Canone Rai in base alla ricchezza: quante case hai?

Il sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli, sta lavorando alla riforma della Rai. Il canone cambierà totalmente, ma anche la governance.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Che ne direste di pagare il canone Rai in base al numero di case che possedete? Sulla carta sembrerebbe una proposta intelligente: paga di più chi se lo può permettere. In verità però come tutti ben sanno i (veri) ricchi solitamente intestano tutto a qualche entità societaria o testa di legno. Ad ogni modo pagherà qualcuno, e questo è quel che realmente importa alla RAI poiché l'evasione media si aggira sul 27% - contro una media UE del 9%. Escluse quindi le ipotesi di legare il canone alle bollette oppure proseguire con il possesso del televisore; si punta alle disponibilità economiche come parametro per definire le soglie di pagamento.

"Il cavallo morente" di Francesco Messina, di fronte alla sede RAI

Il sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli, ha confermato da Bruxelles "una riforma radicale del canone in base a criteri di equità e che dia certezza di risorse alla Rai, anche che sia vissuta con meno umore negativo dai cittadini". Sul piatto anche una "riforma della governance che restituisca alla Rai il suo ruolo, sia per operare come azienda sia come dimensione dell'organo di governance". Il peso della politica sarà ridimensionato, mentre il rinnovo della concessione di servizio pubblico chiarirà le priorità.

L'evasione del canone in fondo è legata anche al tradimento attuato dalla Rai nei confronti dei cittadini. Perché pagare un canone per una televisione che vuole replicare lo stesso modello proposto dalla concorrenza privata? Se la questione pubblicità si presta a dibattito, bisogna riconoscere che sui contenuti negli ultimi anni viale Mazzini forse ha concesso un po' troppo.

Ne è convinta anche la presidentessa Anna Maria Tarantola. "Purtroppo negli ultimi 20 anni c'è stata una rincorsa all'audience e agli introiti pubblicitari […] Non abbiamo altra scelta che fare la differenza rispetto all'offerta dei privati e rispetto anche alle pay tv che hanno il legittimo scopo di fare profitto e per questo fanno un'offerta adeguata però solo a chi se la può permettere", ha dichiarato durante il panel Mission per il servizio pubblico radio televisivo.

Insomma la Rai deve differenziarsi e ricreare valore culturale, economico e sociale. È questo il vero senso del Servizio Pubblico. Già, perché anche la sola informazione corretta del cittadino è un bene. Qualcuno l'aveva dimenticato?