Canone RAI ridotto per chi ha problemi di segnale?

La parlamentare Laura Fasiolo (PD) ha depositato un'interrogazione per affrontare il tema degli abbonati RAI non raggiunti dal segnale televisivo.

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a cura di Dario D'Elia

Il pagamento del canone RAI arreca fastidio ma è legittimo che faccia salire il sangue alla testa se non si ha neanche la possibilità di accedere ai canali televisivi che di fatto paghiamo. La logica di questo ragionamento non è sfuggita alla parlamentare del PD Laura Fasiolo, che ha deciso di prendere carta e penna per sottoporre un'interrogazione ai ministeri dello Sviluppo economico, dei Trasporti e delle Finanze.

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Il segnale RAI non arriva!

"All'obbligo del pagamento dell'imposta del canone TV deve corrispondere la reale possibilità di fruizione del servizio radiotelevisivo, garantendo la ricezione di tutti i canali in chiaro, in particolare quelli del servizio pubblico", si legge nel documento.

"Chiedo ai ministri competenti di valutare l'opportunità di avviare un completo monitoraggio del segnale su tutto il territorio nonché di avviare un tavolo interministeriale per risolvere il divario digitale".

La questione di fondo, secondo Fasiolo, è che migliaia di cittadini residenti in aree montane o vallate in alcuni casi sono stati costretti ad acquistare decoder e montare parabole per fruire della TV pubblica. Con una stima di diverse centinaia di euro di spesa sostenuta per abitazione parrebbe giusto ridurre il canone. Insomma se il segnale non arriva o giunge in modalità parziale per cosa dovrebbero esattamente pagare?

Per il possesso di un "uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dalla qualità o dalla quantita' del relativo utilizzo (Sentenza costituzionale 12/5/1988 n. 535 - Sentenza Corte di Cassazione 3/8/1993 n.8549)", risponderebbe la Rai. Ecco, appunto.