocco AF. Il pulsante video/Live View con selettore concentrico foto/video è sistemato ottimamente: facilmente raggiungibile, ma in posizione tale da non disturbare l'uso prettamente fotografico della macchina.

Non manca il pulsante Q per l'impostazione veloce di tutti i parametri di scatto. Un PAD a 8 vie concentrico alla ghiera di comando secondaria sostituisce il joystick, analogamente a quanto avviene, ad esempio, sulla EOS 60D, ma lo fa in modo non altrettanto pratico. Sulla parte anteriore del corpo troviamo infine un pulsante per il controllo della profondità di campo e il ricevitore IR.

Il display è un 3 pollici da 1.040.000 punti. Notevole l'autonomia, che arriva a ben 1090 scatti secondo lo standard CIPA. In pratica, è possibile scattare una giornata intera anche con GPS attivato senza rischio di rimanere "a secco".