Carta d'identità elettronica? Sì, ma orwelliana

L’Assemblée nationale di Francia ha approvato la legge sulla nuova Carta di Identità Elettronica. Conterrà due microchip: il primo per le informazioni sull’identità del titolare e il secondo per la firma digitale. Non manca il supporto RFID.

Avatar di Pino Bruno

a cura di Pino Bruno

La Carta di Identità Elettronica entrerà nella vita quotidiana dei francesi, ma forse con un po' troppo spirito orwelliano. Con un blitz parlamentare (c'erano solo undici parlamentari in aula, sette della maggioranza di centro destra e quattro dell'opposizione), l'Assemblée nationale ha orwellizzato i cittadini. È passata la legge che istituisce la nuova Carta di Identità Elettronica. Conterrà due microchip. Il primo custodirà le informazioni sull'identità del titolare (stato civile, impronte digitali …) e adotterà la tecnologia a radiofrequenza RFID. Un secondo chip, opzionale, chiamato e-services, accoglierà la firma digitale per le transazioni commerciali e i rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Carta di Identità Elettronica

L'introduzione della tecnologia RFID inquieta le associazioni che difendono i diritti civili. Il chip a radiofrequenza dovrebbe avere un raggio d'azione di pochi centimetri, per essere agganciato dal lettore in dotazione alle forze dell'ordine. Di fatto, ogni cittadino avrà in tasca un documento per essere tracciato, individuato.

Inoltre tutti i dati sensibili dei titolari delle nuove carte di identità confluiranno in un enorme database centrale definito fichier des gens honnêtes, cioè archivio della gente onesta (!). Vi confluiranno nomi, sesso, data e luogo di nascita, indirizzi, dimensioni e colori degli occhi, impronte digitali e fotografie di 45 milioni di francesi.

L'opposizione annuncia battaglia e i movimenti libertari stanno dissotterrando le asce di guerra. Dopo l'approvazione della legge Hadopi, che autorizza a disconnettere da Internet gli utenti che utilizzano file-sharing e peer-to-peer, la Francia di Sarkozy continua a marciare verso il Grande Fratello.

In Italia invece si è ancora in dubbio sul da farsi.

ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione